Cominciamo dal titolo, The Heat, che vi fa venire in mente l'omonimo film del 1995 di Michael Mann con Al Pacino e Robert De Niro a tenersi testa in un incontro/scontro epocale fuori e dentro lo schermo. C'è un motivo se Paul Feig ha scelto quello come titolo della sua buddy action comedy, molto probabilmente proprio per riecheggiare, non senza ironia, quella coppia clamorosa. Qui abbiamo Sandra Bullock e Melissa McCarthy, coppia altrettanto eclatante ma per tutt'altro motivo. La distribuzione italiana però ha colpito ancora, appioppando al film il titolo cretinetti di Corpi Da Reato, un po' alludendo alle forme antitetiche delle due protagoniste (elegante e sensuale la Bullock, buffa e grassottella la McCarthy), ma anche giocando con la loro professione di poliziotte (evidentemente alle prese con i "reati"). Una botta di umorismo che mamma mia!
Parte del giochino sta proprio nella combinazione dei due addendi, scopertamente scelti all'opposto per esaltare le differenze, fisiche ma anche di carattere ed approccio al proprio lavoro, e trarre da tale dicotomia il grosso della storia. La Bullock, agente scelto dell'FBI di New York, precisina e competitiva, indaga assieme alla poliziotta McCarthy di Boston, grezza, rozza e volgarissima, sul caso di un trafficante di droga. Le due devono unire le proprie abilità e conoscenze per acciuffare il criminale, ma l'alchimia ovviamente funziona malissimo sulle prime, fino a che non scattano fiducia e stima reciproca capaci di andare oltre le divergenze e trasformare le due donne in un vero e proprio team. Lo schema è piuttosto tipico solo che ad oggi quasi sempre appannaggio di uomini; la novità stavolta sta nel mettere assieme due donne. Per altro Feig non eccede neppure granché sulla componente sexy - come banalmente ci si sarebbe potuti aspettare - poiché, per quanto la Bullock sia bellissima, risulti sexy a prescindere ed abbia un fisico di tutto rispetto per essere sulla cinquantina (all'epoca del film), il personaggio dell'agente dell'FBI è opposto a quello della McCarthy più per l'indole che per la fisicità. Anzi, le conquiste amorose in sceneggiatura spettano proprio ed esclusivamente alla seconda, proprio a creare un effetto di sorpresa da sfruttare in chiave comica.
L'idea insomma è buona, la Bullock è un'ottima attrice e la McCarthy da qualche anno a questa parte è in rampa di lancio (sono già quattro le pellicole fatte con Feig), tuttavia il film si rivela piuttosto modesto, per non dire molesto. A mio gusto e parere, il problema principale risiede nella esasperante trivialità della McCarthy, totalmente non gestita da Feig e lasciata scorrazzare a briglia sciolta nelle praterie del dileggio, della parolaccia e della scurrilità oltre ogni ragionevole soglia di tolleranza dello spettatore. Chiaro che il personaggio sia quello e che si sottolinei volutamente la sua cafonaggine burina, ma più che di sottolineatura parlerei di elevamento a potenza, deflagrazione, sublimazione completa, assoluta, incondizionata. Non c'è una sola battuta che non sia satura di imprecazioni, volgarità e accidenti. Se vi soffermate a contare quante volte in tutto il film minaccia di infilare qualcosa nel cu*o a qualcuno avrete il mal di testa. Dopo un po' il troppo stroppia e pare di guardare Giggi Il Bullo con Alvaro Vitali invece che una commedia poliziesca. La Bullock argina come può, ma lo squilibrio è troppo sperticato, copione e regia non si fanno carico a dovere di dare la giusta misura al film.
Si ride pochissimo nonostante ogni cinque minuti ci siano (presunte) gag. Sul finale poi è naturalmente la McCarthy a portare dalla sua la Bullock e non viceversa, col risultato che il metodo "Pierino" trionfa e tocca sorbirsi pure la Bullock che ripete parolacce a mitraglia e si concia da Chuck Norris. Non mi ha fatto ridere la lunga sequenza nel bar dove le due si ubriacano e dovrebbero toccare i livelli più bassi ed infimi di demenzialità. Non mi ha fatto ridere la altrettanto lunga parentesi a casa della famiglia della McCarthy, bostoniani acidi e zotici che disquisiscono solo di tette e performance sessuali. Ci sono varie parentesi nel corso della storia (a proposito, mi sono anche sciroppato la versione estesa di 2 ore) che sarebbero chiaramente intese per far divertire il pubblico, ma con imbarazzo e disagio si attende l'arrivo della scena successiva che ponga fine al caos da terza elementare. Ci siamo risparmiati un sequel che era già in agguato, per fortuna pare che la Bullock sia rinsavita e si sia tirata indietro, nonostante il discreto responso di critica, qualche Award minore portato a casa e un incasso cinque volte superiore al budget speso. Se come me avete fatto l'errore di acquistare il bluray tenete conto che almeno tutto il comprato extra è piuttosto nutrito di errori e scene alternative che minimamente ripagano la spesa; il backstage infatti finisce col risultare infinitamente più divertente del prodotto finito e confezionato per le sale cinematografiche.