A partire da metà anni '90, e precisamente con Maniaci Sentimentali, Simona Izzo inizia anche dirigere le pellicole, oltre a scriverle ed interpretarle. Per la verità nell'87 aveva co-diretto assieme alla sorella Rossana il film tv Parole E Baci. Quando torna a dirigere un lavoro televisivo è la volta proprio di questa Camere Da Letto, esattamente un decennio dopo. Il film ha un cast "cinematografico" e infatti la produzione è a cura di Vittorio e Rita Cecchi Gori. Tutta la famiglia è coinvolta, oltre Simona c'è Giuppy, Francesco Venditti (figlio di Simona e Antonello Venditti), Ricky Tognazzi, all'epoca marito di Simona da due anni, e Alexandria La Capria, all'epoca moglie di Francesco Venditti. La storia è di quelle tipiche della Izzo, tenzoni amorose con letti incrociati, donne sempre su di giri e uomini perlopiù inadeguati. La sceneggiatura è straripante per quanto riguarda i dialoghi, si parla di continuo e si straparla fino a saturare le orecchie dello spettatore (anche perché il 50% delle battute sono urlate durante litigi, oppure sono di bambini che devono attenersi allo stereotipo dei bambini pestilenziali e furenti, dunque urlanti pure loro). Il titolo fa riferimento al luogo dove perlopiù avviene il tutto, oltre al fatto che Abatantuono di lavoro fa il guardiano notturno di un mobilificio (camere da letto comprese). Non so quanto casualmente, la scelta del cast femminile mette insieme una quantità di chili di scollature da guinness; tra la Izzo (sempre scollata), la Cucinotta (sempre scollata), la La Capria (generosa e abbondante pure lei) e Chiara Salerno (che sfoggia il décolléte in una sola scena, ma non passa inosservato), pare proprio che la Izzo abbia "soppesato" ben bene ruoli e casting. Sul versante maschile invece tra Abatantuono, Covatta e Tognazzi abbiamo un tris di moschettieri arrabattato e goffo, alle prese con ménage sentimentali e/o matrimoniali sempre complicati, arrovellati e la cui gestione non sembra essere alla loro portata.
I giochi di coppia sono sempre e solo all'insegna della baruffa, con una sottotraccia erotica inevitabile visto il riproporsi incessante di balconi sempre in bellavista. Il ritmo che piace alla Izzo è convulso, frenetico, così come fondamentalmente i personaggi danno sul caricaturale, sulla farsa, spingendo sul pedale del grottesco e dell'iperbolico. C'è un uso dei bambini un po' strumentale che probabilmente dovrebbe fungere da contraltare alle scene degli adulti, ma anziché alleggerire spesso appesantisce la visione. Il clima è divertente ma a ben vedere non si ride quasi mai, fatta salva qualche sparuta battuta di Covatta, che al limite strappa "una risata a denti stretti" (come si usava dire sulla Settimana Enigmistica). Carina anche la parentesi al ristorante Benito (ex rosticceria), dove Alex Partexano dà vita ad un cameriere furbacchione molto simpatico. Il finale è all'insegna della ricomposizione dei dissidi, tranne che per il duo Simona Izzo/Tognazzi, che fa proprio della conflittualità la linfa vitale della propria sussistenza. Curiosa la scelta di dare a tutti i personaggi un accento vagamente romanesco, per cui di tanto in tanto ad Abatantuono, come a Simona Izzo (la cui dizione è notoriamente perfetta) o a Tognazzi scappa una battuta dall'accento romano che finisce col risultare "stonata" (poiché, soprattutto nel caso di Abatantuono, è vistosamente sforzata).