Il Diavolo In Corpo

Il Diavolo In Corpo
Il Diavolo In Corpo

Il Diavolo In Corpo (di. M. Bellocchio, 1986) è una bella mazzata psicanalitica tra capo e collo, però oggettivamente anche un film assai interessante. Siccome sono notoriamente di rozza e bassa cultura, partiamo dall'aspetto più scurreggione, Maruschka Detmers, bellissima, che pulsa erotismo come il nocciolo del reattore di una centrale nucleare. Bella ma pure bravissima, capace di svariare da momenti di intensa dolcezza, ad altri di psicolabilità disturbante, ovviamente senza tralasciare l'innata seduzione che sprigiona ad ogni sguardo. La storia non si presta a facili e univoche interpretazioni, anche se alcuni punti cardine di Bellocchio si avvertono forti e chiari. Il rifiuto tanto della moralità cattolica, quindi borghese e perbenista, quanto dell'indottrinamento ideologico, che, post '68, diviene un conformismo svuotato e automatico. Chi obbedisce a questi, chi a quelli, ma sempre di uomini non liberi si tratta, condizionati da precetti imposti dall'esterno e costretti in abiti non propri.

La Detmers (Giulia nel film) è presentata sin dall'inizio come una "pazza", è in cura da uno psicanalista, suo padre è stato ammazzato dal brigatismo e proprio un ex brigatista pentito, in attesa di scarcerazione, è il fidanzato di Giulia. La madre del brigatista controlla la vita di Giulia, supervisiona ogni cosa, e la presunta follia di Giulia rappresenta in qualche modo la sua unica via di fuga liberatoria dai desideri che gli altri proiettano su di lei. La sua libertà arriva anche grazie a Andrea, studentello "qualunque", che si innamora prepotentemente della bellissima Giulia e se la prende, nonostante tutto, nonostante la sua follia (il padre di Andrea è proprio lo psicanalista di Giulia), nonostante la ragazza sia già fidanzata (e a un brigatista omicida!), nonostante quell'amore difficile, faticoso e morboso, lo porti a trascurare la scuola e ad entrare in conflitto con il padre. Il sentimento tra i due, diventa un'armatura che li protegge dal mondo esterno, anche se la problematica emotività instabile di Giulia non rende certo le cose facili. C'è una grandissima intesa erotica tra i due, dolcezza, complicità e felicità, nei limiti in cui la serenità può attecchire in un contesto del genere. Giunge quindi la scarcerazione di Giacomo (il brigatista), in una sorta di resa (emotiva) dei conti finale, nella quale Giulia sceglie di seguire una strada piuttosto che un'altra. Il film si chiude con l'esame di Maturità di Andrea, lasciando gli ultimissimi fotogrammi aperti a più di una riflessione ed interpretazione.

Quello che rimane è comunque il senso di insofferenza dei due protagonisti verso gli "insegnamenti" che per tutto il film gli altri vogliono impartir loro, dai professori di Andrea allo psicanalista, compresi i parenti più stretti, come la madre del brigatista, figura estremamente sgradevole. Ad Andrea viene ripetutamente chiesto di non avere atteggiamenti "vetero sessantottini", ma la sua difficile etichettabilità (dovuta al semplice seguire solo e soltanto se stesso, i propri istinti e sentimenti più veri) disturba, tanto che chi lo interroga alla Maturità non riesce a collocarlo con precisione ("lei è di Comunione e Liberazione? Allora è un pacifista? Ha paura della bomba? Allora è un Marxista?"). Molte scene sono ad altissima carica emotiva, gli incontri sessuali tra Giulia e Andrea ovviamente, ma anche la danza di Giulia tra l'argenteria del matrimonio mentre fuori infuria il temporale, ad esempio, o i colloqui con Giacomo in carcere, o ancora l'aspirante suicida che ad inizio film vuol buttarsi dai tetti (e che si placa solo dopo aver stabilito una sorta di legame empatico con Giulia). Menzione a parte per il personaggio dello psicanalista, un vero frustrato, represso e vigliacco, che teme tutto, e che è in conflitto col figlio per aver avuto il coraggio di fare ciò che lui (che si definisce un "mediocre") non ha mai avuto il coraggio di fare (ma solo di sognare), possedere Giulia. Bellocchio ha scritto la sceneggiatura con l'ausilio della psicanalisi, ed è buffo notare come lo psicanalista sia forse l'uomo più debole di tutti gli attori in commedia, nonché quello che più di tutti avrebbe bisogno....di un buon psicanalista. All'epoca il film suscitò doppi e tripli scandali, vuoi perché si occupava della ferita aperta del brigatismo, vuoi perché tra le scene di sesso c'è pure un abbozzo di fellatio esplicita (per altro molto dolce e giocosa). Non si esce rasserenati e alleggeriti dalla visione, però stimolati intellettualmente si. E poi c'è la Detmers a rendere tutto più facile...

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