Dolce Calda Lisa

Dolce Calda Lisa
Dolce Calda Lisa

Ho visto Dolce Calda Lisa (di Adriano Cesari, alias Tagliavia, 1980) e ci sono rimasto di sasso! Già, perché non avevo ben realizzato cosa stavo per vedere; nella mia ignoranza pensavo si trattasse del "solito" erotico all'italiana, più spostato sul dramma morboso che sulla commedia scollacciata magari, ma nulla di più. E anzi mi chiedevo se avrei visto qualche nudità o se invece mi sarei dovuto rassegnare ad una pellicola ammiccante ma sostanzialmente casta. Cazzarola, se mi sbagliavo! Ma procediamo con criterio, la trama: Lisa è una neo maggiorenne che vive al paesello suo. Il papà, contadino zotico, la dà in isposa ad un amico di famiglia, alla maniera dei matrimoni combinati dei bei tempi della pezzenteria rural-agreste. Lisa si trasferisce quindi a Roma col marito cinquantenne. Qui, nell'urbe tentacolare, fatta di cinema a luci rosse e botteghe di lingerie, respira aria nuova ed in breve capisce che il mondo gira in tutt'altro verso rispetto a come aveva compreso lei al paesello. Si fa, nell'ordine: datore di lavoro del marito, manzo imbroccato al bar, conte dedito ad orge, amica bisex del manzo. Succede però che, in tutto questo tourbillon di pilates e aerobica caraibica, Lisa si innamori del manzo, ovvero un nullafacente motociclista puttaniere di livello olimpionico. Più lui la tratta male, più lei gli si avvinghia. Rimane pure incinta e naturalmente viene ripudiata seduta stante. Disperata, prende a vagare per Roma fino a raggiungere la stazione ferroviaria, dove..... (e qui il finale ve lo vedete da soli).

Andiamo a sviscerare i vari punti salienti: 1) Lisa, cioè Claudia Rocchi, è dolce, calda, ma soprattutto è di una bellezza devastante, sinceri complimenti ai genitori. Francamente sono rimasto abbagliato, ancora ho le cornee e le pupille indolenzite. A livello recitativo non siamo esattamente dalle parti di Meryl Streep o Marlene Dietrich e certamente questo deve essere stato un gran cruccio per il regista, soprattutto a fronte del titolo del film. 2) Qualche spunto comico c'è, affidato interamente al marito (Francesco Parisi), un ometto grassottello e un po' goffo, che pensa di aver vinto alla lotteria con una moglie così, e invece... 3) Il manzo (Mario Cutini) è l'incarnazione del "Teorema" di Marco Ferradini ("prendi una donna, trattala male...."), il bel tenebroso stronzo che più fa l'infame più inzuppa il biscotto, secondo una precisa legge di scienza ancora non compresa da molte, ma ben metabolizzata invece da molti. 4) Mezzo film è incentrato sull'orgia che si tiene a casa di un viscido conte (Enzo Fisichella), dove ha modo di esibirsi l'amica bisex e piuttosto infuocata del manzo Cutini, ovvero Annj Goren, poi starletta del porno italiano con Joe D'Amato. Ora, intanto pare di vedere Eyes Wide Shut 20 anni prima e realizzato con la paghetta che la mamma del regista allungava al cast, anziché con i soldi che la Warner Bros ha sborsato a Kubrick. Blasfemia del paragone a parte, il senso è veramente quello e magari chissà, Kubrick Dolce Calda Lisa l'ha pure visto (si è fatto una risata, poi si è alzato dalla poltrona ed è andato a girare un capolavoro del cinema, e poi è morto). Fatto sta che, durante l'orgia, la pellicola sbraca di brutto, trasformandosi in un porno esplicito, altro che "erotico forse". Pistoni e albicocche in primo piano, smerigliati di tutto punto, dolce su e giù, sesso lesbo, tutto molto "easy". Alla faccia, mi sono detto! Non me lo aspettavo, anche perché fino a quel momento non si aveva proprio sentore del salto di qualità. Poi il film riprende normale, anche se più in là c'è un altro calippo en passant, visto che oramai ci avevano preso gusto.

Dopo essermi documentato al riguardo, ho scoperto che naturalmente sono state a suo tempo realizzate due versioni del film, una soft e una hard. Non ho dubbi su quale delle due io abbia visto; è che non mi aspettavo che il solitamente dozzinale e approssimativo dvd Cecchi Gori (che sulla confezione non riporta nemmeno un banale divieto ai 14 anni) fosse addirittura la versione uncut del film, e azzardo che secondo me non lo sa nemmeno la Cecchi Gori Group cosa diavolo stia realmente vendendo. 84 minuti che scorrono via facili facili, con una colonna sonora talvolta veramente bizzarra e quasi fuori contesto. Purtroppo nonostante qualche altri titolo minore la carriera artistica della Rocchi non è mai decollata (e strano però), nemmeno Dolce Clda Lisa ha contribuito ad una gran fama presso i Pupi Avati, i fratelli Taviani, i Marco Bellocchio o gli Ermanno Olmi.

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