Coproduzione franco-italo-austriaca, girata in veneto con un cast internazionale e molto ricco (soprattutto da un punto di vista muliebre), uscito anche come Some Like It Cool e 13 Femmes Pur Casanova. Il nostro bel Giacomo è incarnato da Tony Curtis, tutto sommato un casting sorprendente e inaspettato (solo un anno prima l'attore newyorkese era sul set di Elia Kazan per il dramma Gli Ultimi Fuochi), molto probabilmente i fan di Curtis non ameranno ricordarlo in questa interpretazione, per altro duplice visto che fa due parti in commedia, Giacomo e Giacomino (un suo sosia di estrazione popolare). Lo schema è quello tipico della commedia degli equivoci, con tanto di sosia, scambio di persona e di sessi. La sceneggiatura è invero un po' stupidina, ai limiti del demenziale, tratto che viene in parte riequilibrato dal preziosismo di scenografie e costumi, e dall'abbondanza inebriante di grazie femminili, non a caso il titolo francese cita ben 13 femmine per l'amatore veneziano. Non le ho contate ma suppergiù siamo su quella cifra. Tuttavia non è solo una questione di quantità ma anche (e soprattutto direi) di qualità, visto che il parterre di regine del film è davvero di grandissima classe ed avvenenza. La gran matrona è Marisa Berenson, di una bellezza assoluta, algida ed elegante (anche se purtroppo non aiutata da una fisicità praticamente priva di curve), ovvero la moglie del califfo giunto a Venezia per trattare l'acquisto di grandi quantitativi dei "perolio", il nuovo oro che tutti vogliono (e che la califfa usa come profumo inebriante). La fidanzata ufficiale di Casanova è nientemeno che Marisa Mell/Duchessa di Cornaro, ma tra queste due polarità che si contendono i favori notturni della leggenda veneziana si dispiega un esercito di pretendenti assatanate, disposte a tutto per giacere anche una sola notte con Giacomo. La splendida Sylva Koscina, moglie di un prefetto (Victor Spinetti) inetto e impotente, la fornarina Andrèa Ferréol, tre novizie prossime a prendere i voti, Britt Ekland/contessa Trivulzi, tutto il suo gineceo di amiche nobili e chi più ne ha più ne metta.
Il problema è che Casanova da qualche tempo esercita con difficoltà, arrivato al dunque sorgono problemi di meccanica che stanno mettendo a rischio la sua reputazione. Per fortuna il manigoldo Giacomini, giocatore d'azzardo e perdigiorno, può tamponare la falla ed indossarne i panni (o meglio toglierseli) alla bisogna. Le milizie del Doge (Umberto Raho) perseguitano Casanova, eterno fuggiasco fedifrago, guastatore di matrimoni, e stavolta anche preda designata della califfa, la quale non vuole sentire ragioni in merito agli accordi commerciali tra Venezia e suo marito finché non le sarà stata concessa una notte d'amore con il famoso tombeur de femmes locale. Già ma quale, Giacomo o Giacomino? Su questo continuo avvicendamento si gioca tutto il film, in un ping pong di identità che alla fine quasi confonde pure lo spettatore. La comicità spesso e volentieri poggia sul non-sense, la moglie del prefetto è abbonata a Playgirl, usa il vibratore, nel film vediamo paia di occhiali dalla montatura un po' troppo moderna (li indossa la segretaria del Senator Dell'Acqua/Jacques Herlin, ovvero Miss Austria 1973, Roswitha Kobald), un orologio subacqueo, le camere delle locande si pagano con le carte di credito ed i traveller's cheque, Casanova assume pasticche di gerovital, cita Fellini (guardando direttamente nella macchina da presa) e le partenze delle gondole dalle calli veneziane sono annunciate con gli altoparlanti. Insomma, è evidente come si giochi apertamente sulla falsariga di un finto passato settecentesco, strizzando l'occhio alla contemporaneità (pure il perolio del resto è petrolio senza la "t"). Last but not least, quando Giacomino deve fare il bagno i una vasca d'acqua bollente, dice che "a qualcuno piace caldo", citando il film che Tony Curtis ha girato con Marilyn Monroe e Jack Lemmon (col quale condivide il tema del travestimento e dello scambio di sessi, nonché il titolo americano della pellicola, a sua volta una ruffianissima citazione).
Nel complesso Casanova & Co. non è un film brillantissimo, la comicità è troppo superficiale o di lana troppo grossa, decidete voi; si apprezza certamente il ritmo - a tratti davvero infernale - è la cornucopia di bellissime attrici, tutte impegnate a dare il meglio di sé (e pure tutte con gli occhi blu), in costanti svestizioni e scollature a balconcino che faranno girare la testa a molti spettatori, invidiosi di Casanova. Non mancano insistiti primi e primissimi piani sui seni, senza timori di sconfinare in territori che, anziché ammiccare all'erotismo, lo sposano apertamente. In effetti si dovrebbe parlare di commedia sexy per Casanova & Co., seppur in costume, assai più raffinata e dal budget faraonico rispetto alle pellicole italiane del periodo appartenenti allo stesso filone. (Abbastanza) divertente, senza pretese, scostumato e con un cast difficile di ritrovare in altre produzioni coeve ed anche successive. Le musiche sono di Riz Ortolani. Esistono tuttavia versioni diverse del film, facilmente distinguibili per la titolazione; in alcune (quelle uscite negli USA come Some Like It Cool o anche Sex On The Run) c'è un breve prologo aggiunto - per non dire appiccicato - che ritrae le odierne case da gioco di Las Vegas, mentre una voce off cerca di creare un parallelo ideale tra i due contesti, inoltre vari ritocchi apportano micro differenze lungo la durata del film, anche nei titoli di testa e di coda.