Captain America – Il Primo Vendicatore

Captain America – Il Primo Vendicatore
Captain America – Il Primo Vendicatore

Non sono un consumatore di fumetti e non ho una gran competenza in materia, capita anche abbastanza raramente che mi rivolga a film tratti da fumetti supereroistici, semmai da ragazzetto mi guardavo volentieri i serial tv di Hulk e di Wonder Woman. Tuttavia esistono delle eccezioni; oltre a Superman, un'altra di queste è Capitan America (evidentemente devo avere una certa predilezione per i "tipici" e più patriottici eroi americani). Il film di Joe Johnston (quello di Tesoro, Mi Si Sono Ristretti I Ragazzi, Rocketeer, Jumanji, Jurassic Park III e di un mio piccolo culto personale, Pagemaster) è stato proprio una bella sorpresa per un ignorantone di fumetti come il sottoscritto. Ho poco apprezzato che come Steve Rogers sia stata chiamata la Torcia Umana dei Fantastici 4 (Chris Evans), anche se la sua resa del ruolo è impeccabile, e Hugo Weaving come Teschio Rosso, oramai abbonato a certi ruoli un po' sui generis, tuttavia la pellicola è eccellente sotto tutti i punti di vista, credibilità, azione, effetti speciali. Molto apprezzabile il fatto che l'intera vicenda sia ambientata negli anni '40, con tutta l'estetica che ne consegue. Abiti e oggettistica dell'epoca però vengono filtrati attraverso un'ottica steampunk, che conferisce un fascino immenso alle immagini contenute nei fotogrammi. Intelligente anche la re-interpretazione del costume di Captain America; l'originale del fumetto viene comunque omaggiato nel film, ma poi la calzamaglia viene sostituita da una tuta in simil kevlar, a metà strada tra l'aspetto di un supereroe e le esigenze di un soldato dell'esercito americano, quale Steve Rogers è. Lo stesso dicasi per lo scudo in vibranio, materiale più forte e resistente di qualsiasi metallo (anche se rimane incomprensibile, o perlomeno non spiegato, il perché riesca ad annullare l'energia del cubo cosmico - altrimenti noto come Tesseract - feticcio di Odino, e nientemeno che il catalizzatore delle energie più distruttive che si siano mai conosciute....e dunque perché un metallo terrestre, per quanto resistente, dovrebbe riuscire a tenergli testa?).

L'elemento vincente del film, a mio parere, è che la regia di Johnston persegue coerentemente la sua impostazione di autore "per ragazzi". In Captain America non c'è traccia di tutte le frustrazioni nichiliste, moderne e psicanalitiche del Batman di Nolan, o del reebot di Superman; Cap è solo un eroe, senza paranoie, senza turbamenti interiori, senza arrovellamenti psicologici, senza buchi neri che lo divorano dall'interno, lui è il bene, il nazismo è il male, ed il patriottismo è un valore. Stop. Visione manichea e un po' naive delle cose, ma anche serenamente divertente e spensierata. Indubbiamente fuori moda però, perché oggi pure il supereroe deve essere un frustrato dipendente da ansiolitici e antidepressivi, altrimenti non gli danno il patentino della "modernità". Da un punto di vista degli effetti speciali la Produzione non ha esagerato, mirando a realizzare innanzitutto un film di personaggi, valori e sentimenti; certo, c'è anche l'azione, ci mancherebbe, ma non è mortificata dalla computer grafica e da esplosioni a intervalli regolari di 60 secondi. Qui la componente "pirotecnica" è funzionale alla storia e non viceversa, e Steve Rogers è un eroe a prescindere dal costume e dalle dimensioni fisiche. E' un uomo puro, generoso, altruista, conosce l'importanza della compassione e della solidarietà, ed è per questo che viene scelto per assumere l'identità di Captain America, dunque sbracare con gli effetti speciali avrebbe significato non rispettare il senso più vero e profondo della storia. Abbastanza impressionante comunque la riduzione fisica del muscolosissimo Evans, ottenuta mediante tecniche diverse e molto raffinate, ma che hanno richiesto l'intervento su ogni singolo fotogramma della prima parte del film.

Il grande villain Teschio Rosso (4 ore di trucco) non mi ha fatto impazzire, ma rimane comunque un discreto antagonista di Captain America, senza scadere troppo in baracconate kitsch o apocalittiche. Ribadisco, sulla fedeltà alle strisce dei comics non mi pronuncio, non sarei in grado e francamente non me ne potrebbe importare di meno, io sono un bulimico di cinema e non di fumetti, e nel momento in cui qualcuno decide di realizzare un film portando sullo schermo una storia "tratta da", la fonte originaria non conta più nulla, stiamo parlando di un'altra cosa, un'altra opera, un altro autore, che trae ispirazione, vero, ma che legittimamente apporta la sua firma alla nuova storia raccontata. Per questo motivo rispetto assai Nolan per la sua visione di Batman, anche se mi riservo l'altrettanto legittimo parere di non apprezzare la sua cifra stilistica.

Captain America è un film entusiasmante, ben sceneggiato, implacabile nei ritmi forsennati, e disseminato di ottimi personaggi, dai compagni d'armi di Steve Rogers, alla bella Hayley Hatwell (piuttosto rassomigliante a Kate Beckinsale), al divertentissimo e cinico colonnello Chester Phillips interpretato da Tommy Lee Jones, a Bucky, l'amico fraterno di Rogers, interpretato da Sebastian Stan, al dottor Erskine, saggio e paterno, interpretato da Stanley Tucci. Pessima la scelta del doppiaggio di Hugo Weaving e di Toby Jones (il viscido Arnim Zola), che parlano con l'accento tetesco tel Tottor Kranz, tetesco di Cermania, creando momenti di ridicolo assoluto. Va detto che anche tutto l'armamentario a base di raggi blu, derivanti dall'imprigionamento del potere cosmico del cubo, fa molto Guerre Stellari, forse pure un po' troppo. Di ben altro taglio le macchine dell'Hydra, che rimandano alle diavolerie della Wunderwaffe (un misto di scienza, fantascienza, esoterismo, superomismo e visionarietà).

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