Steven Soderbergh è il poeta delle cose qualunque, il fotografo delle situazioni normali elevate a cinema. Molti dei suoi film mi fanno questa impressione, architetture metropolitane di quelle che (in Europa) vediamo ogni giorno mentre usciamo di casa, andiamo a lavorare, facciamo spese, arredi che non sono strappati a riviste patinate, personaggi con facce poco hollywoodiane. Questa è la sensazione, poiché poi è evidente che Soderbergh sia tutto fuorché un regista improvvisato o sciatto; anzi la sua "normalità" è la risultante della somma di tutti i fattori che compongono il suo cinema, per altro ricercatissimo, raffinatissimo, molto intellettuale e sottile. Effetti Collaterali arriva dopo una pellicola che pare fatta apposta per smentire tutto quello che ho appena scritto, ovvero Magic Mike; Soderbergh però è anche questo, lavori estremamente mainstream (Ocean's Eleven, Out Of Sight) alternati a film da cinema indipendente (Bubble), alternati a loro volta ad esperimenti azzardati (The Girlfriend Experience, Traffic).
Effetti Collaterali è molto rappresentativo del suo modo di essere filmaker. Si parte con atmosfere grigie e dimesse, depressive; non a caso, visto che assistiamo allo scendere nel baratro della malattia nera di una fragilissima ed emaciata Rooney Mara. Per 1/3 di pellicola siamo convinti di star vedendo un film drammatico, dolente, inquadrato secondo una prospettiva "scientifica", con accenni di denuncia verso il mondo della farmacologia e delle relative avidissime multinazionali che lo infestano. Poi di schianto tutto cambia. - SPOILER: veniamo scaraventati in un thriller tesissimo e molto intelligente, fatto di capovolgimenti di fronte continui. Il là lo dà la serie di coltellate che la Mara infligge al povero Channing Tatum. Completamente un altro film, per tensione, ritmo, struttura, adrenalina. Quello messo in essere da Soderbergh è un vero e proprio mini shock ed il talento con cui siamo portati a quella frattura senza neanche accorgercene è grandioso.
Anche rimanendo alla parte non oggetto di spoiler, il film risulta molto interessante, certo non allegro, ma comunque degnissimo di essere seguito perché la costruzione di ogni dettaglio è eccellente e Soderbergh si conferma gran cerimoniere di livello. Nulla è lasciato al caso, persino il lento avvicinarsi della MdP sui titoli di testa ad un anonimo palazzone ha un suo perché che scopriremo strada facendo. Catherine Zeta-Jones e Jude Law sono nomi con le stellette sul cartellone, ma Soderbergh li dosa e li usa oculatamente, senza divismi, anzi ammortandone il più possibile la carica glamour. Il ruolo della Jones (sul quale ho qualche riserva, il ruolo intendo non l'attrice, soprattutto per una svolta troppo facile nel finale che risulta essere forse l'unica concessione ruffiana ed ammiccante fatta al botteghino) non è per niente semplice, soprattutto se affidato ad una grande star come lei, eppure l'attrice gallese si presta con estrema professionalità ed umiltà. Blake Lively sarebbe dovuta essere la protagonista, poi sostituita da Rooney Mara per motivi a me ignoti.
Per quanto il film sia ambientato a New York il taglio è maledettamente europeo e questo il più delle volte salva Soderbergh dall'enfasi e dalla retorica (di forma e di contenuto) tipica di molto cinema yankee, qui corretta invece da un'asciuttezza e da un rigore decisamente apprezzabili. Lo si nota anche e soprattutto nei dialoghi, sembra calibrati, sostanziali e tagliati al punto giusto. Pur non trattandosi di un film-crociata contro i farmaci ed l'uso sbarazzino che ne viene fatto al giorno d'oggi - come invece mi era capitato di leggere - Effetti Collaterali lascia senza ombra di dubbio un certo disagio verso le pillole, soprattutto quelle mirate a mitigare e pilotare le emozioni. Si è parlato di meccanismo hitchcockiano, il che è molto aderente alle sensazioni che si provano durante la visione; il modo in cui il sicuro ed esuberante Dr. Banks si ritrova dalle stelle alle stalle, sull'orlo del precipizio è disturbante. Rimango contrariato solo dalla scelta riguardante il rapporto che lega i personaggi della Mara e della Jones; certi accenti sono pleonastici e si sarebbero potuti evitare, avrebbero reso il film ancora più forte, maturo e credibile senza inficiare la verosimiglianza dei comportamenti e delle scelte dei personaggi. Ma evidentemente per Soderbergh non è stato così. Diciamo che un po' te lo aspetti, non perché sia funzionale alla trama ma perché la malizia porta lì, ecco perché l'eclettico Soderbergh avrebbe potuto evitarlo.