
Casa D'Appuntamento è una pellicola prodotta all'inseguimento dei successi di botteghino dei gialli argentiani, e dannatamente massacrata dai tagli di montaggio. Esistono parecchie versioni del film, italiane, internazionali, e persino "patchwork" di queste con quelle, col risultato che è possibile vedere dieci volte il film e non vedere mai lo stesso film. Dialoghi accorciati di qua, allungati di là, cromatismi alterati, scene che in un montaggio sono diurne e in un altro sono in notturna (anche vaccate come una corsa in moto che inizia con una Honda e finisce con una Ducati, vabbè....). In più di un'occasione si va ben oltre il non sense; il dvd Cinekult ha il merito di inserire tra gli extra un gustoso confronto tra le varie versioni esistenti, che permette innanzitutto di comprendere quanto sia stato arduo orientarsi tra le varie "case d'appuntamento" europee, oltre allo svelamento di nessi logici che la visione della sola versione italiana non avrebbe permesso. Venendo al film, e concedendogli come attenuante quanto premesso sin qui, devo dire che non si tratta sicuramente di un capolavoro. Ci sono momenti "cult" che rendono Casa D'Appuntamento divertente da seguire, ma bisogna essere degli appassionati di cinema bis per trarne godimento, visto che il film di Merighi (regista deciamente poco prolifico) non ha molte frecce al proprio arco. La storia è traballante, e comunque poco brillante, la recitazione è mediocre, le musiche in alcuni frangenti sanno essere persino fastidiose, gli omicidi non lasciano il segno. Cosa rimane di positivo? Sicuramente il bel cast femminile, che assomma una Barbara Bouchet (che muore quasi subito, non senza però averci permesso di mirarne le grazie in lingerie), una quarantenne Anita Ekberg già "matrona", una fascinosa Rosalba Neri, una sensuale Ada Pometti, ed una stupenda Evelyne Kraft (di origini russe, debutta proprio in questo film per poi eternarsi come Tarzana in Il Gigante dell'Himalaya nel 1977, e draculessa in Lady Dracula, 1978).
Spiazzante il fatto che il film cerchi di pescare un po' da tutti i generi, il giallo classico, l'horror splatter, il soprannaturale, l'erotico, il poliziesco. Un po' come una barca in preda alle acque agitate, lo spettatore viene sballottato di qua e di là, in attesa di capire chi è 'sto benedetto assassino (a metà film già lo sai, c'è un dialogo al cimitero vagamente calcato....) e come definire la pellicola, quale genere di riferimento insomma assegnargli, visto che tutti vengono passati in rassegna ma senza approfondirne quasi nessuno a modino. Alla fine, in prevalenza si può forse parlare di giallo/erotico, ma sui generis, con una sua cifra stralunata e kitsch. Clamoroso il poliziotto Robert Sacchi, un italoamericano somigliantissimo a Bogart, che viene reclutato proprio per fare il sosia, stesse movenze, stesso atteggiamento, stesso impermeabile, quasi la stessa voce, più cinema "bis" di così! Bruttarelli forte gli effetti speciali (ad opera di Rambaldi), la cui sublimazione naive si raggiunge nella scena che apre e chiude il film, la morte per caduta addirittura dalla Torre Eiffel dell'assassino, ottenuta mediante rozzissima sovrapposizione di una sagoma umana nera sull'immagine di sfondo. Per non parlare delle decapitazioni e dell'occhio sezionato. Un altro titolo con il quale è conosciuto il film è L'Occhio Malefico, dovuto al "pretesto para-scientifico" - cito Cinekult - "di un bulbo oculare che mantiene la propria sensibilità anche post mortem e che risulta misteriosamente in grado di inviare impulsi omicidi"; molto miseriosamente direi, visto che tutta questa sottotrama risulta labilissima nel film, e praticamente non emerge se non da un paio di blandi dialoghi buttati lì, uno dei quali, a disvelamento avvenuto dell'assassino. Per dire quanto fosse chiaro a regista e sceneggiatore (pare Bruno Mattei) dove diavolo stessero andando a parare col film....