Riscosso un appagante successo con la sua pellicola d'esordio, El Mariachi, 3 anni dopo Robert Rodriguez scrive, dirige e produce Desperado, formalmente un sequel, più prosaicamente un remake del suo film a bassissimo costo, o perlomeno qualcosa che si situa a metà strada tra le due cose. Stavolta il budget è decisamente più generoso e Rodriguez fa le cose in grande, ma la storia suppergiù è sempre la stessa, abbiamo il Messico, il mariachi, abbiamo la bella figliola, abbiamo il cattivo che è un signorotto della malavita locale ed abbiamo una vendetta da compiere. Il tutto però con abiti migliori, esplosioni più fragorose, un'armeria più ricca ed una sensualità assai più spiccata. Un occhio di riguardo per il pubblico femminile (Antonio Banderas) ed uno per quello maschile (Salma Hayek). Nonostante un curriculum già nutritissimo, Banderas "sfonda" nel cinema americano grazie a questo film, mentre per la Hayek questo è il ruolo che la mette sotto gli occhi di tutti, appena il suo terzo titolo ma con un ruolo decisamente in evidenza. Va anche detto che a Rodriguez basta svestirla quel tanto necessario a renderla una specie di catarifrangente, impossibile non riempirsi lo sguardo. La fisicità della Hayek è esplosiva, qui ancora sotto i 30 anni. Il regista non se la fa sfuggire e, d'accordo con la Produzione, infila nel film una scena di sesso bollente originariamente non prevista in sceneggiatura ma, dato che l'alchimia con Banderas funzionava a meraviglia, arrivò anche l'immancabile momento in abiti adamitici. La Hayek racconta che non fu semplice girarla, essendo praticamente agli esordi non si sentì affatto a suo agio; lo stesso accadde quando con i suoi genitori vide il film al cinema, tanto che al momento opportuno li portò fuori dalla sala.
La trama è ai minimi termini in Desperado, vuoi perché di fatto non c'è, vuoi perché ripercorre quella di El Mariachi, con i debiti aggiustamenti in corso d'opera. C'è anche un finto flashback che ripropone la fine del primo film con Carlos Gallardo (il mariachi originale) sostituito di peso da Banderas. Gallardo tuttavia è omaggiato con un cameo anche nel finale di questo film, interpretando un altro mariachi sodale di Manito (Banderas). Aumenta notevolmente anche il tasso di testosterone e sbruffoneria, tratto per altro caratteristico del cinema di Rodriguez, anche se a quest'epoca sufficientemente equilibrato da buone idee e da un certo tasso di innovazione a livello registico. Il tocco pulp è evidente, e non è un caso se Tarantino fa il suo cameo come avventore di un bar, finendo ovviamente lordo di sangue. All'epoca Desperado fu il primo film che vidi di Rodriguez e solo successivamente approdai a El Mariachi col risultato che, data la mia giovane età e l'ordine cronologico inverso, Desperado mi sembrò infinitamente più ricco e corposo dello "sfigato" El Mariachi, col suo sapore pezzente e un po' camp. Col senno di poi, rivista la trilogia nel giusto ordine (il tutto si conclude con C'Era Una Volta In Messico nel 2003), devo dire che le mie preferenze si sono invertite, il vero film sorprendente, creativo e decisamente più divertente è El Mariachi; Desperado, pur essendo formalmente impeccabile ed elevato a potenza rispetto al suo predecessore, pecca (già) di inventiva pigra, difetto che poi marchierà indelebilmente Rodriguez. Qui c'è anche Danny Trejo nei panni di un killer che anticipa Machete, e c'è Steve Buscemi con un personaggio che non c'entra granché con Banderas e con la sceneggiatura, pari quasi una comparsata deluxe, ma ha poco senso e poca contestualizzazione. Desperado - operazione assolutamente godibile - alza sensibilmente il livello di glamour ma la forma ha già preso il sopravvento sul contenuto, con tutti i pro ed i contro che ciò comporta. Rimane il merito di Rodriguez di aver spostato l'attenzione dall'America al Messico, di aver creato dal nulla un eroe latino e di aver messo in evidenza due nomi importanti del cinema ispanico come Banderas e la Hayek, che avranno una fulgida carriera (e spezzeranno molti cuori).