Fallo!

Fallo!
Fallo!

All'altezza del 2003 Tinto Brass verteva nella seguente situazione: l'anno precedente era stato omaggiato dalla Cinémathèque Française con una retrospettiva sul suo cinema, fatto che comprensibilmente aveva inorgoglito alquanto il regista veneto. Succede proprio in quel momento forse anche perché Senso '45 (2002) è un film che almeno parzialmente riprende i fasti del miglior Brass (quello fino agli anni '70) e pare far baluginare qualche dimenticato scampolo di grandezza che nella produzione brassiana dei decenni '80 e '90 aveva preso una direzione innanzitutto monotematica (erotismo e basta) e, capitolo dopo capitolo, sempre più involuta e autoreferenziale. Senso '45 è a mio modesto parere tutto fuorché un film perfetto e riuscito (a cominciare dalla coppia di protagonisti, totalmente sballata, anche se per motivi diversi), tuttavia accantona il manierismo e il minimalismo di produzioni come L'Uomo Che Guarda, Tra/sgre)dire o Fermo Posta Tinto Brass e recupera velleità ed ambizioni più vicine a Salon Kitty, per dire.

Provato dall'impegno professionale e intellettuale di quella rivisitazione del connubio eros vs thanatos, sensualità vs nazismo, Brass ripiega un po' pigramente agli antipodi, ovvero decide di dedicarsi ad un film al minimo sindacale, un'operetta che si rivolge dichiaratamente più al mercato dell'homevideo che a quello delle sale (da un po' Brass non ha riscontri di botteghino di un certo livello, contrariamente a quanto accade poi nelle case degli italiani) e che non ha alcuna aspirazione di "contenuto". Il modello diventa la facezia boccaccesca, ridotta all'osso, scorticato pure, tanto è esile e inconsistente il fattore "sceneggiatura" in Fallo!. L'idea è coniugare comicità ed erotismo, elementi che spesso in Brass collimano, da intendersi nel senso che essendo la sua libido esclusivamente ludica, giocosa, solare e spensierata, il passo verso la frivolezza ridanciana, ancorché scostumata, è presto detto e presto fatto. Abbiamo così 6 episodi (quindi lo schema della novella breve) nei quali, col pretesto di raccontare fatti salaci, Tinto non fa altro che mostrare corpi, dettagli ginecologici e martellare incessantemente sui suoi topoi di riferimento, il tradimento coniugale come fertilizzante del ménage, la predilezione per il deretano come argomento d'elezione femminile, gli specchi, il bidet, il voyeurismo, la conduzione del gioco tutta in mano al vero sesso forte, ovvero le donne, il dialetto come carburante dell'erotismo, il saper cogliere le opportunità senza falsi pudori, moralismi e perbenismi.

Fallo! è probabilmente il film sul quale più si sono accaniti i critici, mai teneri con Brass, ma qui particolarmente feroci. Se da un verso è vero che Fallo! è poco più che un divertissement ad uso e consumo dello stesso regista, un film "vuoto" che vive unicamente di nudità e simulazioni sessuali (eccezion fatta per l'annacquata e timida critica al mondo dello spettacolo ed ai suoi "metodi di selezione" presente in "Montaggio Alternato"), per certi versi una ripetizione estenuante della "poetica" brassiana, nonché anche un po' una rinuncia (più o meno consapevole) dell'autore ad un cinema più di sostanza, in favore della decompressione, defatigante e approssimativa, dall'altra personalmente non mi sento di demolirlo tout court. Vuoi perché alcuni episodi - non tutti - francamente sono carini e si lasciano guardare (ma soprattutto fanno il loro lavoro precipuo, che è pur sempre quello di eccitare lo spettatore); vuoi perché, seppur in modo sempre più blando ed isolato, la zampata del regista c'è sempre, qualche guizzo di ripresa, qualche scorcio, la bravura nell'individuare donne e "attrici" del tutto funzionali al ruolo che devono interpretare (....con la Galiena non era andata così); vuoi perché si percepisce chiaramente il disimpegno provocatorio e irriverente di Brass che se ne frega apertamente di critiche, accuse e pretese nei suoi confronti e continua coerentemente a fare quel che vuole fare, a dispetto di tutto e di tutti (il che ispira indubbiamente simpatia); infine vuoi perché, come lui, detesto il suddetto binomio eros e thanatos ed apprezzo invece enormemente il messaggio che coniuga sessualità e felicità, ovvero evasione e benessere anziché arma contundente per gettare in faccia al pubblico nevrosi, ansie e contorte paturnie psicanalitiche.

Detto ciò, metto un segno più ad "Alibi" - primo episodio con una esplosiva Sarah Cosmi, tutto girato in una camera da letto (giocata su effetti luce e chiaroscuri sempre di livello) ma estremamente effervescente e brioso, come lo spumante che viene stappato proprio al momento "topico" - e a "Dimme Porca Che Me Piaze", ultimo episodio, anch'esso retto prevalentemente dalla sua protagonista Federica Palmer la quale, oltre ad avere un fisico epico, mette in evidenza una discreta propensione alla commedia. "2 Cuori & 1 Capanna" è sin troppo grottesco e caricaturale, tuttavia Raffaella Ponzo ha una carica erotica ed una naturalezza che catturano e che, per l'ennesima volta, tengono in piedi una storiella che altrimenti sarebbe più ridicola che divertente. Decisamente poco riusciti "Botte D'Allegria" e "Honni Soit Qui Mal Y Pense", stanca ripetizione del nulla. Una via di mezzo "Montaggio Alternato", nel quale Brass si lascia andare ad una "fellatio" vera (solitamente i falli sono di plastica), contraddicendo un po' quello che sovente risponde ai giornalisti, ovvero che il suo cinema è erotico e che l'erotismo sta alla pornografia come una fellatio sta ad un p*****o. Se questo è vero, qui Brass fa il salto dello steccato, arrivando a toccare, anche se in modo episodico, la pornografia conclamata; non che altrimenti si sia granché distanti, tuttavia a tanto Brass era arrivato solo in due altre occasioni, nel Caligola (che però non arriverà mai al cinema come lui lo aveva concepito) e in Così Fan Tutte, dove lo stesso atto si vede in background, sullo sfondo, mentre in primo piano la Koll amoreggia col suo maschio di turno. E non è un caso se a praticare la fellatio è Federica Tommasi, che immediatamente dopo si darà al cinema a luci rosse.

In Fallo! Brass sembra un po' svaccare, mette la marcia in folle e va a ruota libera, derogando da alcuni suoi punti fermi, accentuandone altri fino al parossismo, divertendosi lui per primo (con o senza il pubblico a seguirlo) e di fatto ricaricando le pile dopo lo sforzo di Senso '45, che gli era costato parecchio anche in termini di lavorazione (tenendo presente le non poche difficoltà create dalla Galiena la quale, pur avendo accettato il ruolo, lavorò praticamente controvoglia ad ogni inquadratura del film, temendo di rimanerne bruciata per il resto della carriera). Fallo! va dunque inquadrato come un momento di passaggio, una sorta di barzelletta spinta (a tratti indubbiamente volgare), perfettamente in linea però con l'idea appunto di "facezia" che Brass va mutuando da tanti arguti novellieri e uomini rinascimentali della letteratura italiana. Chiusa questa fase, nel 2005 girerà Monamour, un film che personalmente apprezzo molto e che restituirà a Brass buona parte del suo status (meritato) di "autore". Ad oggi, per altro, ultimo effettivo lungometraggio del regista, poiché Hotel Courbet del 2009 è un cortometraggio mai arrivato né in sala né in homevideo e, all'età di 85 anni e con una salute che ultimamente non sembra lasciar ben sperare, rischia di diventare il testamento cinematografico del più importante regista italiano di cinema erotico.

Galleria Fotografica