Heartburn – Affari Di Cuore

Heartburn – Affari Di Cuore
Heartburn – Affari Di Cuore

Nora Ephron sceneggia il suo matrimonio, o meglio il fallimento del suo secondo matrimonio, quello con Carl Bernstein, il giornalista che insieme a Bob Woodward condusse per il Washington Post l'inchiesta sul Watergate che costò la presidenza a Nixon, come è scritto nei libri di storia. Bernstein ha dimostrato di essere uomo integerrimo professionalmente e dagli alti ideali etici e civili, ma evidentemente non un marito modello visto che la Ephron dovette subire il tradimento (perpetrato con Margaret Jay, figlia del Primo Ministro britannico dal '76 al '79) e arrivò al divorzio. Non senza una punta di vendetta la Ephron entra nel dettaglio e descrive minuziosamente tutto l'affare di cuore, dal primo incontro, all'innamoramento, passando per il matrimonio e la scoperta del primo tradimento (al quale ne segue un secondo). Sia Meryl Streep (alter ego della Ephron) che Jack Nicholson sono due giornalisti e il contesto in cui tutto avviene è quello della borghesia americana, piuttosto agiata economicamente. Tant'è che a tal proposito il film è stato additato di un certo radicalismo chic, incurante dell'America più vera, concreta e prosaica. Una critica "tanto per", dato che è piuttosto normale che, individuata una cornice d'ambiente, vicende e personaggi si mostrino coerenti e logici con essa. Quindi abbiamo la casetta con giardino, la psicanalista, la tata che bada la prole e all'occasione pulisce casa, i parties e i bei vestiti. L'impressione che si ha seguendo l'evolversi del rapporto coniugale tra Mark e Rachel è esattamente quella di spiare dalla serratura, studiandoli come animali in cattività. Questo è dovuto al fatto che la Ephron non costruisce una storia vera e propria, né paradigmatica né moralizzante, ma stende una cronaca quotidiana. Se per un verso ciò ci rende molto vicini ai due protagonisti, come fossimo di famiglia, dall'altro ad un certo punto ci si soffermia a pensare che si... d'accordo... ma Heartburn dove vorrebbe andare a parare?

Il bello è che la Ephron (e naturalmente con lei il regista Mike Nichols) non intende andare a parare proprio da nessuna parte; lo spaccato di vita dolce-amara che ci offre è solo e soltanto quanto può accadere verosimilmente a qualsiasi coppia, dall'alfa all'omega di un amore. Sono i due attori a mantenere in piedi il film, e non a caso si è optato per due mostri sacri come la Streep e Nicholson. Anziché cedere alla lusinga di una belloccia a rappresentarla, la Ephron si ritrova nei panni della solidissima Meryl Streep, impeccabile per talento e vibrazioni emotive. La sua fragile e al contempo volitiva Rachel strappa la simpatia (e soprattutto l'empatia) del pubblico. Nicholson/Mark è un guascone irresistibile, lo sappiamo sin dal primo istante che si caccerà in un bel guaio - del resto ci viene presentato come uno scapolo, famoso proprio per essere uno scapolo impenitente e che tratta le donne in malo modo - ma la scommessa risiede nel vedere come affronterà stavolta la vita di coppia con Rachel, "fino a dove potrà arrivare". Heartburn ha dialoghi sempre autentici, convincenti, non dico profondi ma certamente mai banali e fortunatamente spesso ironici (come fosse una versione estremamente più languida e sentimentale di Woody Allen); la differenza sostanziale tra una buona sceneggiatura ed un film dozzinale. Semmai sono gli episodi della vita matrimoniale dei personaggi a rimanere un po' appesi, talvolta noiosi o tirati troppo per le lunghe. In tal senso il film eccede con la prosa e trascura la poesia. Colpa del diretto coinvolgimento della Ephron nelle pagine dello script (a sua volta adattamento del romanzo autobiografico scritto dalla sceneggiatrice newyorkese), che le avrebbe impedito una distanza lucida e obbiettiva? Può darsi. Ci si deve affidare talmente tanto a Meryl e Jack che i due arrivano anche a gigioneggiare un po' con faccette e mossette varie, ma in tutta onestà il livello qualitativo è tale che solo un critico molto snob si riterrebbe disturbato da una simile evidenza. La Ephron dichiarò che Meryl Streep la interpretò meglio di come lei stessa avrebbe potuto fare. "Coming Around Again" di Carly Simon è la indimenticabile theme song del film. Heartburn rappresenta anche l'esordio per un Kevin Spacey molto punk, nei panni di un rapinatore con qualche scrupolo di coscienza.

Trailer ufficiale

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