Guardami Nuda

Guardami Nuda
Guardami Nuda

Al cinema Italo Alfano dirige pochissimo, due decamerotici (Canterbury Proibito e Decameron n°3) e poi approda a questo dramma borghese intinto di eros, un po' pruriginoso a cominciare dal titolo, ma con velleità autorali piuttosto evidenti. Scorrono i primi 4 minuti abbondanti di film e non viene proferita parola né scorrono i titoli di testa. Dagmar Lassander (Magda) e Ugo Pagliai (Carlo) sono in autostrada, diretti da qualche parte (vediamo un cartello che indica Caserta). Silenzio, solo il rumore del motore, nessun dialogo, sguardi un po' assorti, flashback che rimandano altrove. Arriva forte e chiara la percezione di incomunicabilità. Non solo Alfano non comunica con gli spettatori, ma i due viaggiatori non comunicano tra loro, hanno una relazione e questa relazione langue. Si fermano ad una stazione di servizio e una ragazza un po' hippy gli chiede uno "strappo", è la prima parola che sentiamo ma tra i due ancora nessun dialogo. Perlomeno arriva il titolo del film e il resto delle sovraimpressioni. Ci vuole una decina di minuti prima che la situazione si normalizzi e la storia si avvii "normalmente", intessendo un racconto fatto non solo di squarci di ripresa e sguardi torvi, ma anche di personaggi che dicono e raccontano. Effettivamente Magda e Carlo se la passano male, tra i due il fuoco della passione è più che spento, congelato ed ibernato come i resti di un mammut del Pliocene. C'è però Pier Paola (Yves Beneyton), detta Pierpa, che si abbatte sul pigro ménage matrimoniale come un uragano delle Azzorre. Pierpa è scevra da moralismi, perbenismi, pregiudizi e preconcetti vari; vive la vita un giorno alla volta e nell'arco di quel giorno si prende tutto ciò che può ottenere, come se all'indomani ogni cosa dovesse finire. Quindi in un film degli anni '70 questo significa prevalentemente una cosa: amore libero. Esattamente la terapia di coppia che serve ai due coniugi affaticati dal viver quotidiano.

- SPOILER: in breve Pierpa non farà altro che fare l'amore con entrambi (in occasioni distinte), nonché coinvolgerli in un giro di altri spostati come lei dediti alla nulla facenza sistematica, ragazzotti debosciati e viziati che bevono, cantano, fumano, copulano con chi capita, si riversano in spiaggia e, alla bisogna, spaccano vetri e bottiglie per sfogarsi tra risate isteriche di chi ha abbandonato ogni velleità di "costruire" qualcosa e sa solo demolire, perché tanto tutto è vano e insensato. In questo tourbillon di vitalismo nichilista  (perdonate l'ossimoro) Magda - ribattezzata Meg per essere sufficientemente alla moda - sembra trovarsi a proprio agio e progressivamente liberarsi di tutte le proprie remore e paure. Carlo invece si irrigidisce sempre di più, pur essendo attratto da Pierpa. Durante questa fase il film si lascia andare a prese di posizione estremamente datate e totalmente fuori dal tempo (odierno), che provocano una certa ilarità viste e sentite a 50 anni di distanza. Pierpa solletica Carlo dicendogli che in fondo tutte le donne sono "puttane", la qualifica è insita nella "femminilità"; così come non esisterebbero donne "frigide" ma solo uomini "pigri", e pare di sentir echeggiare i dialoghi dei film di Tinto Brass. Quando ad un certo punto Magda si masturba lontana dal marito, avendo trovato eccitante una danza tribale fatta da Pierpa nel salottino di casa, Carlo ne rimane sconvolto, ritenendolo un segno di grande "disonestà" da parte della moglie, quelle cose non si fanno, men che mai sesso con un'altra donna, roba da deviati.

Al netto dei (preistorici) contenuti morali e moralistici del film, che del resto è figlio del suo tempo - siamo ad appena 4 anni dal '68 - Guardami Nuda è per lunghi tratti lento e noioso. Le facce sempre scoglionate e imbronciate di Pagliai, le risate sciocchine della Beneyton, i primi piani insistiti sugli occhi della Lassander, splendidi e usati come panacea per salvare lo spettatore dallo sbadiglio, rendono bene l'idea di un film la cui sceneggiatura è quattro paginette scarne, tirate per le lunghe con ammiccamenti continui, sperando di destare l'eccitazione erotica di chi guarda, cosa che  - ahimé - non accade. Il finale poi, se possibile, è ancora peggio delle premesse. La cura Pierpa funziona, in fondo ci voleva così poco. Un paio di sedute e Magda e Carlo sono finalmente liberati. Mandano a quel paese un grasso riccone che pontifica massime esistenziali e vorrebbe solo poter mettere le mani sulla Lassander (pur avendo a disposizione Serena Bennato perennemente in bikini) e poi ridono, saltellano e si lanciano sguardi da innamoratini di Peynet per tutto il tempo. Cosa rimane di Guardami Nuda a parte le grazie della Lassander? Le grazie di Paestum, meta delle vacanze dei due, descritta in modo sin troppo fugace, eppure da quei pochi fotogrammi strappati emerge una bellezza fantasmagorica e delle spiagge esotiche che quasi permetterebbero di trasferire la pellicola nel novero degli erotici esotici caraibici di D'Amato o delle pellicole con Zeudi Araya.