Documentarista, medaglia d'argento per la Resistenza partigiana, autore letterario e sceneggiatore, Giulio Petroni esordisce alla regia proprio con I Piaceri Dello Scapolo, una commedia facile e assai poco intellettuale, di quelle che riempivano le sale e regalavano al pubblico italiano del boom economico un'oretta e mezzo di puro divertimento. La mitica garconniere era uno status symbol di quegli anni, appannaggio di mariti galletti che intendevano dedicarsi a distrazioni extramatrimoniali secondo la più consolidata tradizione patriarcale della società italica. I Piaceri Dello Scapolo si incentra esattamente su questa tematica; i fratelli Carotenuto (che conservano i nomi di battesimo anche nella finzione cinematografica) non sono sposati, Mario lo sarà presto con Evelina (Marisa Merlini), Memmo invece è un timorato di Dio che lavora all'ufficio permessi concessioni edilizie ed ha a che fare con una procace moglie di un ingegnere, Franca (Gina Rovere), che cerca di facilitare la concessione di un permesso per una sopraelevazione che a quanto pare l'ufficio ha difficoltà ad approvare a causa di alcune irregolarità. Tuttavia anche Mario, grande intrallazzone, attacca bottone con una splendida Sylva Koscina, pure lei moglie dello stesso ingegnere di cui sopra, la quale vuole accaparrarsi un dipinto di un nudo maschile di una casa d'asta nella quale lavora Mario. I due affittano un appartamento per potersi incontrare con le due donne, oggetto dei loro desideri. - SPOILER: le cose naturalmente si metteranno di male in peggio, complicandosi quasi kafkianamente tra equivoci, sovrapposizioni e colpi di sfortuna. A Mario, scoperto da Evelina, toccherà sposare l'eterna fidanzata promessa, Memmo invece finirà con l'accasarsi con la padrona di casa dell'appartamento in affitto, una vedova un po' agée ma assai benestante.
Il film, in un bel bianco e nero, procede con un ritmo incalzante facendo rimbalzare i personaggi come palline da ping pong fuori e dentro l'appartamento del peccato. I protagonisti sono molto ben assortiti, i Carotenuto sono i romanacci della situazione, con Mario leggermente più fine e stratega e Memmo più borgataro ed ingenuo; la Koscina, col suo accento aristocratico ed inflessibile, è la solita bellissima donna, moderna algida e inarrivabile, mentre la verace Rovere - che in realtà è una prostituta di strada - nei momenti di maggior tensione si lascia scappare esclamazioni in napoletano. Poi c'è la Merlini, fidanzata tenacissima di Mario Carotenuto, che non molla mai la presa, ben consapevole del vitellone che si è accollata ma intenzionata oramai a sposarsi e sistemarsi una volta per tutte, da bravo angelo del focolare. In controluce è possibile leggere tutte le ansietà e le apprensioni dell'italiano medio di quegli anni; anche se la chiave di volta è interamente e puramente comica, si intravede la frenesia della liberazione sessuale alle porte (la Koscina è una pittrice che cerca di domare il gelosissimo marito, Andrea Checchi, attraverso piccole umiliazioni telefoniche durante le quali gli crede di essere chiamata da focosi amanti; i Carotenuto che si illudono di essere grandi amatori ancora giovani e piacenti; la Rovere, un donnone enorme assai consapevole del suo "potenziale", piuttosto smaliziata e a suo agio con la propria professione; Marcello Paolini e Graziella Granata, due ragazzi che vogliono consumare il loro amore per la prima volta ma ne hanno più paura che entusiasmo).
Forse anche per questo la pellicola dovette uscire in sala col divieto ai minori di 16 anni e con una forte pressione perché alcune scene fossero riviste, in particolare tutte quelle in cui la Rovere è in négligé ed autoreggenti (cioè praticamente sempre) ed ammicca vistosamente ai partner di turno, e quella iniziale nella quale un frate fa pressioni su Memmo Carotenuto perché la concessione edilizia non venga data all'ingegnere, poiché l'edificio in questione sarebbe contiguo ad una casa di orfanelli e l'istituzione ecclesiastica si rivela indisposta al riguardo. Un vero e proprio atto di interferenza, tale e quale a quello dell'ingegnere attraverso la presunta moglie (che poi è appunto una prostituta assunta apposta per corrompere il funzionario comunale), qualcosa che nell'Italia democristiana del dopoguerra era all'ordine del giorno ma che non stava bene esplicitare su celluloide. In un colpo solo insomma I Piaceri Dello Scapolo offendeva la morale, il pudore ed il senso religioso degli italiani, che infatti accorrevano in massa a vederlo, talmente erano scandalizzati. E poco importa se questi scapoli o presunti tali di piaceri ne godevano ben pochi, per non dire nessuno, al termine della visione si lasciava la sala appagati e spensierati, e quello forse era il piacere più grande e desiderabile di tutti.