
Calda Emozione è il primo film hollywoodiano del regista messicano di origini ungheresi Luis Mandoki, tratto dal romanzo di Glenn Savan del 1987, che ha anche un piccolo cameo nella pellicola. Il titolo originale White Castle faceva riferimento ad un preciso ristorante realmente esistente a St. Louis che tuttavia non autorizzò la Produzione ad usare il proprio marchio, si passò quindi a White Palace. Il set del ristorante dove lavora la protagonista Susan Sarandon era altrettanto un vero ristorante del posto che dopo il film per sfruttarne successo e riconoscibilità chiede di poter cambiare nome in White Palace, ma stavolta fu la Produzione a non autorizzare e quindi il ristorante si ribattezzò White Knight, cercando perlomeno di rimanere affine in ambito cavalleresco. Dunque il titolo del film è legato ad un luogo preciso. Immaginate la Distribuzione italiana che con grande sottigliezza ed arguzia decide di mandare il film nelle sale nazionale chiamandolo Calda Emozione e sperando che il tasso di testosterone italico facesse il resto. Una cretinata bella e buona come spesso accaduto nelle riunioni dei distributori italiani, grandi brain storming dai quali poi emergevano titoli di una banalità e di una bassezza culturale disarmanti. Il film viene venduto come erotico ma per quanto ci siano anche scene di sesso (per altro nemmeno troppo forti), Calda Emozione è prevalentemente un dramma con fortissimi accenti amari e di solitudine.
Si racconta l'incontro di due anime simili e distrutte, Nora (Susan Sarandon) è una cameriera quarantenne il cui figlio è morto suicida ed il cui marito era un violento alcolizzato, Max (James Spider) è uno yuppie vedovo ventisettenne vagamente paranoico che non si è ancora ripreso dalla morte della moglie. Il loro approccio alla vita, benché disincantato ed illuso è profondamente diverso, mentre Nora cerca di ritrovare qualcosa che la faccia andare avanti, anche in modo sgangherato e sbagliato ma sembra non volersi arrendere, Max si è perso e nulla sembra essere uno stimolo sufficiente ad evitare la deriva progressiva. Il loro incontro è maldestro ma poi grazie soprattutto a Nora inizia una frequentazione. Appartengono a due classi sociali opposte e anche questo aspetto (attentamente indagato nel film) crea molte frizioni, assieme alle rispettive cicatrici personali ed alla differenze culturali, sociali ed anagrafiche.
- SPOILER: ciò nonostante la scintilla dell'amore e dunque, per proprietà transitiva, della vita germoglia ugualmente e trascina con sé i due relitti che tornano a rifiorire e ad accendersi. Non saranno tutte rose e fiori (per rimanere in ambito botanico) ma l'happy ending c'è e per altro è forse l'unica nota un po' stonata del film, in quanto davvero troppo forzata e zuccherosa.
Il sesso è importante nell'economia del film ma non tanto per ciò che si vede (che in verità è pochissimo), ma per ciò che significa e comporta. E' attraverso la pulsione sessuale che Nora riesce a scardinare perlomeno inizialmente le difese di Max. Ed è naturale che sia lei ad offrirsi perché dei due lei è quella che ancora rimane agganciata alla voglia di vivere, nonostante tutto. Dunque il sesso è una chiave per accedere ai sentimenti più remoti dei personaggi e permettere che la loro anima torni in superficie. Ho molto apprezzato i dialoghi di una sceneggiatura affatto banale o dozzinale, è tutto alquanto plausibile e apprezzabile. La Sarandon è splendida nella sua interpretazione sofferta, Spader ha la faccia un po' più di gomma ma in tutta onestà anche lui dà una bella prova. Proprio per questo il finale, letteralmente l'ultima scena, arriva un po' a rovinare la sottigliezza e la profondità del resto del film, come se improvvisamente Walt Disney fosse passato dal set e avesse voluto dire la sua. Interessante il parallelismo con Marilyn Monroe, il cui vero nome era Norma Jeane Baker, quasi identico a Nora Baker, motivo per il quale Nora si sente naturalmente attratta dalla vita di Marilyn, una donna sconfitta che amava ma sprofondava nel dolore e nell'opportunismo altrui. C'è persino una sovrapposizione del volto quasi estatico di Marilyn con quello di Spader durante un amplesso, a ricondurre la coppia sotto l'influenza della Monroe e della sua biografia dissestata. Curiosa anche la breve parentesi soprannaturale portata dalla sorella di Nora nel film, Eileen Brennan, sobria ma suggestiva. Bella la fotografia notturna di St. Louis (ad opera di Lajos Koltai).