Fotografando Patrizia

Fotografando Patrizia
Fotografando Patrizia

Nel 1984 Salvatore Samperi ha già quasi detto tutto sul grande schermo, questo sarà il suo terz'ultimo film per il cinema, nell'86 girerà La Bonne, che in realtà chiuderà il suo periodo "classico", visto che il ritorno in sala con Malizia 2mila nel '91 si rivelerà un'operazione disastrosa sia per il responso di pubblico e critica sia per il codazzo di gossip malevolo che il volto deturpato della Antonelli si porterà dietro. In sostanza con Fotografando Patrizia siamo un po' al tramonto dell'universo samperiano (tramonti che non di rado serbano dei colpi di coda) e per altro il regista padovano recupera qui le sue atmosfere più care e congeniali, non solo l'erotismo tout court (dopo pellicole di altro genere come Sturmtruppen 2 o Vai Alla Grande) ma anche il rimando a quel gioco di seduzione tutto interno all'ambiente familiare tra un giovane adolescente alle prime prurigini ed una devota tutrice che si fa carico di iniziarlo al mistero femminile (in Grazie Zia fu la zia Lisa Gastoni, in Peccato Veniale la cognata Laura Antonelli, in Nené la maestrina Leonora Fani, in Malizia nuovamente Laura Antonelli nei panni della cameriera). Fotografando Patrizia riproduce insomma lo schema classico tante volte esplorato da Samperi, ogni volta arricchendolo di nuove ed ulteriori sfumature e punti di osservazione. In questo caso il rapporto si fa palesemente incestuoso poiché coinvolge fratello e sorella, anche se tra i due c'è all'incirca una decina d'anni di differenza e soprattutto si ritrovano dopo parecchio tempo, in occasione della perdita della governante di casa, che lascia il giovane Emilio (Lorenzo Lena) solo nell'enorme palazzo di famiglia situato a Chioggia. Patrizia (Monica Guerritore) vi fa ritorno per il funerale e si stabilisce per qualche tempo nella dimora, intendendo prendersi cura di Lorenzo, malaticcio, introverso e piuttosto spigoloso come carattere. La vicinanza dei due fa immediatamente scintille, visto che Emilio è fuoco che cova sotto la cenere e Patrizia si rivela assai recettiva alle intenzioni del fratello. Tutto però avviene in modo obliquo e un po' perverso, con Patrizia che tenta continuamente Emilio raccontandogli i suoi trascorsi amorosi (senza lesinare alcun dettaglio) e mostrandosi spesso semi nuda per casa, ed Emilio che da parte sua raccoglie e rimanda al mittente, provocando a sua volta Patrizia in questo gioco di ruolo dove il confine tra amore e dolore è sottile e fumoso.

Quella di Emilio da parte di Patrizia è una vera e propria iniziazione sessuale, anche se il ragazzo pare già abbondantemente edotto sull'argomento grazie alle riviste ed ai film che compulsa morbosamente. Patrizia coglie questa "necessità" e la sposa con un certo entusiasmo. Inizia così un avanti e indietro estenuante che prevedibilmente porterà all'unione dei loro corpi. Samperi lo sa sin dall'inizio, chi guarda il film pure, tutto sta nella costruzione, nel "come" ci si arriverà. Fotografando Patrizia non ha una storia particolarmente inedita o sorprendente ed alcuni dialoghi pronunciati dalla Guerritore (scritti da Edith Bruck, scrittrice, poetessa e regista) risultano notevolmente brutti nella loro aprioristica volontà di scioccare lo spettatore. Idem si può dire per alcune situazioni e comportamenti al limite tra ridicolo ed  imbarazzo; nella maggior parte dei casi una pellicola del genere non avrebbe lasciato il segno, accodandosi alle decine di erotici prodotti dal cinema italiano del periodo. La differenza la fanno alcuni aspetti: in primis Samperi, che è pur sempre un regista di qualità, capace di valorizzare i dettagli e le pieghe di una sceneggiatura che, se non brilla per originalità, guadagna punti grazie allo spessore di chi la dirige e la dipana. Interni ed esterni sono suggestivi ed appaganti visivamente, la fotografia per altro è di Dante Spinotti (le musiche di Fred Buongusto). Poi c'è la Guerritore, che a differenza di altre colleghe non è mai stato solo un "corpo" da pellicola sexy, bensì un'attrice vera, dunque il combinato disposto di sensualità e mestiere contribuisce a portare il suo personaggio ed il film ad un altro livello.

A Fotografando Patrizia la Guerritore arriva un po' come una sfida, racconta di essere ad un punto della sua carriera dove, qualità o non qualità, i suoi film precedenti non le hanno regalato quella statura professionale e quella visibilità che cerca. Il connubio con Samperi si rivela un viatico necessario verso la popolarità, anche commerciale. Coraggiosa e impavida, la Guerritore accetta sesso e nudità senza grandi timori. Sarà suo marito Gabriele Lavia semmai - almeno così si racconta - a piombare sul set decisamente contrariato. Questo porterà ad uno stop delle riprese di svariati giorni, con il povero Samperi costretto a rincorrere la coppia e a fare grande opera di convincimento perché la Guerritore torni a spogliarsi davanti alla macchina da presa. In realtà in due anni girerà poi ben quattro pellicole consecutive tutte apertamente erotiche, due delle quali ad opera proprio da Lavia, il quale evidentemente era più indispettito dal non essere lui a dirigere la moglie anziché dall'offrirla nuda al pubblico. A cavallo degli '80 la Guerritore diventerà un sex symbol del cinema italiano, recuperando poi parzialmente quella malizia anche tra '96 e '98 con due pellicole come La Lupa (sempre di Lavia) e La Femmina. Brava a non recintarsi nei panni (pochi) dell'attrice erotica, il suo mestiere la emanciperà da quell'etichetta troppo riduttiva, regalandole comunque una carriera tra cinema e teatro a 360 gradi. La Guerritore è una ottima attrice, una donna di spessore e, va detto, all'altezza del film di Samperi e di quelli immediatamente successivi era anche una splendida donna  (tra i 25 ed i 30 anni), dotata di un fisico senza eccessi e praticamente perfetto. I suoi nudi sono davvero emozionanti, mai volgari e sempre "portati" con una intensità che solo il mestiere sa supportare. Unico neo, se proprio ne va trovato uno, il taglio di capelli cortissimo (alla Brigitte Nielsen) in Fotografando Patrizia, a mio gusto davvero poco attraente.

Il titolo del film è vagamente aleatorio e rischia di essere fuorviante. Non avendolo mai visto mi aspettavo un fotografo come protagonista o quantomeno un rimando più netto e dirimente all'ars fotografica magari usata come strumento di un gioco erotico. In realtà l'unico click avviene quando Patrizia, di ritorno a casa, viene sorpresa sulle scale da un colpo di flash sparatole negli occhi da Emilio. Semmai è Samperi ad incorniciare (letteralmente) i capitoli salienti del film in un fermo immagine che si tramuta poi in una fotografia. Questi scatti via via vanno componendo una spirale che si avviterà fino al suo centro, il climax. Dunque chi realmente fotografa Patrizia è Samperi (e/o lo spettatore con lui), più che Emilio. Il film ebbe diverse noie censorie dovute allo scabroso tema dell'incesto e infatti esiste una director's cut con circa 3 minuti in più rispetto alla versione circolante. Al botteghino tuttavia si rivelò un discreto successo di incassi. Menzione d'onore per Gilla Novak, modella amica di Patrizia, che pure si offre generosamente ad Emilio, cercando di farne ingelosire la sorella. C'è anche Saverio Vallone che i fans di Ninì Grassia come il sottoscritto ritroveranno poi in tante sue produzioni. Lena invece si narra fosse stato scovato in un negozio di elettronica dove faceva il commesso, la sua carriera si fermò ad appena 4 titoli (tra questi anche il successivo La Bonne di Samperi).

Trailer ufficiale

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