Io Buck Rogers in tv lo guardavo (stiamo parlando all'incirca del 1982/'83, su Italia 1). Assieme a Battlestar Galactica mi sembravano i fratelli pezzenti di Star Trek, anche se in realtà l'idea di chi produceva le serie era fare i soldi di Star Wars. Qualcosa in comune l'avevano, il marchio Glen A. Larson. Negli States Buck Rogers va in onda, suddiviso in due stagioni per un totale di 37 episodi, tra il '79 e l'81; nel '29 Philip Francis Nowlan lo inventa e da allora il Capitano William Anthony Buck Rogers viene declinato in strisce a fumetti, racconti, programmi radiofonici e televisivi. Il nome originale dello show è Buck Rogers In The 25th Century e prima della messa in onda televisiva, come avviene di solito, viene realizzato un episodio pilota, che poi va nelle sale americane dal 30 marzo del 1979. Il responso al botteghino è positivo (21 milioni di $ del Nord America) e la serie viene effettivamente messa in cantiere. Molte scenografie, attrezzature e costumi di Battlestar Galactica (che cronologicamente viene prima) vengono impunemente riciclate per l'occasione.
Oggi, quasi 40 anni dopo, Cult Media edita in Italia il dvd del film pilota, (quasi) col suo titolo originale (Buck Rogers al posto di Captain Rogers). 87 minuti di preludio a quella che sarà la battaglia tra la Terra e i Draconiani nel 2491 e seguenti. Visto oggi, l'episodio appare un filino fuori tempo. Vuoi che si trattava sostanzialmente di un prodotto televisivo e seriale, vuoi che il budget era quel che era, vuoi che sono passati 4 decenni, oggi il povero Buck pare la quintessenza dell'anacronismo, della vecchieria e dell'antiquariato. Il film in questione è ai vertici della Coppa Campioni della pezzenteria, con momenti di kitsch oltremodo imbarazzanti (su tutti, il ballo di gala con le musiche electro e le coreografie con le palle in mano, coreografie che poi Buck spariglia chiedendo del buon rock 'n' roll). Il capitano del XX° secolo è un guascone buontempone, arrogante e sborone (con la faccia yankee di Gil Gerard), ha la battuta facile, è un maschio alfa, ha una filosofia di vita che assomiglia preoccupantemente alla politica estera americana dei governi Repubblicani (prima darle, poi si ragiona) e ovviamente - ça va sans dire - è un latin lover imbattibile. La stessa Principessa Ardala (Pamela Hnsley), pur coniglietta di Playboy ad honorem, non può resistergli, e se la deve giocare con Erin Grey, la quale, per quanto più pudica, non è proprio la Mariangela Fantozzi della situazione.
Nel film in questione viene spiattellato l'antefatto della serie; con valide e solide motivazioni scientifiche (...) si spiega che Rogers parte per una missione nell'87 e torna 500 anni dopo grazie ad un perfetto bilanciamento di ingredienti nella cabina del suo shuttle che lo criogenizzano a dovere (lui e tutti gli strumenti, lascia fare che sono macchine analogiche e lui è fatto di carne e ossa), oltre allo sbalestramento in un'orbita galattica che vattelappesca. Torna 5 secoli dopo, le cose sono un po' cambiate, pare di essere tornati ai tempi di Conan, solo con le pistolette laser, però vabbè, alla fine Ardala vestita da capa barbara interplanetaria fa la sua "porca" figura, idem la sua guardia del corpo Tigerman (molto wrestler in effetti). Buck spara battute sfrontate a raffica, vive avventure impossibili e fa comunella con un droide nano con i capelli a paggetto che ripete sempre e solo "BI-DI-BI-DI". Accade l'impossibile, le brutture più brutture non ci vengono risparmiate, effetti speciali terribili, citazioni dei post atomici urbani con agguati notturni di sub proletariato appestato, cimiteri futuribili di Chicago che sembrano il New England, civiltà aliene così avanzate da sembrare Sodoma e Gomorra, un progresso che è un regresso a tutti gli effetti, e che infatti non genera alcun contraccolpo in Buck Rogers, che si trova pienamente a suo agio. La visione è senz'altro divertente, a patto di avere la consapevolezza di star guardando un film fuori dal tempo. Attenzione alla presenza di Henry Silva, cortigiano ambiziosissimo della Principessa, che sfodera tutto il suo repertorio di cen... cinquan... diec... quat... una espressione, quella da Henry Silva.