
Donne Con Le Gonne nel 1991 incornicia il momento più alto per Francesco Nuti, perlomeno al botteghino, anche se a livello di contenuti il film sta un gradino sotto quell'incredibile cavalcata che lo ha portato nel cuore del grande pubblico lungo gli anni '80. Come Nuti stesso ebbe a dire, quel film coincise anche con l'inizio del suo periodo buio, risentimento, insoddisfazione, delusioni amorose (per Clarissa Burt che gli aveva preferito Massimo Troisi), un conflitto eterno con la critica ed una ombrosità propria di Nuti che lo ha sempre caratterizzato. Ci vogliono 3 anni perché nelle sale arrivi OcchioPinocchio, il suo film più complicato e maledetto. Traversie produttive infinite (se ne racconta su Cineraglio nella pagina dedicata al film) ed uno sfinimento che lacera ulteriormente Nuti lasciandolo in frantumi. A tal punto che stavolta di anni ce ne vogliono 4 perché il pubblico possa pagare il prezzo di un nuovo biglietto al cinema. Il Signor Quindicipalle è una sorta di resa incondizionata, di bandiera bianca. Non mi avete capito, non mi avete voluto diverso e allora torna a fare quello che mi avete sempre chiesto, lo stereotipo al quale mi avete inchiodato, ma con un'ombra scura che si è posata sul cuore e con molta meno inventiva rispetto a qualche lustro addietro. Si ritorna al biliardo, il grande amore di Nuti assieme alle donne. Gli amici di sempre ci sono, Novelli e Petrocelli, entrambi con un ruolo importante nel film. Novelli è il coro greco, il narratore, Petrocelli e la spalla. E poi non può mancare una figura femminile forte, perno attorno al quale Nuti si avvolge. Stavolta è il turno di Sabrina Ferilli, una scelta anche commercialmente molto oculata, oserei dire opportunista.
C'è molto di autobiografico nei 100 minuti di pellicola, i nomi sono quelli veri, i genitori di Francesco così come il suo cognome, Di Narnali, che poi è il paese natio. Il suo personaggio è un campione di biliardo scapolo impenitente che si trova incastrato dal dover presentare la fidanzata (che non ha) alla famiglia impicciona. Opta per una prostituta pagata profumatamente per impersonare il ruolo. Sarà naturalmente la Ferilli. Solo che tra i due scocca la scintilla per davvero ma, essendo due caratteri forti ed orgogliosi, il rapporto è conflittuale. Francesco non accetta che lei continui ad esercitare, lei promette di smettere ma in realtà non mantiene. Poi se ne pente ed il film si avvia verso il finale. Nuti ha molte meno idee, sia come regista che come sceneggiatore (il sodalizio con Chiti e Veronesi si è rotto). C'è molto autocitazionismo, ad esempio la scena della cuccetta in treno nella quale Nuti ripete ossessivamente la stessa domanda a Petrocelli segue il consueto schema di molti suoi film precedenti (in Caruso Pascoski è il caso degli affettati equiparati ai partiti politici). I suoi colpi di biliardo sono strabilianti, da vero campione, ma sono tanti, troppi, estenuanti ed autocompiaciuti. E' un continuo tornare sul tavolo verde ed assistere ad acrobazie pirotecniche e questo occupa parecchi minuti che non vengono lasciati ad altro. La Ferilli recita la Ferilli, un corpo da pin up all'insegna dell'antipatia (sin dalla locandina) e di un'autostima piuttosto ingombrante, degna contraltare di Nuti in questo caso. La macchina da presa è innamorata delle forme della Ferilli e le accarezza sempre volentieri; ci sono piccoli fraseggi che non sarebbero fuori luogo in una pellicola dagli accenti vagamenti erotici, come la scena del trucco e della vestizione davanti allo specchio, che parte dalla lingerie fino alla mise completa. Nuti gioca un po' su quel richiamo, è più marcato del solito.
I momenti nei quali si ride genuinamente non sono tantissimi, direi il pranzo a casa della madre (comunque troppo lungo), la giostra col cavallino imbizzarrito, la telefonata di Petrocelli con la madre di Nuti, il flashback riguardante i suoi genitori ed i tradimenti del babbo farfallone, e poco altro qua e là. C'è un tono rassegnato, dimesso, un senso di ineluttabilità che sembra portare avanti il film col pilota automatico verso l'epilogo. Anche il comportamento di Francesco alla finale del torneo di biliardo rispecchia molto il carattere dell'attore reale in quel dato momento biografico. Una riottosità dispettosa e capricciosa che da una parte cerca di attirare attenzione, dall'altra ha evidenti spunti rinunciatari, autodistruttivi e nichilisti. Il finale con il fantasma del padre però è bello e a suo modo poetico, ma anche lì ad un certo punto subentra l'ancheggiante fondoschiena della Ferilli fasciata in un vestito rosso, che sposta decisamente l'attenzione dello spettatore dalla poesia alla prosa. L'attrice si produce anche in un ballo latino americano plasticamente acchiappa spettatori. Con Il Signor Quindicipalle a Nuti non riesce la stessa impresa di OcchioPinocchio, film sgangherato, ambizioso e massacrato urbi et orbi ma in realtà assai meno involuto e fallimentare di quanto sia stato raccontato. Stavolta il senso del viale del tramonto c'è, si avverte, ed infatti la filmografia successiva sancirà la fine del miglior Nuti e purtroppo anche la fine stessa di Francesco Nuti.