Lo sapete cosa è il Mumblecore? Dice Wikipedia: "movimento americano di cinema indipendente nato all'inizio degli anni 2000 e caratterizzato soprattutto per la produzione di film a bassissimo budget (spesso utilizzando telecamere digitali), incentrato essenzialmente sui rapporti personali tra trentenni, con sceneggiature improvvisate e attori non professionisti." Detta così, se non fosse per i bassi budget, parrebbero i film di Muccino, e invece è roba americana, e molto trendy per giunta. "Mumble", come insegnano i fumetti Disney, sta per borbottìo, farfuglìo, e infatti questi sono film che si parlano addosso, bofonchiano guardandosi l'ombelico come fosse il centro del mondo. Nel 2009 viene realizzato l'ennesimo film del filone, Humpday - Un Mercoledì Da Sballo, storia di due etero che per sfida decidono di realizzare un porno gay assieme. Nel 2012 Yvan Attal, attore e regista algerino-israeliano-francese, marito di Charlotte Gainsbourg, ne gira il remake, Do Not Disturb, ricalcando molto fedelmente la storia.
Due amici che non si vedono dai tempi del liceo si ritrovano improvvisamente. Uno fa l'avventuriero in giro per il mondo (Jeff), l'altro (Ben) si è imborghesito mettendo su casa, moglie, e prossimamente famiglia. L'incontro è destabilizzante soprattutto per quest'ultimo che riprende ad assaporare il vecchio stile di vita anarcoide, libertario e trasgressivo, tanto da essere sfidato ad una festa sballata a girare un film estremo. Un'autoproduzione porno gay per l'esattezza, propio con Jeff. L'estremismo del progetto consisterebbe nel vedere per la prima volta due etero dichiarati fare sesso omo, un confine degno di essere superato da dei veri "artisti". I due così focalizzano tutta la propria attenzione sull'obbiettivo, facendo progressivamente emergere tutte le complicazioni, gli imbarazzi e le goffaggini che un simile traguardo può comportare; fino alla resa dei conti finale nella suite matrimoniale di un albergo parigino, davanti ad una videocamera implacabile.
Attal, che nel film impersona Ben, non intende fare morali o dare giudizi, ma si limita a descrivere il corso degli eventi. Il film infatti finisce quasi "interrotto", ci si aspetta un résumé filosofico ed esistenziale dell'accaduto, e invece semplicemente tutto si ferma, va a nero, e scorrono i titoli di coda, senza che la matassa sia sciolta. Abbiamo semplicemente assistito alle peripezie di questi amici testardi e tenaci, incaponitisi in un progetto sgangherato; già perché a nessuno dei due (e nemmeno ai loro improbabili amici artistoidi) viene in mente che il motivo per il quale non si è mai vista una coppia etero fare sesso gay è perché non ha alcun senso. Pistolotto: i porno, almeno in teoria, dovrebbero svolgere una funzione stimolante; per quanto il coinvolgimento degli "attori" sia spudoratamente falso (poiché a certi livelli, e dopo un po' di anni, di mero lavoro meccanico si tratta), la "finzione" della scena ci porta perlomeno a credere che invece sia tutto vero, visto che almeno l'atto in sé è inequivocabilmente reale (oltre al fatto che la visione dei corpi statuari dei protagonisti basta ed avanza solitamente a scatenare dosi abbondanti di adrenalina). Tra i performer coinvolti non esiste il rifiuto dell'altro; etero con etero, gay con gay, bisex con entrambi, il proprio orientamento sessuale è rispettato, e dunque tutto fila liscio. Ma che succederebbe se qualcuno vi costringesse ad andare con uomini, nel caso foste eterosessuali, o con donne, nel casso foste omosessuali? Sareste intrappolati in un rapporto "contro natura", diverso dal vostro naturale orientamento, e dunque decadrebbe di per sé la regola fondamentale di un porno, coinvolgere lo spettatore in quello che vede, mediante la vostra stessa eccitazione.
Ma Ben e Jeff partoriscono l'insana idea durante una notte alcolica, fomentati dal circo di svalvolati "artisti" sessualmente arrovellati e strafatti di fumo e cocktail (tra i quali una doppiatissima Asia Argento lesbica "volubile", fidanzata di una trucida Charlotte Gainsbourg). Non si pongono minimamente il problema della sensatezza del progetto, in quanto entrambi vogliono dimostrare all'altro di non averne paura, di essere disposti a varcare la soglia ultima, di possedere un ego sufficientemente forte e di non temere il giudizio altrui. Sembrano sempre sul punto di rinunciare ma, assaporato l'ostentato convincimento dell'altro, si intestardiscono ancora e di più. Attal suggerisce labilissime pulsioni omosessuali latenti, soprattutto nel personaggio di Ben; giusto per speziare un po' la salsa, perché poi rimangono discorsi appesi al niente. Jeff dichiara di voler essere più gay di quanto non sia; i due flirtano insomma, ma hanno difficoltà a concretizzare. Per altro il film era iniziato nel modo più "etero" possibile, con Attel che si gode eroicamente le terga di Laetitia Casta, sua moglie nel film (la quale ad un certo punto, assai più concreta e trasgressiva del marito, gli confessa un tradimento con un aitante giovanotto). A dirla tutta, Do Not Disturb pare un film un po' fighetto e cervellotico, che pretende di mettere in piazza stereotipi e moralismi per scardinarli, ma che poi lascia lo spettatore con un pugno di mosche in mano. Ben diretto, ben recitato, a tratti anche divertente, si sgonfia però rapidamente come una maionese impazzita.