Giggi Il Bullo

Giggi Il Bullo
Giggi Il Bullo

Nel 1982 Alvaro Vitali è al cinema con quattro film. Al netto del corale Il Tifoso, L'Arbitro Ed Il Calciatore, un "calcistico" ad episodi, gli altri tre sono una declinazione del medesimo tema, ovvero Pierino Colpisce Ancora, Giggi Il Bullo e Gianburrasca. Non suona così strano dunque che il successo commerciale di Giggi Il Bullo non fu quello sperato (ovvero quello trionfale di Pierino), poiché il pubblico entrò in bulimia con il personaggio del romanaccio sguaiatello, screanzato, bullo senza arte né parte con le fattezze di Vitali. Pierino e Gianburrasca erano proprio sovrapponibili per via della condizione di scolaro, mentre Giggi riprende da Gianburrasca quell'incomprensibile vestiario demodé e da Pierino la sua ruspante sfacciataggine ai limiti della strafottenza, anche se Girolami (regista di entrambi) qui spinge meno sulla volgarità sessuale cercando di calare maggiormente il personaggio nel suo contesto urbano, sociale, trasteverino (il quartiere natìo di Vitali). Si racconta che l'idea venne da una camminata da bulletto sul set di Pierino; bastò quello per illuminare la produzione e pensare ad una specie di Er Più di celentanesca memoria (e pure Rugantino) però declinata in salsa Vitali. Più che di storie d'amore e di coltelli qui abbiamo a che fare con un ragazzetto che gira il quartierino con gli amici e si atteggia a gran protagonista quando è solo una comparsa. Giggi rimedia botte da tutti, è lo zimbello di tutti, ma ciò non mina in alcun modo la sua autostima che anzi, quanti più cazzottoni prende quanto più si compiace di non avere il suo aguzzino tra le mani altrimenti chissà che fine gli avrebbe fatto fare.

Giggi Il Bullo purtroppo ha una svariata serie di problemi. Intanto non fa ridere, praticamente mai. La sceneggiatura è debole, fragilissima e vive unicamente della fisicità di Vitali.... che però qui ha il freno del pecoreccio tirato, il che fatalmente lo depotenzia poiché nonostante Vitali ami sempre citare Fellini tra i suoi numi tutelari, chiunque lo ricorda per le parolacce e le scorregge, non certo per Fellini. Non ci sono caratteristi di peso a dargli man forte, ok Venantini, Barra e Massimini, ma sono usati in modo così parco ed anonimo da risultare incolore. Né c'è il carburante della coscia lunga, della scollatura, delle donnone incendiarie (nonostante la locandina), che sicuramente avrebbero ulteriormente involgarito il film ma perlomeno gli avrebbero dato una qualche identità più specifica. Eppure c'è una bellissima Adriana Russo, qui particolarmente bella ma anche particolarmente inutile. Né si spiega il motivo per il quale la barista Susanna Fassetta sia così perdutamente innamorata di un cialtrone come Giggi. Special guest addirittura Cinzia De Carolis nei panni di una abbottonatissima prostituta, una posa e via, è già fuori dallo schermo. La colonna sonora di Rustichelli è di rara bruttezza e per quanto Vitali si agiti e si dimeni il film scade rapidissimamente nella noia, senza lasciar comprendere quale sia il tono, il fuoco dell'intera operazione. Inseguire biecamente Pierino? Giggi è troppo delicato. Girare un film romanaccio de' core? Vitali è troppo pierinesco per trovare una minima differenza tra questo personaggio di borgata ed il pestilenziale raccontatore di barzellette. Questo bulletto fa quasi più tenerezza che scompisciare da ridere e.se tale aspetto può sembrare poetico, la pellicola invece ne risente pesantemente, rimanendo insipida per 88 minuti. Alla fine della fiera le uniche due cose degne di nota sono la suggestiva locandina (ma alquanto decontestualizzata) e una Adriana Russo in splendida forma. Il fatto stesso che, in una fase storica nel quale si cucinavano film praticamente con niente in mano, non ne sia mai scaturito un seguito (diversamente da Pierino), la dice lunga.

Trailer ufficiale

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