Il Buio Nell’Anima

Il Buio Nell’Anima
Il Buio Nell’Anima

Il Buio Nell'Anima è il tentativo di rilettura da parte del duo Neil Jordan/Jodie Foster della saga del privato cittadino che, colpito dalla criminalità, si ribella, si arma e parte alla ricerca della propria vendetta personale (ma che per proprietà transitiva si estende alla collettività). La polizia ha le mani legate, la città è divisa tra chi apprezza e chi si scandalizza, e il vigilante solitario prosegue nella sua caccia alla feccia, finché la sua fame di giustizia non si sarà placata. Quello che più mi incuriosiva era vedere la Foster alle prese con un personaggio nero e nichilista, anziché con le sue solite eroine moraliste dal grembiulino bianco. La furbata è che una tematica politicamente scorretta è stata trattata nel modo più politicamente corretto possibile, infarcendola di stereotipi.

Jodie Foster è una borghese wasp che conduce un programma da fighetti alla radio, ha un cane col quale va ai giardinetti, indossa solo sandali Birkenstock, è fidanzata amabilmente con un indiano alternativo penso-positivo. Una gang di latinoamericani di Portorico o giù di lì le massacra il ragazzo e riduce in fin di vita anche lei. La democratica Jodie ci mette poco a diventare repubblicana e, anche se pretende di intontirci con mille dubbi ad ogni fotogramma, non si esime dal trasformarsi in Charles Bronson, 9 mm in pugno, pronta a restituire pan per focaccia alla fanghiglia che popola la città. Il cliché è così rovesciato, con una donna a fare lo sporco lavoro di un uomo (già questa è strategia di marketing che contribuisce un po' ad indorare la pillola). Il poliziotto che indaga sul caso, oltre ad essere ovviamente il più coscienzioso di tutto il distretto di New York, è pure di colore, perspicace e pronto ad innamorarsi.

Ammetto senza remore che alla fine il film mi è anche piaciuto, non dico di no, ma ci sono talmente tante cose fatte "apposta" per ingraziarsi lo spettatore e non metterlo troppo a disagio che l'irritazione è salita prepotente ed irrefrenabile. Tanti particolari e tante sfumature si sarebbero potuti rendere diversamente per evitare l'effetto di finta polemica e finta trasgressione che la pellicola inevitabilmente genera. Comprese le riflessioni etico-civili che vogliono ricordarci continuamente che ciò che vediamo fare a Jodie Foster non si fa perché è cosa sporca, brutta e cattiva (però se a farlo è la Foster un pochino si può perdonare). Finale ignorante, ma non troppo.

Trailer ufficiale

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