
Cassiodoro appartiene a quel filone di pellicole che tra i '70 e gli '80 rivolgevano la propria attenzione al periodo romano, pur situandosi a metà strada tra i decamerotici e la commedia sexy in genere. Quello dei sandaloni, delle tuniche, dell'alloro a cingere la fronte e dei luculliani pranzi all'ombra di colonne imperiali ed altrettanto imperiali vestali un po' discinte era proprio un sotto filone a sé, che ovviamente vedeva di buon occhio le Poppee e i Neroni del caso, personaggi storici che si prestavano particolarmente a sceneggiature puntellate con personaggi squinternati, pazzoidi, grotteschi e femmine procaci e generose (e non di rado machiavelliche). In questo caso abbiamo il soldato etrusco Cassiodoro, di Arezzo (Renzo Montagnani, il cui accento ne tradisce tutta la fiorentinità, ad Arezzo si parla diversamente) che, per una serie di circostanze fortunose che hanno sempre a che fare con una donna (Aldina Martano aka Lesbia), si ritrova in breve tempo a salire l'ascensore sociale delle milizie romane, diventando dapprima centurione poi console. Inizialmente accade perché letteralmente per sbaglio cattura un barbaro ribelle (Salvatore Baccaro). Questo evento viene accolto con grande favore da Nerone (Mario Carotenuto) il quale ad un certo punto, per i suoi servigi da grande intrallazzone, promuove Cassiodoro persino console. Ma così come era salito in alto Cassiodoro tornerà in basso, sempre per i suoi malaffari, costretto poi a rifugiarsi in Egitto dai beduini.
Montagnani è il solito guascone mattatore della situazione, con un cesto di capelli molto anni '70. Si riserva dei momenti affatto comici, di grande intensità recitativa, che quasi stonano con la cornice del film poco duttile a simili variazioni sul tema. Mi viene in mente ad esempio la cattura di Lugunga (Katia Christine), barbara nipote del prigioniero acchiappato precedentemente da Cassiodoro, alla quale Montagnani si rivolge con particolare tenerezza. Di fatto il film non è classificabile come una commedia sexy anche se sembra averne tutti i tratti, ma è solo un vezzo formale poiché al netto di qualche momento sexy non si insiste granché su quel tasto. Sono più le avventure comiche del duo Montagnani/Lionello (quest'ultimo è un suo fraterno amico nonché braccio destro) ad interessare il fuoco della narrazione, coadiuvate da un improbabilissimo Mario Carotenuto come Nerone. C'è la partecipazione speciale di Gigi Ballista (commerciante di birra) segnalata tra i titoli di testa con tutti gli onori per pochissimi minuti di presenza in scena; questo rende l'idea della modestia del cast fatta di caratteristi e volti anche alquanto anonimi. Coltellacci era un produttore e con Cassiodoro veste i panni del regista (credo la sua unica volta), improvvisandosi in un mestiere che non è esattamente il suo, e la cosa traspare, dato che la pellicola non ha certo grandi guizzi in tal senso. Tuttavia la sceneggiatura porta sorprendentemente anche la firma di Aristide Massaccesi. Ci sono battute divertenti però, soprattutto nella prima metà e per altro si tratta di un titolo assai poco distribuito, quindi se capita a tiro può valere la pena di vederlo, fosse anche solo per completismo. Poi Montagnani merita sempre.