Anche i neofiti o i digiuni del cosiddetto "tonaca movie" possono rapidamente farsi un'idea consultando la relativa pagina di Wikipedia, nella quale sotto la voce "nunsploitation" si ricavano informazioni su quello che giustamente viene etichettato come uno dei tanti filoni exploitation, ovvero quello - appunto - dello sfruttamento della tonaca, perlopiù in direzione erotica. Wikipedia precisa che il genere è da considerarsi perlopiù mediocre e meramente commerciale, che la sua fioritura si è dispiegata negli anni '70 e, aggiungo io, che l'Italia è stata tra le principali fornitrici di materia prima, velo e carnazza (spesso pallida ed emaciata, come da regola conventuale).
Ci sono dei paletti di sceneggiatura dai quali non si può derogare, veri e propri segni distintivi che ci si trova effettivamente al cospetto di un tonaca movie: novizie giovani, apparentemente candide e timorate di Dio, sotto sotto piene di malizia e pronte a cedere a qualsiasi tentazione; badesse megere vecchie e nazionalsocialiste nei metodi; voti presi contro volontà o nella totale inesperienza ed ingenuità date da un'età troppo giovane; conventi e monasteri degni di Alcatraz; preti e fratacchioni superiori conniventi; sadismo, perversioni, libertinaggio, erotismo a differente gradazione ed intensità, a seconda dell'estro e della ricetta del regista. Come spezie possono essere aggiunte volta volta un tocco di satanismo morboso, maternità segrete, omicidi, Mai e poi mai può comunque mancare il momento saffico, anche per questioni evidenti e più che comprensibili fisiologiche. Anzi spesso è l'unico atto sessuale possibile, date le circostanze.
Dopo le tante badesse, scomunicate, novizie e monache viste sfilare per il decennio, sul finire, nel 1978, il polacco Borowczyk mostra tutto il suo interesse verso il genere producendosi in questa pellicola che riporta tutti i trademark stilistici del suo cinema erotico, sofisticato, estetico ed intellettuale (e secondo alcuni, non proprio a torto, anche un po' noioso). Ad una lettura immediata e superficiale, Interno Di Un Convento non ha proprio nulla che lo distingua dalla restante filmografia di tonaca e clausura già vista all'opera negli anni precedenti. I topoi sopra elencati vengono coperti e proposti con dovizia di particolari, Borowczyk non fa che firmarli secondo il proprio stile, quindi immagini molto lente, dilatate e ieratiche, vagamente metafisiche, un organo chiesastico continuamente in esecuzione, che diventa esso stesso commento sonoro a tutto il film, un gusto marcato per la composizione del fotogramma e per l'impatto estetico dell'immagine (indubbiamente di qualità superiore rispetto alla media dei film con le suorine discinte).
Parrebbe non esserci molto di più, né posso nascondere che a tratti si proceda con estrema lentezza (se non proprio staticità). Tuttavia, inesorabile e magnetico, il film mi ha irretito ed avviluppato come le spire di un serpente tentatore. Il panorama di candidi vergine dipinto dal regista è disarmante, si ha presto l'impressione che il convento sia sostanzialmente un concentrato di infelicità e atteggiamenti contro natura; non quelli delle libidinose moanchelle, quanto quelli della badessa, ovvero del Potere e dell'Autorità che ella rappresenta, ciechi e castratori, che pretenderebbero di negare l'umanità ed il richiamo di Natura che le ragazze provano, costrette a vivere le proprie pulsioni alla vita come un peccato anziché come una normale propensione all'esser vive. La repressione e la punizione continua portano naturalmente ad atteggiamenti estremi e sconsiderati, ma pare trattarsi della ovvia dinamica di azione e reazione. Curioso poi come nel convento alberghino praticamente tutti o quasi i vizi capitali: superbia, invidia, gola, ira, lussuria (vabbè...che ve lo dico a fare).
Si fa fatica a distinguere le monache, molto simili tra loro, completamente intabarrate, pallide, non truccate (in realtà lo sono ma con intelligenza ed accortezza); ma conta poco distinguere questa o quella, ciò che colpisce è la visione d'insieme di un formicaio instabile ed impazzito nel quale, una volta trasgredita la prima regola, si scivola senza impedimento alcuno verso il crimine più grave di tutti, l'assassinio (anche se forse capitato e non cercato scientemente), secondo un domino del contagio che non lascia nessuna esclusa, nemmeno la più pia di tutte, la nipote della badessa. Interno Di Un Convento è un film elegante e inquietante, anche se letargico e un po' monotono nel suo incedere. Lì per lì confesso di essere rimasto più intorpidito che eccitato (altra caratteristica di Borowczyk, raramente il suo erotismo rallegra anziché turbare) tuttavia, ritornandoci poi su col pensiero, mi sono reso conto che il film arriva poco a poco, ricomponendo le immagini nella mente e riassaporando certi momenti che, sull'attimo, cogli solo a livello subliminale, anche per via dei molteplici simbolismi (spesso e volentieri sfocianti nell'iconoclastia). Prima dei titolo di testa si cita l'ispirazione derivante dalle Passegiate Romane di Stendhal, dando agio al regista di spingersi fin dove possibile sia con l'evidenzia critica delle assurde costrizioni religiose sia con gli episodi erotici (il fallo artigianale recante il volto di Gesù è piuttosto "ai limiti"). Anche per questo Il film ha subito vari tagli e riappiccicamenti (nonché l'etichetta di "osceno" e "blasfemo"), motivo per il quale ne circolano diverse versioni, più o meno hardizzate.