
Di Pablo Larraín avevo ammirato il film precedente a questo, Spencer, letteralmente ammirato perché è un film magnifico, ma certo niente poteva farmi presagire il ritorno con El Conde, pellicola completamente diversa, distante mille miglia da quella sulla sfortunata Diana. Questa produzione Netflix si classifica come un horror, che tuttavia ha fortissimi tratti di commedia anche se l'umorismo è nerissimo, cinico, amaro, sospeso tra elementi grotteschi ed effettacci gore. Fin dal primo minuto El Conde ti prende sulle sue ali (naturalmente quelle di un pipistrello) e ti porta a zonzo dalla Francia al Cile, permettendosi poi anche un passaggio rasente in Inghilterra, prima di tornare in Cile. La storia improbabile, eppure resa estremamente reale e credibile, è quella di Augusto Pinochet (Jaime Vadell), sanguinario generalissimo del suo paese, del quale scopriamo proprio nei minuti iniziali la vera discendenza. La sua vicenda ha inizio in Francia, un orfano che ad un certo punto della sua vita sente la chiamata vampirica, da soldato del re contribuisce alla Rivoluzione giacobina per poi fuggire all'estero, girovagare paesi per poi approdare in America latina. Qui fa carriera e diviene generale. Sposa Lucía Hiriart (Gloria Münchmeyer), mette al mondo quattro figli e vive la vita da Pinochet nota a tutti i libri di storia. E qui arriviamo noi, lo vediamo vecchio, indolente, svogliato, offeso dall'accusa di ladroneria e truffa ma orgoglioso di essere stato un omicida e un torturatore dei "rossi". Tutta la famiglia, maggiordomo (Alfredo Castro) compreso, attende la dipartita del patriarca per spartirsi il bottino accumulato. Viene chiamata una contabile (Paula Luchsinger) perché censisca averi e possedimenti, tuttavia la contabile è una suora esorcista sotto mentite spoglie, il cui scopo è annientare il vampiro e assicurare i suoi beni materiali alla Chiesa.
Il tono con cui tutta la vicenda è narrata è incredibile, un po' come il bianco e nero asfittico e tetro che esalta la fotografia. I Pinochet vivono nel nulla, un deserto aride, sterile, morto come l'epidermide avvizzita del conde (il conte). La prole del generale è fatta di avidi umani decisamente poco lungimiranti ed intuitivi. La Hiriart brama di essere vampirizzata per vivere in eterno e ringiovanire (grazie a sangue e cuori freschi frullati e assunti come smoothies), un'opportunità che il marito le ha negato per una vita intera. La vera variabile imprevista è Carmencita, la suora che sembra detenere un master in psicologia per le sue abilità manipolatorie, mediante le quali si inserisce in famiglia, conquistare la fiducia di tutti e fa innamorare di sé il conde. - SPOILER: i fatti evolveranno in maniera del tutto imprevista poiché se inizialmente Carmen sembrerà dominare il gioco, cadrà poi vittima del magnetismo vampirico di Pinochet diventando la sua giovane sposa (mal tollerata dalla moglie), ma ci sarà un ulteriore capovolgimento. Per non parlare del finale nel quale verrà svelata la vera genealogia di Pinochet, un autentico colpo di genio di Larraín, che riesce a far esplodere a livello esponenziale la satira già ampiamente contenuta nel film.
I leader del mondo sono dei vampiri, soprattutto quelli che si sono guadagnati esattamente quella fama da "normali" esseri umani. Pinochet è un vecchietto inerme con mille paturnie e malinconie, ma sottovalutarlo sarebbe un terribile errore perché la potenza che sprigiona quest'uomo al momento giusto è furiosa e distruttiva. La costruzione dei personaggi è assai importante in El Conde, a partire dal protagonista fino a tutte le figure di contorno. E' tutto talmente grottesco e surreale da fare un giro di 360 gradi è diventare perfettamente vero, plausibile, logico e consequenziale. Un film davvero particolare, che vagamente mi ha fatto venire in mente certe atmosfere alla Wes Anderson ma completamente affogate nell'horror e nella pece. Una stralunatezza che al momento opportuno diventa spietata e avvelenata di sarcasmo. Il primo volo di Carmen ha qualcosa di altamente poetico, la danza di una farfalla che scopre un potere meraviglioso. Gli scenari industriali nei quali si aggira il conde ritraggono un paese, e per proprietà transitiva un'umanità allo sfascio, freddi e totalmente privi di vita ed empatia. Nel film Pinochet vuole che lo si chiami il conte, un vezzo che intende omaggiare Dracula.