Caruso Pascoski Di Padre Polacco

Caruso Pascoski Di Padre Polacco
Caruso Pascoski Di Padre Polacco

Prendo spunto dal bluray di Caruso Paskoski Di Padre Polacco (1988), naturalmente rivisto per l'occasione, per scrivere due righe, dovute, al mio caro Francesco Nuti. Sarà stata la milionesima volta, ma, da fiorentino che vide il film per la prima volta al cinema, in età liceale, potete immaginare che rapporto io abbia con questo film e col cinema di Nuti in generale.... Affettivamente ognuno ha la sua preferenza all'interno della filmografia di Francesco, ed io ad esempio vado matto in particolare per Tutta Colpa Del Paradiso, ma oggettivamente bisogna ammettere che Caruso Paskoski è probabilmente il momento più alto della sua carriera, il top della forma di Nuti regista/attore. Tutto in questo film funziona come un meccanismo perfetto, una macchina oliata a dovere, eccellente fotografia (e non è scontato quando un comico fa il regista....non devo fare nomi vero? Ma Nuti non è mai stato solo un attore....) che ritrae una Firenze struggente, romantica e malinconica, perlopiù all'alba o in notturna; dialoghi briosi, recitazione ottima, a cominciare da Nuti, che svaria dal comico al drammatico come niente fosse, passando per il comprimario Ricky Tognazzi, fino ai "soliti" caratteristi toscani alla Monni, Novelli, eccetera. Infinite le battute da citare, situazioni comiche sempre divertentissime, creative, anche spiazzanti, come la narrativa surreale di Nuti ha saputo essere.

Quel Nuti aveva il coraggio di osare, sperimentare. In Caruso sono molte le trovate (ma non solo lì), come ad esempio la scena della rivoltella nei bagni (ritratta poi anche in locandina), decisamente inaspettata in un film dal taglio comico e che sapientemente si conclude rientrando pienamente nei binari della commedia. Ironia straniante, fiabesca, stravagante, assurda, incantata, talvolta ai limiti del non sense, ma che poi piomba magari nel cinismo più cattivo, tipicamente toscano (vedi la fine che fa il bambino che importuna Francesco per strada, o le donne cazzottate allo stomaco, o ancora Petrocelli sempre perculato da Nuti quando fa finta di non capire la domanda). Bellissima la scena del supermercato pratese, dove Nuti rifa in qualche modo il verso all'Al Pacino di Un Pomeriggio Di Un Giorno Da Cani e, nonostante si rida anche lì, il taglio è intenso e drammatico. Così come molto amaro e tenero è il Nuti mortificato dalla moglie Clarissa Bart che gli rivela di amare un altro uomo durante la discussione dell'istanza di separazione davanti al giudice (un Giovanni Nannini che fa di contraltare comico irresistibile). La galleria di pazienti dello psicanalista Pascoski è di prima categoria, impossibile non ridere. Gustosissimo anche il cameo di Giovanni Veronesi/topo di biblioteca, praticamente l'unica volta nella quale Veronesi in vita sua mi abbia mai strappato una risata.

Gli extra del dischetto contengono alcune interviste; particolarmente interessante quella a Veronesi appunto (amico e sceneggiatore di Nuti) che racconta molti aneddoti. Ad esempio quanto Francesco soffrisse le critiche negative e di come, sistematicamente, alcuni critici facessero la corsa a stroncare i suoi film, sminuendone l'ambizione e attaccandolo quasi su un piano personale. Il che la dice lunga anche sulla tormentata vita privata di Nuti e sui fatti tragici che gli sono poi accaduti. Per curiosità sono andato a leggermi la critica del Mereghetti...e ovviamente si parla di operetta priva di valore con gag volgari e irritanti...e ci mancherebbe che il Mereghetti avesse mai capito qualcosa di quello che guardava (sempre ammesso che il film lo abbia visto lui e recensito lui, e non uno stagista nipote di terzo grado da parte di fava, tanto per rimanere in ambito toscano). Si racconta di come piazza S. Croce innevata sia stata ottenuta di luglio con una camionata di salgemma fatta venire da Prato e di come, in quell'atmosfera, alla troupe facesse quasi freddo per davvero nonostante la temperatura estiva. Si racconta di quanto il pubblico, la gggente di Firenze, amasse il proprio beniamino, tant'è che durante le riprese c'erano anche mille persone a scrutare il set, e chiunque - soprattutto donne, dice Veronesi - facesse follie per avvicinare Francesco (tipo mogli che, all'insaputa del marito, facevano recapitare bigliettini con profferte amorose).

Nel film Nuti ostenta una sicurezza e una consapevolezza dei propri mezzi (attoriali e autorali) impressionante, si sente la totale certezza del proprio talento, e questo da alcuni critici è spesso stato scambiato per arroganza e egocentrismo. Innegabile che in Nuti albergasse una componente autoreferenziale e Nuticentrica, ma è altrettanto vero che, almeno fino al 1990 circa, la qualità della sua produzione cinematografica è stata altissima, dunque, piacioneria o meno, la sostanza c'era, eccome! Vorreste forse dirmi che Pieraccioni non si cuce i film addosso? E lo stesso non vale per comici di oggi, assai più televisivi, quali Zalone o Albanese? E vi pare di poter dire che i loro fotogrammi abbiano lo stesso peso specifico, la stessa forza e la stessa poesia di Nuti? E vi pare anche di drogarvi poco se la risposta alle mie domande è stata "si"? Ogni film di Pieraccioni dovrebbe iniziare con una premessa scritta a lettere cubitali su schermo nero: "Chiedo scusa a Francesco per averlo ferocemente saccheggiato in lungo e in largo in ogni film che ho fatto, e al contempo lo ringrazio infinitamente per tutta l'ispirazione che ha saputo darmi."

Madonna Che Silenzio C'è Stasera, Stregati, Tutta Colpa Del Paradiso, Io Chiara E Lo Scuro, Son Contento, lo stesso Caruso Paskoski, etc., sono tutti accomunati da tratti familiari che sono poi la poetica cinematografica di Nuti, la capacità ad esempio di ritrarre l'ambiente e la città come qualcosa di essenziale nelle storia, un personaggio tra i personaggi (che si trattasse di Prato, come di Firenze, di Genova o della Valle d'Aosta); la competenza e la determinazione nel trasformare attrici bellissime (e talvolta non proprio eccelse) in attrici assolutamente in parte (a cominciare dalla Muti, per passare alla "scommessa" Clarissa Burt, e alla De Rossi, tralasciando la Ferrari, Carole Bouqet e la De Sio che grandi attrici lo son sempre state, e tralasciando soprattutto gli "incidenti" Ferilli e Neri, che grandi attrici non lo sono mai state, almeno a parer mio. Un doppio registro comico e drammatico, con sfumature che vanno dalla disperazione, alla malinconia, alla tenerezza e al romanticismo; le bellissime musiche (merito del fratello Giovanni). E soprattutto quel modo di porsi stralunato e imprevedibile, un po' goffo, indifeso, testardo, ma sempre incredibilmente umano, che stimola un impeto di solidarietà, comprensione e benevolenza nei confronti del personaggio.

Trailer ufficiale

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