Nel 1988 Joe D'Amato dirige tre film, tutti e tre erotici, tutti e tre di ambientazione americana, la nuova Mecca dove Massaccesi aveva scoperto di poter produrre contenendo i costi e dando un respiro al contempo internazionale e di provincia alle sue storie. Dirty Love viene anche considerato dagli esperti della materia massaccesiana come il titolo della svolta più prettamente soft, ovvero fino a questo momento quando D'Amato toccava il genere erotico ci andava giù di mano pesante (e per altro aveva già dei film hard alle spalle), non disdegnando accenti spesso morbosi, con Dirty Love invece il regista romano avvia una serie di titoli che renderanno il sesso meno esplicito, più patinato, adatto ai passaggi televisivi. In tal senso si intende che D'Amato ponga una maggior cura formale nei prodotti che realizza, a scapito (purtroppo o per fortuna) delle nudità. Una formula che indubbiamente corrisponde a verità se si pensa ai successivi Blue Angel Cafe, Hot Steps, La Signora Di Wall Street, Il Fiore Della Passione. Con gli anni '90 (e mi viene in mente Ossessione Fatale con la Di Pietro), Massaccesi tornerà a premere il pedale dell'acceleratore (erotico) con maggior determinazione. Da grande annusatore di cinema commerciale, mode, gusti del pubblico e argomenti à la page, D'Amato si infila nel filone danzereccio che negli anni '80 dà luogo a tantissime pellicole e tra queste diversi campioni d'incassi (vedi i film con John Travolta, Flashdance, Footloose, Dirty Dancing e vari b-movies dedicati al fenomeno della breakdance e similia). Dirty Love - già nel titolo quasi una mutuazione da Dirty Dancing - arriva sostanzialmente da lì.
Abbiamo Terry (Valentine Demy) che si sposta dalla provincia a New York col sogno di sfondare nel mondo del ballo. Promette eterno amore al fidanzato mentre lo abbandona (non ne sapremo più niente) e si trasferisce a Richmond, un sobborgo con la sua accademia di danza. Mentre tenta di scansare le avances della coreografa sovrappeso (Jannet Lori) e contemporaneamente di costruirsi una carriera, si imbatte in un architetto (Cully Holland) che la salva da uno stupro. Da quel momento fa coppia con il ricco esponente dell'upper class un po' viziatello (si arricchisce creando scandali compromettenti ai danni di candidati politici e lo fa sfruttando come esche belle ragazze come Terry) ma deve anche occuparsi della sua coinquilina Susan (Lisa Lowenstein), una ragazza semplice che finisce in un giro di droga e prostituzione. - SPOILER: rimesse tutte le cose a posto, Terry lascerà la danza e New York per tornare nella noiosa provincia, non prima però di essersi tolta la soddisfazione di vincere un prestigioso provino, dimostrando a se stessa di avere talento e determinazione.
Dirty Love è una storiella semplice, esile e lineare, dove la macchina da presa non fa altro che ruotare costantemente attorno al corpo - all'epoca ancora sinuoso e asciuttissimo - della Demy (al secolo Marisa Parra), la quale appena un anno dopo si darà al porno, pur continuando per un po' una carriera parallela di attrice anche soft con tutti i guru italiani del genere oltre a D'Amato (Brass, Onorati, Gaburro, Gariazzo, Andrea Bianchi, etc). Si capisce che D'Amato deve anche riempire dei vuoti, non avendo a disposizione una sceneggiatura particolarmente ricca ed elaborata; ecco che vediamo la Demy in bicicletta che attraversa mezza città, che balla con l'albergatore presso il quale affitta la sua prima camera newyorkese; il massimo dell'uggia lo si raggiunge quando per una serie interminabile di minuti D'Amato ci fa assistere a degli spogliarelli maschili in serie in un locale nel quale Terry e Susan vanno a divertirsi. Il problema non è che gli spogliarelli siano maschili, è che sono una quantità abnorme ripetuta per un tempo abnorme. La noia sarebbe stata identica anche in caso di corpi femminili. I momenti veramente erotici sono pochi quantitativamente e mal sfruttati qualitativamente da D'Amato (al netto dei tagli censori per il mercato televisivo, sempre severissimo). La Demy ce la godiamo relativamente poco; il momento forse più intrigante è paradossalmente il suo allenamento in palestra (pure quello riciclato in due parentesi diverse del film). C'è una bella scena con Laura Gemser che fa un massaggio oliato alla Demy (è una masseuse che riceve le clienti sul lettone matrimoniale di casa sua, con grande professionalità), per poi proseguire con altra attrezzatura adatta alla bisogna. In fin dei conti Dirty Love (che poi, quale sarebbe precisamente questo "amore sporco"?) si rivela una pellicola modesta e poco interessante di Massaccesi. Carina la Demy, bella e ardita la locandina, un po' di curiosità per i sobborghi newyorkesi degli anni '80, ma per il resto rimane poco tra le dita. La musica è di rara bruttezza.