Hitchcock

Hitchcock
Hitchcock

Più che un film su Hitchcock è un film sulla lavorazione di Psycho. Certo, attraverso quella conosciamo il personaggio di Hitch, quello di sua moglie Alma Reville (una strabiliante Helen Mirren) e tutto l'entourage che ruotava attorno al "maestro della suspence". Alla fine degli anni '50 Hitchcock è all'apice del successo e il semplice annuncio di una sua nuova pellicola mette in fibrillazione la stampa e il pubblico. Noi siamo testimoni di una fetta di vita del regista, un passaggio nel quale è insoddisfatto, vuole cambiare, tornare in qualche maniera alla sperimentazione delle origini, vuole essere creativo, e gli tocca farlo autofinanziandosi il film, visto che la Paramount non si fida di una pellicola che mostrerà omicidi, "checche disturbate" con la mummia della mamma in casa e forse pure qualche tetta sfregiata durante una doccia. La commissione censura ci va a nozze con la sceneggiatura e, contestualmente, pure il matrimonio di Hitch vacilla. Sacha Gervasi (che si rifa a Alfred Hitchcock And The Making Of Psycho di Stephen Rebello) ci mostra i demoni personali del "maestro": Hitchcock immagina Psycho vivendolo in prima persona, trovandosi nelle scene del crimine, ed anche in quelle più intime, che vedono per protagonista Ed Gein, il "vero" Norman Bates finito in cronaca nera in quegli anni. Soffre dell'apparente distacco della moglie, che forse flirta con uno scrittorucolo senza talento, è irretito dalle bionde protagoniste dei suoi film, compresa l'ultima Janet Leigh (Scarlett Johansson). Il profilo che esce fuori del regista tanto amato da tutti i cinefili è quello di un talentuosissimo professionista, insicuro, infantile, vanitoso, con qualche difficoltà di relazione con il prossimo, vagamente misogino e un po' paranoico. Gervasi ammette di prendersi molte libertà poiché non si sa tantissimo della vita personale di Hitch se non attraverso i racconti di chi lo ha conosciuto. Tuttavia il personaggio pare credibile.

Il film ha garbo ed eleganza, anche se a conti fatti pare un po' inconcludente. E' come se mancasse l'ultimo ingrediente, quello che dà l'aroma principale alla pietanza. Ci sono comunque numerosi momenti deliziosi, come ad esempio sul finale, il preannuncio suggerito del film che Hitchcock girerà dopo Psycho (Gli Uccelli). Si segue molto volentieri la genesi e l'epopea di uno degli incubi più celebri della storia del cinema, per molti il capolavoro inarrivabile non solo di Hitchcock ma dell'intero cinema thriller, di suspence o dell'orrore, fate voi. Il cast è ben assortito, impressionante la somiglianza sia fisica che "attitudinale" di James D'Arcy con Anthony Perkins. C'è persino Ralph Macchio, seppur in una brevissima parte (Joe Stefano, l'adattatore del libro Psycho). Jessica Biel è una Vera Miles pure troppo statuaria e squadrata. Il suo è un personaggio delicato, perché Hitch ha un debole per quella donna dalla quale si è sentito tradito e che ricambia con gocce di miele e fiele. Naturalmente non si può non spendere due parole su Anthony Hopkins, ingoffito da un pesante make up e da una panza olimpionica. Hopkins riproduce molto fedelmente le espressioni e gli atteggiamenti di Hitchcock, anche se in un film del genere il doppiaggio ammazza mezza interpretazione (la voce italiana di Hitchcock è di Gigi Proietti). Molta attenzione è dedicata alla scena della doccia, tanto innovativa nel modo in cui venne girata e montata quanto "forte" per la povera Janet Leigh (....vedere per credere). Un biopic molto ben fatto, anche se poco "sentito" e che, forse per timore reverenziale e rispetto, rimane troppo in superficie.

Trailer ufficiale

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