Cominciamo dal titolo italiano, sbagliato. Quell'aggiunta "lo sguardo di Satana" va nella direzione esattamente opposta al film. Per tutto il tempo Carrie (Sissy Spacek) viene vista come una strega, una indemoniata, una posseduta, sua madre stessa la reputa tale, e per tutto il tempo Carrie cerca di dimostrare il contrario, ovvero che i suoi poteri sono qualcosa di "naturale", di insito in lei senza alcun intervento del Maligno. Carrie lo sa, lo sente, si è anche documentata al riguardo. C'è uno struggente dialogo con la madre nella quale lei l'accusa di usare poteri diabolici e Carrie si difende disperatamente rimarcando che quei poteri sono "suoi", ovvero qualcosa che la caratterizza, la definisce, ne mette a fuoco la personalità; lei che soffre primariamente della scarsa considerazione altrui, dello scherno incessante da parte dei coetanei, della vergogna quasi di essere al mondo. Carrie forse teme il suo potere ma allo stesso tempo lo rispetta perché è qualcosa che la rende speciale, unica, che la rende degna. Sono tante le scene nel film in cui viene trattata come un'appestata, e dunque quel sottotitolo italiano oltre che inutile è persino demenziale, poiché confuta la tesi portante del film. Ma, come è noto, i nostri distributori ne hanno sempre saputo di più degli stessi autori dei film. Accade come per I Corpi Presentano Tracce Di Violenza Carnale (di Sergio Martino, 1973), il cui titolo dice esattamente l'opposto (perché nel film i corpi NON presentano tracce di violenza carnale), ma proprio Martino raccontò di come non poté nulla di fronte a questa assurda e maliziosa imposizione, esclusivamente rivolta a portare più gente in sala.
Fatta questa premessa, sul film di De Palma ad oltre 40 anni di distanza c'è poco da aggiungere che non sia già stato detto. Tutti sanno che la Spacek, la meravigliosa Spacek, non fu neppure la prima scelta del regista. Wikipedia Italia dice che De Palma pensava a Glenn Close (una trentenne per interpretare una liceale?), Wikipedia in inglese cita Melanie Griffith (all'epoca ventenne); Sissy strappò la parte grazie ad un provino convincente. Venne giustamente candidata all'Oscar come miglior attrice protagonista (vinto poi da Faye Dunaway per Quinto Potere) e probabilmente quello di Carrie rimane il ruolo per il quale verrà ricordata, nonostante tanti altri buoni film in carriera. La bravura della Spacek qui fa il paio solo con la sua bellezza estremamente naturale. E pensare che pure lei all'epoca non era esattamente in età da liceo, ma riuscì con i suoi 25 anni a calarsi credibilmente nel ruolo. La fronteggia una terrificante Piper Laurie, folle madre morbosamente religiosa, autenticamente paranoica e disturbata, con mille scheletri nell'armadio che più o meno coscientemente riversa sulla figlia. De Palma vince la scommessa di dare un tono di estrema crudeltà al suo film insistendo sul versante opposto, ovvero la dolcezza e la mansuetudine di Carrie. Ogni scena "violenta" è preceduta da momenti di grandissima tenerezza e languore, così esasperati da rendere - per contrasto - ancora più potenti le scene sanguinarie. Si pensi proprio alla passeggiata trionfale di Carrie verso il palco della festa scolastica, quando viene nominata reginetta; un rallenty infinito, quasi estenuante, sapientemente esaltato dal commento sonoro di Pino Donaggio, nel quale il corpo, il volto, le espressioni di Sissy Spacek gridano amore, gioia, serenità, pace interiore. Ciò che accadrà di lì a poco sarà il peggior inferno nel quale i suoi compagni sarebbero potuti piombare, e questo anche grazie alla estrema dolcezza della scena precedente.
Impossibile pensare questa pellicola senza la Spacek. Ovviamente è altrettanto impossibile senza ricorrere al genio tecnico di De Palma, il quale cita pure il suo maestro Hitchcock con effetti sonori (le corde di violino) derivanti direttamente da Psycho. E' noto che vi sono alcune differenze con il romanzo di Stephen King ma, con buona pace di King, in questo caso come in quello di Shining i rispettivi registi hanno saputo tener testa allo scrittore dando una propria versione della storia assolutamente di pari livello rispetto alle pagine scritte. Viene sempre citata la scena finale, molto "horror" (per altro ripresa da Un Tranquillo Weekend Di Paura), ma ce ne sono molte altrettanto spaventose e senza che alcun dettaglio orrorifico si palesi. Penso alla umiliazione di Carrie quando ha le sue prime mestruazioni nello spogliatoio della palestra scolastica, o quando la madre la rinchiude nello sgabuzzino in compagnia di quell'incredibile statua di San Sebastiano. Il climax assoluto lo si raggiunge nella furia di Carrie alla festa da ballo, il suo sguardo è qualcosa di insuperato al cinema, pura apocalisse. De Palma gira un film perfetto (anche in fase di montaggio), senza bisogno di tanti effetti speciali, è tensione costruita con mestiere e genio. Un autentico capolavoro che fa soffrire terribilmente durante la visione perché la condizione di Carrie è mortificante, ed anche per questo "al dunque" non esiste uno spettatore che non parteggi per lei. In molti si sono chiesti se Carrie sia effettivamente un horror, o non sia più da considerare come una sorta di "romanzo di formazione" con evidenti momenti di profondissima tensione. Sono vere entrambe le cose, poiché comunque nelle parentesi più estreme la cifra horror c'è eccome, tuttavia sarebbe riduttivo classificare Carrie come solo e soltanto un horror (lo stesso dicasi anche per Shining ad esempio). Nel cast anche William Katt, futuro Ralph Supermaxieroe, John Travolta e Nancy Allen (poi divenuta moglie di De Palma, con il quale girerà 4 film).