Lewis John Carlino è stato prevalentemente uno sceneggiatore ma ha diretto anche tre lungometraggi in carriera, l'ultimo dei quali è proprio Class, nel 1983, poi ha proseguito nella sua carriera di sceneggiatore tanto per il cinema quanto per la tv ma senza dirigere più alcunché. Che quella con Class sia stata magari una brutta esperienza? Non parrebbe a giudicare dal tono della pellicola, tutto sommato assai scanzonato e lieve. Non è un film che ho visto negli anni '80 ma per qualche motivo quel titolo mi è sempre rimasto impresso e lo avevo trasfigurato in un ipotetico racconto ambientato nel mondo della finanza o dell'alta società, complice probabilmente anche la rivista che portava lo stesso nome suppergiù negli stessi anni. Ora, dopo averlo visto mi è venuto il dubbio che Class stesse per "classe scolastica" e non si riferisse al censo dei protagonisti, sebbene entrambe le sfumature siano presenti. Siamo all'interno della Vernon Academy dove gli studenti si preparano per entrare nelle più prestigiose università americane, come Harvard, e tra i ragazzi c'è Franklin Burroughs IV detto Skip (Rob Lowe), rampollo di una famiglia di industriali; dunque entrambe le cose starebbero in piedi e chissà che Class non intendesse giocare proprio su questa ambiguità e reciprocità. Jonathan (Andrew McCarthy) è il novellino che viene accolto da Skip a suon di scherzi perfidi e goliardia ma, passati i primi momenti di iniziazione, tra i due si si instaura un solido rapporto di amicizia. Ovviamente il chiodo fisso sono le ragazze e su questo aspetto Jonathan sembra poco avvezzo. Come ultima ratio Skip lo spedisce in un bar con un centone da spendere, qui Jonathan conosce una donna matura e ne diventa sorprendentemente l'amante. - SPOILER: peccato che Ellen (Jacqueline Bisset) di cognome faccia Burroughs e sia proprio la madre di Skip. Il rapporto tra i due sarà travagliato fino a che Skip scoprirà la tresca. Ellen finirà in clinica psichiatrica per il dispiacere e la vergogna, ed il rapporto tra Skip e Jonathan salterà per aria.... momentaneamente, visto che dopo una sonora scazzottata catartica tra i due tornerà il sereno.
Class sembra una versione molto più sofistica dei Porky's incrociata con Il Laureato di Mike Nichols. I ragazzi trascorrono le loro giornate tra droghe, alcol, ragazze, partita a poker ed ogni sorta di trasgressione che quell'età ed il testosterone comportano. Umorismo greve, scherzi cattivi, virilità esibita e definizione del valore delle persone in base al denaro. In questo contesto la conquista della donna matura (oggi si direbbe una milf) fa acquisire punti. Ed ecco dove subentra l'ibridazione con il film nel quale Dustin Hoffman se la intende con Anne Bancroft. Qui però è tutto in tono minore, più sbrigativo e superficiale. Il personaggio della Bisset è povero di contenuti, una donna sulla quarantina, evanescente, che perde la testa per un toyboy. I suoi comportamenti sono emotivi, fragili, infantili e lo spettatore fatica a comprenderli, anche perché McCarthy non è esattamente uno stallone quindi è davvero curioso che la donna si invaghisca di un collegiale goffo e imbranato, per altro privo di esperienze sessuali. La Bisset raccontò che vennero tagliate diverse scene di contesto che spiegavano la situazione del suo personaggio, dal momento che il tono doveva rimanere quello della commedia e dunque non si poteva intristire troppo gli spettatori. D'altro canto quando arriva la ferale notizia che la donna finisce in clinica psichiatrica si rimane un po' appesi, come se si fosse passati dal riso al pianto senza soluzione di continuità.
Il finale del film avrebbe in parte potuto riscattarlo ma Carlino non ha il coraggio di andare fino fondo portando alle estreme conseguenze gli eventi. Sarebbe stato un piacevole cazzotto nello stomaco se si fosse optato per una maggiore drammatizzazione, anche perché il contrasto con il resto del film avrebbe esasperato ancora di più l'effetto, invece finisce a tarallucci e vino, e chi ci rimette per davvero sono i personaggi, tanto i due ragazzi interpretati da Lowe e McCarthy quanto quello della povera Bisset. Viene da chiedersi perché l'attrice britannica avesse accettato una simile parte (originariamente pensata per Lesley Ann Warren), mentre per esempio per Lowe fu il suo primo vero lungometraggio. L'unica reale sottotrama degna di tale nome fa capo all'ispettore di pubblica sicurezza che indaga sulla truffa dei presunti esami rubati, ma anche in quel caso è una bolla di sapone (in sceneggiatura) che concretamente non porta da nessuna parte e quella di Stuart Margolin è una recitazione troppo macchiettistica per destare un minimo di interesse. Piacevole l'atmosfera quasi inglese, anche se in realtà siamo nei dintorni di Chicago, e comunque piuttosto solida la regia, anche se è la vicenda in sé ad appassionare poco e ad essere raccontata in modo tutto sommato banale.