Il volgere di millennio solleticò non poco la fantasia di autori e studi cinematografici, decisi a capitalizzare al massimo l'evento, unico nel suo genere. A partire da Strange Days, sono stati parecchi i film che se ne sono occupati direttamente o che, in modo tangente, si sono fatti attraversare dal volgere di un'epoca, dall'entrata in diretta nel futuro. Tra questi c'è pure Entrapment, che appartiene per la verità più a quelle pellicole che si sono servite un po' opportunisticamente del millennio per andare poi in tutt'altra direzione. Thriller dalle forti, fortissime tinte rosa, con poca azione, un investimento molto ingente sugli attori, sul loro charme ed il loro carisma, un regista di esperienza limitata ma che vantava qualche buona prova antecedenti (soprattutto Copycat) ed una confezione assai patinata.
La storia è quella di Virginia Baker (Catherine Zeta Jones), agente assicurativo di alto livello che da tempo sta alle calcagna di un leggendario ladro di opere d'arte, Robert MacDougal (Sean Connery). Riesce a farsi affidare dal suo capo le indagini su MacDougal, diventando sostanzialmente un'infiltrata sotto copertura, ovvero fingendosi ladra e arrivando a mettersi in società con MacDougal per il furto di una preziosa maschera cinese d'oro e pietre preziose. Quando il suo rapporto con il ladro si fa particolarmente stretto ed intenso, il suo capo inizia a sospettare qualcosa. - SPOILER: La Baker potrebbe star facendo il doppio gioco, ma con chi lo sta effettivamente facendo, con MacDougal o con l'Assicurazione? Dopo il colpo della maschera i due ne mettono in atto un secondo, ancora più temerario, quello ad una banca di Kuala Lumpur, per un accredito finale di ben 8 miliardi di dollari. La truffa, pur se in modo rocambolesco, riesce, mentre nel frattempo tra Virginia e Robert è nato un idilio sentimentale; ma se da un verso la Baker era per davvero una ladra che usava il lavoro di assicuratrice come copertura e utile fonte di informazioni, dall'altra anche MacDougal non è quello che sembra poiché, consapevole del doppio binario percorso dalla socia, è a sua volta in accordo con l'FBI per consegnare la Baker alle Autorità. In un gioco di incroci infinito però MacDougal ha programmato anche la fuga della Baker, dunque dopo averla "tradita" le consente la fuga in extremis. Il finale vede entrambi sani e salvi, capaci di ingannare chiunque e pronti a continuare la propria attività criminale in perfetta armonia e clandestinità. Attività criminale che noi dovremmo benedire perché lei è bella e lui è bello.
Entrapment è un film parzialmente riuscito per molti motivi. Il primo è Sean Connery, charmant quanto si vuole ma assolutamente fuori tempo massimo. Nel film si ripete continuamente che ha 60 anni (e già per questo viene ritenuto troppo anziano per il lavoro che fa), quando in realtà Connery nel '99 di anni ne ha ben 69 (e si vede). Come ladro oggettivamente è un po' troppo in là. E anche la love story con la Zeta Jones stona, visto che l'attrice (pure lei di origini anglosassoni) ha appena 30 anni. D'accordo l'incanto dell'uomo maturo (e avvenente), ma i 40 anni che separano i due rendono tutto lo smucci smucci romantico nauseante. Non solo Virginia potrebbe essere la figlia di Robert, ma addirittura la nipote. Naturalmente i poteri di MacDougal sono ai limiti del paranormale, come quando nottetempo appare e scompare nella camera d'albergo della donna, roba da super eroe Marvel. Ma il film gioca parecchio su questi episodi, treno che passa, personaggio che c'è, altro treno che passa, personaggio che scompare. Il colpo in Malesia è vertiginoso e richiede doti atletiche degne di uno 007 (quale Connery è stato) ma onestamente a 69 anni, appeso a 370 metri ed oltre dal suolo, è difficile immaginarsi il baronetto Connery, con tutto il bene che gli si può volere. La Jones fa la sua parte con talento ed adeguatezza, Ving Rhames è il compare di Connery senza infamia e senza lode, mentre Will Patton è il capo di Virginia, con un improbabile aspetto da colletto bianco che al calar del sole si scatena in qualche gay bar.
Tutto è un po' esagerato quando si tratta di MacDougal, ha rubato qualsiasi cosa, può rubare qualsiasi cosa, il suo mega castello scozzese dalle mille e una notte è una cassaforte di tesori inestimabili (che naturalmente lui ruba non per denaro ma per amore dell'arte, un filantropo umanista) nel quale però vive in assoluta e devota solitudine, tant'è che viene da chiedersi se la domenica mattina si metta lui col grembiulino e gli straccetti a fare le pulizie del maniero (perfettamente ordinato e pulito come fosse la pubblicità del Mastro Lindo). Pianifica tutto, prevede tutto, non lo si coglie mai in castagna, eppure bastano due moine della Zeta Jones per abbindolarlo. Anche il personaggio di Virginia richiede i suoi momenti di sospensione dell'incredulità, tuttavia l'esagerazione è meno accentuata rispetto al super uomo nietschiano Connery. La musica è molto penalizzata in questo film, c'è poco e quando c'è non ha la personalità sufficiente per contribuire alla tensione e al potenziamento delle scene.
La scena clou, che fu un fenomenale veicolo promozionale del film e sul quale evidentemente si punta molto, è quella dell'attraversamento da parte della Zeta Jones della sala del Museo nella quale è custodita la maschera cinese, protetta da un reticolo intricatissimo di raggi laser i quali, se sfiorati, fanno scattare l'allarme. Non tanto per il suo tasso d'azione, quanto per le natiche dell'attrice. Tutta la fase dell'addestramento al castello, seguita con certosina dedizione dal "maestro" MacDougall, esalta assai l'aspetto seduttivo della Zeta Jones, la quale "danza" coreograficamente alzando ed abbassando i glutei scolpiti in marmo di Carrara. Il tutto si ripeterà quando il furto sarà operativo, con la critica che accusò la MdP di inquadrare praticamente solo più il sedere della Zeta Jones. Un momento di voyeurismo-feticismo che in effetti aumenta le quotazioni della pellicola ma fa crollare tutta la tensione Non ci nascondiamo dietro ad un laser, per lungo tempo Entrapment è stato il film del culo della Zeta Jones, nel bene e nel male. Ci sarebbe voluta altrettanta cura e "polpa" anche per il resto dei 108 minuti visto che, per altro, la durata è abbastanza azzardata e velleitaria per un thriller che manca quasi completamente di azione e suspense.