Indiana Jones E Il Regno del Teschio Di Cristallo

Indiana Jones E Il Regno del Teschio Di Cristallo
Indiana Jones E Il Regno del Teschio Di Cristallo

Tra il primo Indiana Jones e questo intercorrono 27 anni, ma soprattutto i primi tre episodi sono compattati in meno di una decade, mentre dal 1989 i fan dell'archeologo con la fedora in testa hanno dovuto aspettare il 2008 prima di poterlo vedere nuovamente in azione. E la cosa non era affatto scontata, a sentire Spielberg. Il suo papà infatti non aveva intenzione di tornare sul personaggio, era soddisfatto con la trilogia conclusasi negli anni '80 e si sentiva un regista diverso, cambiato, maturato, affaccendato in tutt'altro. Pare sia stato Harrison Ford a spingere per vestire nuovamente quei panni, spalleggiato da George Lucas (poi produttore esecutivo), il quale iniziò a buttare giù idee per una sceneggiatura. Dai e dai, Spielberg vacillava, però i soggetti di Lucas non gli andavano granché a genio. Mr. Star Wars voleva gli alieni (...strano eh?). Spielberg invece no, aveva già fatto film sugli alieni, da prospettive diverse (Incontri Ravvicinati, E.T., La Guerra Dei Mondi) e al cinema uscivano film a bizzeffe sull'argomento, ad esempio Spielberg aveva assai apprezzato Indipendence Day....roba da non credere. Lucas allora si inventò la quadratura del cerchio, smise di chiamarli "alieni venuti dallo spazio" e prese a chiamarli "esseri interdimensionali venuti da uno spazio tra gli spazi". Spielberg capitolò e in quell'esatto momento il quarto Indiana Jones smise di essere una buona idea..

Proprio questo infatti è l'aspetto che meno mi ha convinto dell'intera operazione. Indy ha sempre giocato con i miti vero-simili, ha sempre camminato sul ciglio del paranormale, del mistico, della leggenda metropolitana, anni ed anni prima dei romanzi di Dan Brown; tuttavia Spielberg lo aveva sempre mantenuto entro una soglia di sicurezza, senza mai sbracare, rendendo le sue avventure mirabolanti, esotiche, ai confini della realtà ma mai oltre il "confine". Il Regno Del Teschio Di Cristallo abbatte consapevolmente quel cordone, proiettando Mr. Jones nel calderone del complottismo dietrologico, credulone e sensazionalistico. Sono alieni leviatani ma sarebbero potute essere le scie chimiche, la Terra piatta  o i rettiliani. Siamo insomma più dalle parti de Il Codice Da Vinci e di Tomb Raider che di Indiana Jones. Si fa un po' fatica a riconoscere il nostro caro vecchio docente di archeologia, sornione, ironico, disincantato e assai pragmatico. La prima parte del film in realtà ce lo restituisce ancora come tale, è nella seconda metà che la scienza si piega alla scemenza, abbassandosi al livello di giornaletto di quint'ordine del tipo "nessuno ve lo aveva mai detto prima...".

I teschi di cristallo (per altro la rendering fisica dell'oggetto è terribile, plasticamente finta, anni luce sotto rispetto agli "item" dei precedenti film) portano in dote la decadenza di Indiana Jones, lo scadimento a propalatore di fake news. E la scena in cui Indiana Jones assiste al decollo dell'astronave fa venire un po' di tristezza pensando ai film precedenti. Peccato perché la qualità c'è, alla regia c'è pur sempre un certo signor Spielberg. Si vede e si sente chiaramente. Due sequenze su tutte: la fuga iniziale dal magazzino sotto l'uncino dei sovietici (che stavolta prendono il posto dei nazisti, del resto siamo a metà anni '50), ed il rocambolesco inseguimento nella giungla. Due lunghe parentesi di azione ed avventura nelle quali Indiana Jones è sublimato all'apice del personaggio e del genere, due momenti che valgono gli altri film della trilogia. Ford è visibilmente invecchiato, e viene infatti da chiedersi come si possa ancora parlare di un quinto episodio (che pare proprio si farà), Shia LaBeouf come figlioccio non mi è piaciuto; si cerca di replicare lo schema de L'Ultima Crociata, dove il burbero era papà Connery e lo scavezzacollo era Indy, qui a ruoli rovesciati; tuttavia LaBeouf è naturalmente antipatico e per fortuna l'idea di assegnargli il testimone di futuro Indy tramontò presto. Torna Karen Allen direttamente da I Predatori Dell'Arca Perduta, una botta di nostalgia; discreta Cate Blanchett come novella Ilsa Tigre della Siberia, tutta corvina.

Fa un certo effetto anche vedere Indiana Jones alle prese con la bomba H (che neutralizza grazie ad un frigorifero.... vabbè) Si va a pescare da più parti per ravvivare un franchise ed un personaggio talmente iconici che forse non era neppure il caso di sbatacchiare così tanto. Il concepimento della sceneggiatura non fu affatto in discesa e questo nel film si avverte piuttosto chiaramente. persino i titoli in lizza ad un certo punto erano ampiamente oltre la dozzina (da Il Giardino Della Vita a Gli Extraterrestri Da Marte, da Il Re Scimmia a L'Attacco Delle Formiche Giganti). La creature dai teschi di cristallo, a dispetto della nomenclatura che li etichetta come esseri interdimensionali, sono in tutto e per tutto i soliti alieni venuti sulla Terra al tempo delle antiche civiltà, presiedendo costruzioni megalitiche dall'America Latina all'Egitto e all'Asia, non è certo il sotterfugio linguistico a ingannare lo spettatore. Alla fine della fiera, il film si lascia guardare perché l'affetto per Indfiana Jones, per Harrison Ford e per Spielberg sono talmente grandi che lo spettatore è disposto a bersi tutto e a chiudere un occhio; certo è che di tutta la serie questo è di gran lunga il capitolo più fragile, quello che sarebbe potuto non essere realizzato senza apportare alcun deficit al marchio Indiana Jones.

Trailer ufficiale

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