Il Mio Profilo Migliore è uno dei due film girati da Juliette Binoche nel 2019, l'altro è La Verità con la Deneuve, una commedia agra che ancora non ho visto ma che dubito possa essere meno deprimente di questo. Mi riferisco alle atmosfere della storia (per altro una trasposizione cinematografica del romanzo di Camille Laurens), non al valore del film, che tutto sommato ho apprezzato, pur collocandosi distante da quelli che sono i miei gusti abituali. Anzi, intorno alla prima mezzora ho temuto che sotto lo pseudonimo di Safy Nebbou potesse celarsi Gabriele Muccino, ma per fortuna poi la pellicola prende un'altra piega, scampato pericolo. La macchina da presa è concentrata per almeno 90 dei suoi 101 minuti sul volto e sul corpo della Binoche, protagonista indiscussa di una storia che le viene letteralmente cucita addosso, su misura. La professoressa universitaria Claire è in cura da una psicologa, le racconta il proprio disagio interiore, che pare aver ricevuto una impennata con l'approdo della donna nel mondo dei social. Il suo rapporto (di letto) con un uomo molto più giovane (Guillame Gouix) è alla deriva, l'egoismo del partner (ma anche l'ingenuità di Claire) fa cadere ogni velo sulla effettiva solitudine della donna, che d'improvviso si sente "vecchia". Ecco che la creazione di un finto profilo facebook le dona una maschera attraverso la quale tornare a relazionarsi in modo solare ed entusiasmante con il mondo (virtuale). Stringe amicizia con il coinquilino del suo amante, Alex (François Civil), spacciandosi per una ventiquattrenne carina e facendo leva sulla sua maggior maturità ed esperienza di vita che intrigano subito Alex. Il giochino viene tirato per le lunghe il più possibile, poi Alex spinge per un incontro. - SPOILER: è qui che la situazione precipita, Claire annaspa tra scuse e bugie improvvisate, e così facendo perde Alex. Per via traverse verrà poi a sapere che lui si è suicidato per il dolore. Rosa dalla colpa, Claire smette di vivere e va dalla psicologa, ma sarà proprio quest'ultima (Nicole Garcia) a scoprire che Alex è vivo, vegeto, sposato e da poco padre, sollevando così del terribile fardello Claire.
La vicenda è uno spaccato possibile e abbastanza credibile della modernità, tra internet, social, smartphone, apparenza, guerra all'invecchiamento, edonismo, condizione femminile, psicosi e paranoie, tutto molto contemporaneo. Il fatto che il punto di vista sia femminile e non maschile fa camminare il film borderline sull'orlo del precipizio, aggiunge forse maggiore profondità ma circumnaviga continuamente lo stereotipo (non che non sarebbe potuto succedere anche a sessi invertiti, sia chiaro). Il Mio Profilo Migliore pende tra una certa faciloneria un po' qualunquista ed una dignitosa indagine emotiva di Claire e del mondo che le ruota attorno, coadiuvata da qualche riferimento letterario buttato nel piatto senza troppa convinzione (Laclos, Marguerite Duras e Ibsen citati a lezione dalla professoressa), come a dire che a casa abbiamo fatto i compiti. La donna attraversa tutte le fasi fisiologiche del caso, come sotto sostanze dopanti, picchi di felicità e del suo esatto contrario, eccitazione e ansia, si mette al centro dell'attenzione ma allo stesso tempo non lo è mai veramente, celandosi dietro un profilo fake (che poi è quello della nipote, con la quale ha un rapporto piuttosto complesso e che verrà svelato solo nell'epilogo). Alcuni passaggi peccano di totale irrealismo; ad esempio è impensabile che per settimane (forse mesi) i due piccioncini tubino dichiarandosi amore, avendo rapporti erotici telefonici, promettendosi mari e monti e raccontandosi vita, morte e miracoli, e che tutto questo accada senza una videochiamata. Nel 2019 whatsapp esisteva ed è impensabile che Alex non chieda mai di poter vedere (dal vivo) la ragazza per la quale è impazzito, né c'è alcun dialogo che giustifichi in modo credibile agli occhi di Alex il pudore di Claire. Così come rimane incomprensibile come attraverso il GPS Alex non riesca ad incontrare Claire, visto che le arriva ad appena una ventina di metri di distanza esattamente utilizzando quel sistema, ma poi la cosa semplicemente sfuma. Ancora più incredibile che quando Claire provoca l'incontro con Alex, mostrandoglisi per quella che è, ovvero una donna di 50 anni (che dunque lui non riconosce come la sua amante telefonica), lui non ne riconosca nemmeno la voce, particolare sul quale si sofferma sin dall'inizio descrivendola in modo certosino. E così dopo lunghe ed estenuanti telefonate quotidiane lui sente esattamente quella voce ma nella sua testa è buio. D'accordo, si aspettava un altro corpo ed un altro volto, ma l'innamorato Alex non avrebbe potuto confondere quella voce tra un milione di altre.
Bisogna insomma accettare qualche salto logico per seguire senza sussulti Il Mio Profilo Migliore (la telefonata nel supermercato totalmente vuoto che va avanti indisturbata per un tempo inenarrabile è un altro di questi). A tratti si eccede con il patetismo e la Binoche è davvero troppo protagonista, fino quasi a saturare lo schermo. Gli sparuti momenti di sesso sanno un po' di eccesso, danno quel tocco di crudo che poteva esserci come no nel film (anche se la scena dell'autoerotismo telefonico adolescenziale nell'abitacolo della macchina - quindi in mezzo a una strada - è forse la cosa più imbarazzante del film). Non ci sono solo difetti però, ammetto che il racconto si lascia seguire con piacere, ha un buon ritmo e la Binoche è una vera attrice, anche se qui gigioneggia. La regia mi è parsa più che dignitosa, però Nebbou avrebbe dovuto avere più coraggio di tanto in tanto e mollare il salvagente Binoche per navigare anche in mare aperto. Il fatto che il fidanzato giovane si chiami Ludo (diminutivo di Ludovico) smaschera quanto quel rapporto sia poco più di un gioco ("ludo" appunto); Claire non si prende sul serio, non si sente all'altezza, usa un non rapporto per schermarsi dal mondo e finge anche di rimanerci male quando Ludo la mette davanti alla realtà. Quindi passa al ragazzino dopo, ed anche qui saranno più dolori che gioie. Il modo in cui Alex scopre tutto pare uno di quelli descritti nei manuali di criminologia, nei quali si afferma che in fondo il maniaco vuole sempre farsi scoprire e per questo dissemina di indizi la scena del crimine. Il finale è importante perché dovrebbe mettere sotto la giusta prospettiva il comportamento instabile e immaturo di Claire (si veda a tal proposito il momento nel quale Claire torna bambina per davvero, rimpiangendo le coccole e gli abbracci rassicuranti degli adulti), tuttavia l'ultimissima inquadratura del film (che arriva dopo un doppio finale, per non farsi mancare nulla) rimette tutto in discussione, forse banalizzando e semplificando sin troppo.