
Vi ricordate il telefilm Fantasilandia andata in onda su Canale 5 nei primi anni '80 e poi riciclato un po' ovunque sulle reti Fininvest? Ecco, continuate a ricordarvi quello e lasciate completamente perdere il film di Jeff Wadlow, carneade con alcuni dei peggiori titoli nel curriculum, che si è cimentato nel 2020 nella mortificazione di una serie abbastanza gloriosa della tv americana e poi internazionale. Impossibile dimenticare lo charmant Ricardo Montalbán ed il suo fido braccio destro Hervé Villechaize, intenti a soddisfare i desideri degli ospiti di Fantasy Island (situata verosimilmente da qualche parte alle Hawaii). Per quanto sia brutto e maldestro, è impossibile anche dimenticare il film che brutalizza l'inventiva e l'originalità di quella idea (curiosamente sviluppatasi dal lungometraggio Duffy Duck E L'isola Fantastica). La citazione è apertissima, con il gran maestro cerimoniere dell'isola che si chiama Rourke (proprio come l'originale) e il piccolo Tattoo del quale qui conosceremo le origini. A tutti gli effetti Fantasy Island sembra essere una sorta di prequel della serie tv e, per come si chiude, lascia inevitabilmente aperta la porta ad eventuali sequel che mi auguro vivamente non verranno mai realizzati grazie alla lungimiranza di pubblico e critica che non sembrano aver accolto granché bene il titolo (complice un periodo non facilissimo per le sale cinematografiche, va detto). Fantasy Island ha innanzitutto una sceneggiatura terribile e stupida, terribilmente stupida se preferite. Laddove la serie originale cercava di mescolare vari generi e atmosfere, orientandosi prevalentemente tra il romantico ed il fantastico, Wadlow spinge ovviamente sull'horror invece, a tinte per altro fortemente adolescenziali. Il drappello di protagonisti (i "sognatori") è molto giovane ed in breve si finisce col ritrovarsi in un teen movie del tipo "horror estivo" di lana grossa e bassissime pretese (ma dal generoso budget realizzativo tuttavia).
E fa rabbia perché un tale dispiego di mezzi si traduce in un film insulso, scialbo e davvero insignificante. Con in più l'aggravante di scomodare uno dei telefilm più importanti (e brillanti) degli anni '80 massacrandolo. Non ce n'era alcun bisogno, Fantasy Island poteva tranquillamente riuscire ad essere mediocre in totale autonomia - ne aveva tutte le potenzialità - senza far rivoltare il povero Montalbán nella tomba. Effettacci speciali da videogioco tirato via, una linearità di trama imbarazzante che tenta di risollevarsi a colpi di twist sul finale (senza riuscirci), ma soprattutto un cast di una modestia assoluta. Ragazzotti senza volto e senza talento (il casting era: il primo che passa per strada lo scritturiamo?) fiaccati da personaggi scritti senza verve, senza profondità, senza alcun orizzonte. Come il militare wannabe che vive da sempre nel mito del padre eroe morto in guerra e che, appena 5 minuti dopo averlo rivisto, ci fa a botte e gli punta una mitraglietta contro, prontissimo a crivellarlo; o la biondina stalker paranoica (vestita e pettinata da figa per tutto il tempo) con talmente tante capriole umorali da far venire il mal di testa. Per non parlare della sua vittima, l'altrettanto bionda e strafiga ex compagna del Liceo che passa da agnello sacrificale a donna con le palle d'acciaio in 10 secondi, per poi oscillare continuamente tra il piagnisteo e l'avventura scavezzacollo. Vogliamo dire qualcosa dei due fratellastri da sit-com pecoreccia, con villone, piscina, modelle (e modelli, a favore di politically correct) prêt-à-porter? E' il chirurgo macellaio immortale, una macchietta dei fumetti? E' il detective che investiga sul potere dell'isola, talmente impalpabile che, quando muore sacrificandosi per salvare le due bionde, nemmeno una lucertola dell'isola versa una lacrima per un tale (insensato) atto di eroismo "giustificato" semplicemente dal fatto che lue due megere gli ricordavano sua figlia?
Tuttavia nulla può competere con le ragioni sovrannaturali che sottendono ai poteri dell'isola. Nulla, perché infatti nulla viene spiegato. L'Isola ha un cuore pulsante, una pietra sospesa su un pozzo di acqua nera, il cui potere è trasfigurare la realtà. Come, perché, dove, quando.... lo fa, punto. E Rourke se ne serve per i suoi scopi. Bel personaggio pure il suo, sideralmente distante dalle sottigliezze, dalle ambiguità, dal fascino e dall'intelligenza di quello televisivo. Nel calderone Wadlow ci butta un po' di sparatorie, la parentesi (edulcorata) alla Saw, sentimentalismo lagnoso e appiccicoso (la storia di Maggie Q), lo scintillìo di un party ultra glamour (con musica a millemila decibel e luci sparate fino in cielo ma di cui non ci accorgiamo fino a che non spostiamo la frasca dell'ultimo albero), eccetera eccetera. Tuttavia non si prova veramente neppure per un attimo a rimescolare far giocare assieme suggestioni e filoni diversi, come un plot del genere avrebbe in teoria permesso; ciò che interessa a Wadlow non va oltre gli occhioni da cerbiatte delle attrici, le corse a perdifiato, i "jumpscare" ed una facilità di lettura della trama che non superi gli 8 anni d'età. E infatti può stare tranquillissimo, non li supera. Un film semplicemente repellente e sciagurato, una gigantesca scatola vuota dove non si salva praticamente nulla, nemmeno le belle location, mal sfruttate pure quelle. Ci poteva scappare almeno l'afflato esotico ma Fantasy Island fallisce clamorosamente su tutta la linea. Difficile far peggio partendo da un portento come il caro vecchio Fantasilandia.