Homo Eroticus è un film impensabile rivisto con il filtro di oggi, del politicamente corretto, poiché contiene ogni scorrettezza possibile ed immaginabile. C'è la satira contro i meridionali e contemporaneamente contro i settentrionali, quella contro i poveri e quella contro i ricchi, quella contro gli ignorantoni pezzenti e quella contro i borghesi debosciati e viziati, quella contro i maschi e quella contro le femmine, ci sono continue battute sessuali, anche grevi, anche pesanti, ci sono offese, insulti ed umiliazioni, c'è una ragazzina di 16 agitata davanti alla macchina da presa come una lolita tentatrice, c'è la sopraffazione sul posto di lavoro e c'è la truffa ai danni della giustizia. Insomma è un bel coacervo di cose che non si possono dire e non si possono fare, nemmeno pensare, ma nel 1971 Mario Vicario, su propria sceneggiatura assieme a Piero Chiara, chiama Lando Buzzanca ad interpretare lo stereotipo del cosiddetto homo eroticus, ovvero un siculo con la terza elementare, sciupafemmine e affetto da triorchidismo, scaturigine di una grandissima fame e potenza sessuale sublimata da misure spropositate dell'artiglieria in dotazione di Michele Cannadritta (nomen omen). Ricorreranno spesso questi cognomi allegorici, vedi Godé, Sinalunga, etc. Michele scappa dalla Sicilia a causa dell'alto numero di femmine deflorate e/o ingravidate e cerca rifugio al nord, per intercessione di Don Ciccio, grazie all'aiuto locale di Tano Fichera (Michele Cimarosa), anche qui un cognome non casuale. Va a fare il cameriera presso degli industrialotti, i Lampugnani (Rossana Podestà e Luciano Salce). Sottoposto alle visite mediche del caso emerge il suo dettaglio fisico e in men che non si dica Cannadritta diventa l'idolo di tutto il gineceo che accompagna abitualmente Cocò Lampugnani. Tutte le amiche vogliono fare un giro con Michele e la stessa Cocò ne approfitta generosamente. Il marito Achille, capita la mala parata, si trasforma in guardone e acquista addirittura un telescopio per godere al meglio delle performance della moglie assieme a Michele.
Homo Eroticus è certamente un film che va pesantemente sul sessuale - anche se più concettualmente che formalmente, perché poi di fatto salvo un topless della Koscina vediamo solo qualche trasparenza velata qua e là, soprattutto della Podestà e di Brigitte Skay - tuttavia contempera la "rozzezza" dell'argomento con una sapida satira sociale e culturale a tanti livelli. E a ben vedere ci sono veri e propri spigoli da aggirare lungo la visione. Michele non è un buono, è un approfittatore senza scrupoli. E' schiavo della sua libido, circuisce le donne, non si perita di abusare di una sedicenne, tratta con disprezzo i suoi superiori, minaccia con toni mafiosi Tano Fichera, suo malgrado causa la morte della marchesa Trescori (Adriana Asti) la quale ha un infarto durante l'amplesso, e cerca poi maldestramente di occultarne il cadavere. Insomma non è un bel personaggio. Quando sul finale vuole evitare la galera, meschinamente si rimette sotto padrone, chiedendo aiuto ai Lampugnani. Dal canto loro tutte le borghesotte arricchite della bergamasca sono ritratte come delle infoiate ninfomani che non aspettano altro che portarsi a letto il "fenomeno clinico" e si fanno la guerra tra di loro per rubarselo. Anche la più candida di tutte, la giovane figlia di Tano (una Simonetta Stefanelli molto sandrelliana), è in realtà la classica ragazzina tentatrice che trasforma Michele da carnefice quasi in vittima, oggi sarebbe patriarcato conclamato. Il topos del siciliano è vincolato alla mafia, al priapismo e all'onore, quello dei lombardi al denaro, all'immoralità e alla disonestà intellettuale. C'è un timido parallelismo tra il sesso ed il potere che ne deriva, in una relazione biunivoca che non chiarisce cosa scaturisca da cosa; penso all'amplesso di Buzzanca con la Koscina mentre i macchinari della padrona della fabbrica vanno a pieno regime in una sorta di ideale sintonia "produttiva"; oppure all'onore del povero Fichera lavato dalla promessa di una munifica elargizione bancaria.
Insomma si tratta di una galleria di personaggi abbietti che oggi sarebbero inimmaginabili persino in una commedia facile pensata apposta per far ridere. La prima metà del film, quella diciamo così "di costruzione", è molto più accattivante della sua risoluzione. Da quando Michele comincia a soddisfare in serie i piaceri delle sue pretendenti il film si spegne un po', andando avanti a catena di montaggio, ed il finale non è spumeggiante come la promessa di divertimento staccata all'inizio. Buzzanca però è perfetto, il solito mattatore, Salce è salace, pungente e stralunato come gli accade spesso, la Podestà è di una sensualità pazzesca e più in generale tutto il cast femminile di contorno è veramente da primato. Sylva Koscina, Ira Fürstenberg, Angela Luce, Femi Benussi, Simonetta Stefanelli, Paola Tedesco, Pia Giancaro, Greta Vaillant riunite in un unico film sono davvero qualcosa da guinness dei primati. La pellicola ha avuto scarsa circolazione in homevideo pare per la misteriosa ritrosia a posteriori dello stesso Vicario, sebbene il film all'epoca andò egregiamente in sala.



