I Piaceri Della Contessa Gamiani

I Piaceri Della Contessa Gamiani
I Piaceri Della Contessa Gamiani

Francia, prima metà degli anni '70 (contesto produttivo), Francia XVIIII secolo (contesto narrativo), siamo dalle parti del film in costume, la cornice è drammatica, gli intenti sono erotici, il filone è quello tipicamente transalpino che va da De Sade fino a Le Relazioni Pericolose, ma in realtà più precisamente le fonti di ispirazione sono le Confessioni di un Figlio del Secolo di Alfred De Musset e Gamiani, o Due Notti di Eccessi (romanzo attribuito sempre a De Musset). Insomma, libertinismo, edonismo, individualismo col nasino all'insù, tanto pizzo e tanto raso. La vicenda vede protagonista il povero Alain Noury disperatamente innamorato di madame Gamiani (Denyse Roland), con l'accento sulla ì, matrona piuttosto disinibita ed emancipata nei costumi. Tanto lui si strugge per il suo amore, tanto lei ne dispensa in giro, frequentando altri uomini e non impegnandosi granché per celarlo. Noury se la lega al dito, compie atti di autolesionismo, cerca la morte in duello con uno degli amanti della Gamiani, si ubriaca, va a prostitute, ma non risolve granché. Viene preso sotto tutela dal diabolico e cinico amico Paul Guers, il quale cerca di insegnargli come stare al mondo, ovvero godere di tutto e legarsi a niente, ma Noury è fatto d'altra pasta. Conosciuta ad una festa la nipote di madame Gamiani, si lega a lei subito ricambiato, ritenendo di far soffrire per questo il suo vero oggetto del desiderio. Non finirà bene neppure in questo caso, perché la giovane pulzella si rivelerà ambigua e maliziosa quanto e più della zia. Scornato Noury vaga per i sobborghi della città, quando viene raccolto da una donna che tuttavia ha un nome da uomo.... prima dei titoli di coda una citazione di Musset in sovraimpressione allude al fatto che non sia tanto importante chi o cosa sia l'oggetto del nostro amore quanto l'amore in sé. Viene dunque il dubbio che Noury, dopo le tante scornate, si sia rassegnato a percorrere strade alternative.

Il titolo originale del film è Pourvu qu'on ait l'ivresse ("a patto che siamo ubriachi"), il che la dice lunga sul rigore, al severità, la disciplina e la serietà con cui i personaggi affrontano il proprio destino e, al contempo, Rinaldo Bassi imposta il suo film. Nessun personaggio si prende mai realmente sul serio tranne Noury, che infatti è la nota stonata, un alieno percepito sempre come patetico, iperbolico, fanciullesco nei suoi sentimenti primitivi, assoluti e invalidanti. Un bambino capriccioso in un mondo di adulti dissoluti e disillusi. In questo lo sguardo allucinato e l'aspetto sempre scapigliato di Noury servono tantissimo a dare forza al personaggio. Purtroppo l'unica versione di questa pellicola (abbastanza rara) che sono riuscito a vedere è quella televisiva, tagliuzzata a dovere nei momenti topici e tuttavia sopravvivono ugualmente molte nudità, interrotte però quando le cose si fanno serie. Detto ciò, si percepisce chiaramente il tono marcatamente erotico della storia ma, allo stesso tempo, si avverte anche una certa legnosità della protagonista, dal fisico certamente ammirevole (vagamente somigliante alla nostra Elsa Martinelli) ma poco empatica nella sua recitazione. Dovrebbe trasmettere un tale carisma, un tale magnetismo, da giustificare tutte le imprese imbarazzanti e assurde che Noury mette in piedi, ed in realtà viene da chiedersi perché il povero ragazzo non si occupi di qualche altra bellezza muliebre, magari meno ieratica e indisponente. Non accreditata tra le ancelle locali c'è pure Claudine Beccarie, starlette del cinema soft (e poi hard) transalpino, mentre accreditata ma con un piccolo ruolo c'è Gabriella Giorgelli. La fotografia è molto curata, ampollosa, quasi in controtendenza con la pochezza della sceneggiatura. Il commento musicale è affidato ai "Carmina Burana" di Orf, appropriati semanticamente (visto il tema trattato) e che danno un tono epico ad alcuni passaggi più solenni, aumentandone volume e spessore, ma purtroppo il soufflé è destinato a sgonfiarsi comunque, visto che - alla fine della fiera (delle vanità) - I Piaceri Della Contessa Gamiani si rivela un film tutto sommato noioso e pretenzioso.

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