
Confesso di non aver mai conosciuto Roberto Lippolis prima della visione de Il Gatto E La Luna, sua ultima opera in ordine di tempo dopo aver realizzato altri tre film tra 2008 e 2010. A seguito di un periodo di stasi durato quasi una decade, Lippolis torna in pista con il suo quarto lavoro, il secondo assieme a Maria Grazia Cucinotta dopo Fly Light (2009). Scorrendo la sua filmografia vedo che c'è un certo modus operandi che si ripete, i cast dei suoi film poggiano spesso su una formula fatta di qualche vecchia gloria un po' in disarmo (come Flavio Bucci, Enrico Lo Verso, Enzo Garinei e per certi versi la stessa Cucinotta) qualche nome minore, spesso di estrazione televisiva (Brando Giorgi, Max Parodi, Barbara Livi) e delle bellone attuali e passate (Nathalie Caldonazzo, Alessia Fabiani, Francesca Rettondini, Giulia Di Quilio, Antonella Salvucci). Alcuni suoi attori tornano in diversi film in modo da assemblare un gruppo di lavoro evidentemente stabile e costante. Il Gatto E La Luna trae spunto dalla celebre poesia di Yeats, apertamente omaggiata nel film, narrata da una voce off e comunque allegoricamente ripresa di Garinei durante un dialogo con la Cucinotta. Online ho scoperto l'esistenza di intere pagine di strali su questo lavoro di Luppolis che apprendo aver beneficiato di generosi contributi economici della Regione Marche, oltre a ulteriori contributi minori da sponsor locali, per un incasso effettivo che si è fermato a pochi spiccioli in sala, per quel weekend o poco più che il film pare essere stato in sala e limitatamente ai luoghi dove è stato girato (Osimo e provincia anconetana). A Il Gatto E La Luna si addebita ogni nefandezza possibile, ogni mancanza artistica e deficit tecnico immaginabili, arrivando addirittura ad affermare che anziché dar pregio alle Marche avrebbe persino ottenuto l'effetto opposto. Ora, lungi da me considerarlo il nuovo Eyes Wide Shut, ma rimango sempre basito quando si concentra tanta acredine contro un bersaglio, ben sapendo da cinefilo che in giro, oggi come ieri, si sono viste tante schifezze omaggiate con esorbitanti patenti di gloria.
La storia a mio giudizio è piuttosto interessante ed è costruita in maniera tale che lo spettatore acquisisca elementi strada facendo, secondo una stratificazione che porta progressivamente al disvelamento di una verità, a suo modo suggestiva. Volendo evitare di spoilerare non mi è possibile addentrarmi troppo nella trama, ma fondamentalmente quel che vediamo è la vita di una famiglia (padre di mezza età e due figli perlomeno ventenni) immersa nel dolore di essere stata abbandonata dalla moglie/madre. Parallelamente vediamo la vita di questa donna (Maria Grazia Cucinotta) altrettanto sconvolta dalla suddetta separazione che tuttavia sembra forzata, coatta e perlomeno inizialmente non ne capiamo il motivo. Il marito (Enzo Storico) cerca di barcamenarsi come può, stringe un legame sempre più solidale con un'altra donna, Nora (Linda Batista), il cui passato è pure piuttosto sofferto e problematico, accettando infine di condividere con lei i propri sentimenti, rinunciando definitivamente alla speranza di poter riavere un giorno sua moglie. Al contempo, scopriamo i reali motivi della separazione. In tutto ciò si insinua una componente che ascrive parzialmente il film anche al genere fantastico.
Il Gatto E La Luna è un prodotto indipendente, con tutte le manchevolezze di un lavoro che non è nato per circolare nel mainstream, va dunque collocato nel suo contesto. La regia indugia un po' nel tono da fiction televisiva del primo pomeriggio, tuttavia non è così terribile come viene descritta dai detrattori di Luppolis; le Marche sono incorniciate in splendidi paesaggi, tanto costieri quanto urbani, le musiche ad opera di Marco Santini e Marco Werba sono ottime e accompagnano in modo appropriato le atmosfera un po' oniriche e metafisiche della vicenda. La sceneggiatura si basa su una buona idea che magari poteva essere sviluppata con più finezza, ma non è poi così banale e grossolana. Prendete molte delle commedie italiane attuali tutte uguali, quelle con i quarantenni in crisi d'identità ed in fissa con la psicanalisi, e ditemi se c'è più profondità, verticalità ed originalità. La presenza di attori "veri" come Lo Verso, Garinei e la stessa Cucinotta (al netto di tutte le polemiche al riguardo che la accompagnano praticamente dal primo film) nobilitano in qualche misura il progetto. L'attrice e produttrice siciliana non brilla per dizione, vero (ed avrebbe potuto investirci maggiormente in carriera), ma dopotutto nulla vieta che la sua Sonia sia una donna del sud trapiantata per qualche ragione nelle Marche, la cosa non è poi così disturbante, perlomeno in questo caso. In tutta franchezza mi pare che in circolazione ci siano attrici ben peggiori della Cucinotta e decisamente meno perseguitate da pubblico e critica.
Un difetto che secondo me ha Il Gatto E la Luna, oltre ad un ritmo non proprio vertiginoso, ad una sceneggiatura forse sin troppo scarna ed essenziale, e a quel continuo effetto di cambio di scena con schermo in dissolvenza bianca e una specie di vento che soffia nelle orecchie, è il ricorso ruffiano e malizioso al corpo delle attrici. Non c'era alcuna necessità di avere esplicite scene di sesso, l'economia del film non ne aveva alcun reale bisogno, probabilmente invece quella della distribuzione si. Non saprei come spiegare altrimenti le ripetute parentesi riservate alla Batista che in modo un po' gratuito deve dedicarsi a degli amplessi, uno in flashback ed uno con Storico. Il suo rapporto con il malinconico (ex) marito della Cucinotta è molto dolce e soave, tutto all'insegna dei sentimenti nobili, perché ad un certo punto debba esserci del sesso didascalico con tanto di primo piano sul seno non l'ho afferrato granché. Non è un discorso moralista il mio, figuriamoci, ho sicuramente apprezzato le grazie della Batista, ma limitandosi strettamente ad un discorso di funzionalità di una scena in relazione alla storia, cosa racconta, cosa aggiunge di più quella manciata di secondi? Lo stesso potrei dire sulle mise della Cucinotta, che perlopiù sta in scena con un décolleté sempre ben visibile, o sul phisique du role di Maya Talem (figlia di Storico e della Cucinotta nel film), il cui aspetto è piuttosto appariscente ed aggressivo, decisamente più adeguato a quello di una concorrente del Grande Fratello Mediaset che ad una figlia dolente per l'abbandono della madre. Ci sono insomma dei richiami sessuali più o meno espliciti che stridono un po' con la delicatezza e la poesia della storia che Lippolis intende raccontare con un piglio che pare voler essere (anche solo vagamente) autoriale. Il Gatto E La Luna è indubbiamente un prodotto modesto 8anche se il vero trash alberga altrove), ma alla fine della fiera la colpa più grave da imputare a Luppolis mi pare quella di aver fatto recitare Costantino Vitagliano in un suo film, La Morte Di Pietra (2008), per altro accanto al povero Flavio Bucci, quello si davvero imperdonabile. Per chi volesse sfidare lo scorno del popolo marchigiano, Il Gatto E la Luna è attualmente disponibile su Prime Video.