
Delitti E Profumi è un film per certi versi unico. Lo vedi e ti chiedi: "ma esattamente dove volevano andare a parare?" Strana commistione di giallo e comico, con un cast televisivo anni '80 e trovate a loro modo originali. Di simile, pur con tutte le dovute sfumature e differenze del caso, mi viene in mente No Grazie, Il Caffè Mi Rende Nervoso, con Troisi e Lello Arena, di Lodovico Gasparini (1982). Massaro, Ferrini e De Fornaro firmano una sceneggiatura che magari sarà pure un po' ondivaga ed incerta, ma ha i suoi momenti interessanti, almeno a mio parere. Jerry Calà è il detective addetto alla sicurezza di un grande magazzino, più attento a flirtare con le commesse che a smascherare i ladri. Hanno luogo una serie di bizzarri delitti, tutti accomunati dal fatto che le malcapitate prendono fuoco spontaneamente e muoiono carbonizzate. Sul caso indaga il vice commissario di Polizia Turroni (Umberto Smaila), ma anche lo stesso Calà, che con grande fiuto investigativo risolverà l'intricato puzzle criminale, beffando l'ambizioso ma stupidotto Turroni.
La trama gialla è un pretesto per le situazioni comiche, ma neanche tanto, si potrebbe persino rovesciare i termini della faccenda. La verità è che i due filoni si tengono a vicenda senza mai prevaricarsi l'un l'altro. E questo sicuramente ha spiazzato tanto i giallisti, indispettiti dal cast "popolare" del film e dal livello "basso" delle battute, quanto i comicaroli, che avrebbero preferito meno indugio e maggior nerbo ridanciano. Invece a me quel ponte tibetano sospeso sul burrone dei due generi è piaciuto, rende il film del tutto particolare, a suo modo originale, non prevedibile. De Sisti dosa serietà ed ironia con molta professionalità. Non mancano inquadrature maliziose, nelle quali si mette in risalto il più possibile la fisicità delle attrici. Certo, l'aspetto "cultistico" di una Mara Venier suora o di una bellissima Eva Grimaldi mignotta d'alto bordo in stile diva anni '50 (per non parlare di una Nina Soldano giapponese ma vestita da cinese, di una Alba Parietti che addirittura interpreta Patty Pravo e di Novello Novelli che fa il ventriloquo con un pupazzo che parla un dialetto tosco-ligure) lascia esterrefatti. I battibecchi tra Smaila e Calà, compagni rodatissimi di palcoscencico, vanno via unti e brillanti, mentre gli effetti speciali (che poi si limitano alle autocombustioni) sono piuttosto trash e caserecci. Musiche suadenti naturalmente appannaggio di Smaila (con il tormentone "Woman"). Divertente il tormentone di Calà che un po' a tutti ripete che le logiche che seguono i detective come lui non sono comprensibili ora dai vice commissari (riferendosi a Smaila), ora dalle top model (riferendosi a Simonetta Gianfelici), ora dalle geishe (riferendosi alla Soldano nipponica). Innegabile una certa impronta vanziniana sull'intera operazione. Da segnalare il pregevolissimo topless della Soldano nella scena della vasca da bagno e la fugace apparizione di un capezzolo della Grimaldi a stento contenuto dal suo scollato e glamourissimo vestito rosa.