Il Disprezzo

Il Disprezzo
Il Disprezzo

Il Disprezzo, tratto dall'omonimo romanzo ("minore") di Moravia, è un film un po' complicato da vedere, se lo si vuole vedere esattamente come Jean Luc Godard lo aveva pensato e diretto. Si perché, dopo l'ultimo ciak, il produttore Carlo Ponti (marito della Loren) lo stravolse completamente, ritenendolo "inaccettabile" (dall'alto della sua autorità culturale evidentemente). Alcune sequenze furono cassate, il film fu rimontato ed interamente ridoppiato, contemplando la variazione dei dialoghi. Dai 105 minuti iniziali si arriva agli 84 della cosiddetta versione "italianizzata", inizio e fine sono pesantemente rivisti (arrovellando la logica temporale del film); la musica fu affidata a Piero Piccioni (in originale era Georges Delerue). Nella versione di Godard ogni personaggio (di nazionalità diversa) parla nella sua propria lingua, in quella di Ponti l'italiano livella tutto. Arrivarono anche parecchi nudi in più di Brigitte Bardot, secondo Ponti la presenza della Bardot nel film andava intesa in maniera marcatamente sexy.

La cosa più buffa è che le continue frizioni tra i personaggi di Jack Palance (il produttore scafato e arrogante), Fritz Lang (il regista idealista e rigoroso), Michel Piccoli (lo sceneggiatore opportunista e un po' pusillanime) riflettono piuttosto fedelmente quelle che devono esserci state tra Ponti e Godard, e che Godard ha sapientemente riversato nella pellicola (nei limiti in cui Ponti lo ha tollerato e permesso). In questo senso Il Disprezzo, oltre che un film sul rapporto di coppia (scoppiata) tra la Bardot e Piccoli, e anche una sorta di (meta)riflessione sul cinema e sulle complicate dinamiche che si instaurano al suo interno, dove le polarità estreme, rappresentate da Arte e profitto, fanno e disfanno i metri di pellicola. Il personaggio di Jack Palance nel film ad un certo punto dice: "Quando sento parlare di cultura, metto mano al libretto degli assegni", il che la dice lunga.... Il Disprezzo ha un'aneddotica lunga interi libri, con Godard, Ponti, ma anche Palance (molto a disagio sul set, preda dell'alcolismo e sbeffeggiato dalla troupe che gli affibbiò il nomignolo di "gran coglione") protagonisti di numerosi battibecchi, contrasti ed incompresioni; quel che è certo è che Godard aveva pensato a Frank Sinatra e a Kim Novak come coppia di protagonisti, Ponti pretendeva la Loren e Mastroianni, alla fine si arrivò alla Bardot e Piccoli. Anche con la Bardot, sul set, la chimica non fu delle migliori; in proposito Godard dichiaro: "Io non l’interessavo, lei non mi interessava". Perfidamente, nella scena in cui l’attrice è completamente nuda, sdraiata prona a prendere il sole sul tetto della villa caprese, Godard le fa appoggiare un libro sul fondoschiena, a parziale copertura, con la copertina rivolta verso lo spettatore; il titolo del romanzo è "Entrate Senza Bussare".

Altrettanto calmoroso, a parer mio, che per quanto la versione originale sia universalmente ritenuta "il capolavoro", e quella di Ponti uno stupro del suddetto capolavoro, personalmente io abbia apprezzato tantissimo persino quest'ultima, per dire quanto comunque di per sé il materiale sia eccezionale e grandioso, anche dopo lo scempio perpetrato da Ponti. Il film è ambientato per buona parte a Capri, preso la villa di Curzio Malaparte, un gioiello di lusso spettacolare che contribuisce non poco alla bellezza del risultato finale. Il rapporto tra i personaggi della Bardot e di Piccoli è estremamente sottile, complesso, profondo, di non facile decriptazione, e per questo magnetico e intrigante, anche se pure estremamente doloroso e amaro. Il titolo Il Disprezzo pare sintetizzare in un sol colpo tutte le difficili relazioni instauratesi tra gli attori (in senso lato) di questo film, fuori e dentro il set, antipatie incrociate da e verso chiunque, e chissà che tanta fibrillazione non sia stata proprio alla base di un lavoro così vibrante, intenso e ricco di significati reconditi e simbolici.

Trailer ufficiale

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