
Dopo Ufficiale e Gentiluomo Taylor Hackford si accaparra il remake del noir drammatico Le Catene Della Colpa (1947), tratto dall'omonimo romanzo di Daniel Mainwaring pubblicato un anno prima (con lo pseudonimo di Geoffrey Homes). Sfronda completamente del sapore noir le atmosfere e le compensa con un esotismo marcato, a tratti persino tangente al genere erotico. Due Vite In Gioco (Against All Odds era il titolo originale del '47 e lo rimane anche nell'84) diventa un film dall'estetica inconfondibilmente ottantiana, tra spiagge losangeline, scenari messicani pazzeschi, rovine archeologiche maya, location upper class da yuppies in carriera e gran faccendieri legati a doppio filo con politica e malaffare. I due nuovi protagonisti sono un bellissimo e aitante Jeff Bridges e Rachel Ward, che non riesce ad eguagliare per fascino e bellezza la sua corrispettiva Jane Greer, che nel 1947 aveva il suo ruolo (mentre quello di Bridges era coperto da Robert Mitchium). La Greer è presente anche in questo remake, Hackford le affida la parte della madre tiranna della Ward, giocando a fare il cinefilo. La vicenda vede il giocatore di football al tramonto Terry Brogan (Jeff Bridges) accettare un lavoretto da parte di un amico sordido, Jake (James Woods) il quale intende ritrovare una donna fuggita da lui, Jessie (Rachel Ward), viziata figlia di famiglia ricchissima. Al verde e senza un gran futuro come giocatore, Terry parte alla volta del Messico, sulle tracce di Jessie. - SPOILER: la trova, se ne innamora e insieme decidono di fuggire da Jake e dalla famiglia di Jessie, ma non sarà così semplice, ci scapperanno un paio di morti e l'happy ending non coronerà la storia d'amore dei due protagonisti.
In alcuni passaggi del film Hackford dimostra una mano felicissima, in particolar modo in tutta la sezione esotica della pellicola, quando Bridges e la Ward vivono il loro sogno d'amore. La prima scena di sesso tra i due è sapientemente intervallata da dissolvenze e flashback che ritraggono i due affaccendati a fare altro e cementare la propria unione, un'interessante summa dell'affair romantico che dona originalità, dinamismo e peculiarità alla "classica" scena d'amore tra i due attori. Un taglio squisitamente narrativo che evita di connotare di eccessivo erotismo l'incontro di corpi, anche se complessivamente il film non lesina sotto questo aspetto, pure se sempre con garbo ed eleganza. Bridges trasmette una virilità pazzesca da vero quarterback; d'accordo gli addominali scolpiti (del resto è un atleta) ma nello sguardo, nei capelli, nella barba, negli atteggiamenti, è mascolinità allo stato puro pur senza mai peccare di arroganza. La Ward fatalmente soccombe a tanto carisma e tuttavia le fattezze dell'attrice non sono da vera e propria femme fatale bensì quasi da ragazza della porta accanto (benché miliardaria), inoltre il taglio del suo personaggio è piuttosto sbilanciato su di una palese fragilità emotiva. Il ruolo del marcio e cattivo spetta a James Woods, con una faccia costruita apposta da Madre Natura, tuttavia gli ultimi 20 minuti di film riserveranno delle sorprese al riguardo. Abbiamo poi una fiammeggiante Porsche rosso fuoco sulla quale Bridges incendia le strade di Los Angeles (davvero emozionante e ben girata la corsa a la Fast And Furious con Woods) ed una colonna sonora che fece epoca, con diverse canzoni inedite di grandi artisti come Phil Collins (che ottenne la nomination agli Oscar ed un Grammy Award per il brano che prende il nome dal film), Stevie Nicks, Peter Gabriel, Big Country, Mike Rutherford e Kid Creole & The Coconuts (la cui esibizione è direttamente presente nella pellicola).