
Quando nel 1974 Sergio Martino si occupa di Cugini Carnali (nello stesso anno di La Bellissima Estate) aveva all'attivo una sola vera commedia sexy, Giovannona Coscialunga, per il resto il suo curriculum contava documentari, un western (Arizona Colt), poliziotteschi e gialli thriller (seppur debitamente erotizzanti). Viene comunque ritenuto degno di fiducia dal grande produttore Carlo Ponti, secondo Martino perché il regista avrebbe garantito costi contenuti, poche settimane di lavorazione ed un incasso al botteghino abbastanza sicuro, perlomeno da ripagare l'esborso. Inoltre Martino aveva dimostrato di saper costruire film di qualità, con mestiere e idee. Certo, il soggetto de La Cugina (questo il primo titolo) non brillava per originalità, e per quanto Martino lo rivendesse come infarcito di aneddotica autobiografica legata alla sua adolescenza ed alla scoperta del sesso in età tenera, alla fine si trattava della storia abbastanza praticata dal cinema di quegli anni dell'erotismo di derivazione samperiana (Malizia), agreste, ingenuo; la "prima volta" di un ragazzo alle prese con i turbamenti del diventare adulto, il tutto sistematicamente incorniciato da location meridionali ed assolate, in questo caso la Puglia (dove la famiglia di Martino trascorreva abitualmente le vacanze). Il casting fu lungo e certosino, soprattutto per quanto riguardava la protagonista, la cugina in oggetto. Martino la voleva bionda, in contrapposizione al physique du role mediterraneo (perché poi, dato che - benché la Puglia affacci sull'Adriatico - la storia era pur sempre appannaggio del nostro Meridione....). Furono provinate moltissime ragazze, più o meno disposte alle scene di nudo. Inizialmente l'interesse di Martino cadde sulla Guerritore (non proprio biondissima), ma l'attrice non riuscì a liberarsi dal set di Peccato Veniale, dove era impegnata proprio con Samperi. Il regista si convinse poi che il corpo giusto sarebbe stato quello di Gloria Guida, all'epoca sconosciuta, ma andò a finire che la Guida venne scritturata per La Minorenne di Amadio. Con i tempi divenuti stretti e nessun nome concreto da spendere, Martino scelse l'attrice appoggiandosi ai contatti americani di Ponti e selezionò (letteralmente attraverso solo delle fotografie) una ragazza copertina di Playboy, Susan Player (futura moglie di Al Jarreau).
Col senno di poi il suo coinvolgimento non si rivelò felicissimo, a detta dello stesso Martino. La Player, una bellezza patinata e un po' algida a metà strada tra Solvi Stubing e la Bardot, tradiva con tutta evidenza la sua genealogia californiana, o comunque non indigena. Il suo aspetto, le sue movenze, i suoi sguardi (estremamente disinibiti e freddi al contempo) portano la vicenda del povero Nico (Alfredo Pea, anch'egli al suo quasi esordio) altrove; anziché avere a che fare con la cugina, sembra dover accogliere la figlia dello zio d'America, strappata via dalle spiagge di Malibù. Per altro lo stesso Nico ad un certo punto, geloso ed arrabbiato con la cugina Sonia, dice ad un amico che la ragazza non è poi granché, ha i fianchi ed il seno piccoli (cosa vera). Insomma, molto carina ma poco burrosa. In parte questo lo aveva già previsto Martino, tuttavia la Player trasfigura completamente le fattezze morbose ed erotiche di questa fantomatica cugina, complice anche una recitazione non esattamente indimenticabile, salvo nelle scene in cui la Player deve dar sfoggio di malizia (magari passandosi cubetti di ghiaccio sul petto o facendosi trovare in lingerie, pronta per un incontro amoroso con Pea). In qualche maniera il ragazzo incarna una sorta di alter ego di Martino stesso e di tanti suoi coetanei all'epoca, roso dalla voglia ma timido, impacciato, goffo ed introverso, anche se molto autentico e genuino. Riccardo Cucciolla interpreta suo padre, un ruolo insolitamente comico per l'attore barese, con inflessioni vagamente mussoliniane. Fiorella Masselli è sua moglie, oggetto di un pettegolezzo che non viene adeguatamente sviluppato (il possibile adulterio con il prete, che poi sarebbe il vero padre di Nico). Rosalba Neri è la domestica di casa, sinceramente sprecata in due o tre pose nelle quali oltre a mostrare le gambe fa poco e niente. Un ruolo che doveva essere comico ma è scialbo. Come in Innocenza E Turbamento (altra filiazione di Malizia) abbiamo il decano di famiglia interpretato da Lionel Stander, anche qui arriva in soccorso una star internazionale, il gallese Hugh Griffith, gran barone di Roccadura, vecchio, malato ed allettato (ma con la fregola del sesso femminile ed una cameriera marchettara come Lia Tanzi), naturalmente molto preoccupato dello svezzamento sessuale del nipote, futuro barone di Roccadura (e che non sia Roccamoscia).
Proprio a Sonia viene affidato l'onere di far diventare adulto Nico. La ragazza, scafata e già praticante da un po', si prende a cuore il compito e infine, il giorno prima di tornare a casa, riuscirà a iniziare Nico alla sessualità. Molto netto e forte il contrasto tra le due anime, neofita ed impacciato Nico, un'amante consumata Sonia. Forse un divario sin troppo marcato per quello che comunque doveva rimanere un amorazzo adolescenziale (Nico non si fa svezzare da governanti o prostitute, come spesso e volentieri voleva la tradizione). Cugini Carnali è una pellicola realizzata con molta cura formale, Martino è un signor regista sempre e comunque, il budget c'è, le location pure. E' proprio la sceneggiatura in sé ad essere poco brillante e incisiva, con l'ulteriore aggravio di avere una protagonista bella ma statuina. Lo stesso anno Aldo Lado trae un film dal romanzo di Ercole Patti, La Cugina. Per paura di battaglie legali legate al nome (benché la parola cugina non sia certo proprietà privata di un romanziere), Ponti e Martino decidono di comune accordo di cambiare il titolo di Cugini Carnali, prevedendo per altro di solleticare molto più pubblico di quanto avrebbe potuto fare il solo "La Cugina".