Blue Nude

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Blue Nude

Ultima (o penultima, dipende dalle fonti) pellicola in carriera di Luigi Scattini - se la gioca con La Notte Dell'Alta Marea - dopo una filmografia mani e piedi nei generi del cinema commerciale italiano. Con Blue Nude Scattini va all'estero, attratto dalla New York di Un Uomo Da Marciapiede (1969) e dei film di Scorsese, una città notturna turbolenta, morbosa e spietata, rischiarata dalle luci al neon delle insegne pirotecniche, un parco divertimenti per adulti dove chi non ha soldi da spendere per l'intrattenimento lo subisce come vittima sacrificale, un colosseo dove le persone si dividono in leoni e cristiani dati in pasto ai leoni. Alla seconda fascia appartiene Rocco Spinone (Gerardo Amato, fratello di Michele Placido), italiano emigrato in cerca del sogno americano. Si arrangia con lavoretti infimi, come fare lo spogliarellista per attempate signore e omosessuali allupati, il gigolò, l'attore di filmetti a luci rosse, la guida turistica, il dog sitter. Scrive copioni per film che vorrebbe interpretare ma l'occasione giusta non si presenta mai. Spinone (un "underdog" di nome e di fatto) vive ai margini e a quei margini sembra inesorabilmente condannato. Sui set hard conosce Lilly (Susan Elliot), della quale si innamora, coltivando un rapporto complicato fatto di condivisione con altri partner per ovvie ragioni professionali. - SPOILER: la sua quotidianità precipita quando accetta le avances di una minorenne e viene incastrato da due soci della ragazzina che in realtà fa la prostituta. Rocco viene ricattato per 2000 dollari, se non pagherà passerà un brutto guaio e il suo status di immigrato ben accetto negli States cesserà. A questo si aggiunge che Lilly muore durante le riprese di uno snuff movie, strangolata dall'attore che la stava violentando a favore di telecamera. Esasperato, Rocco fredderà a colpi di rivoltella i suoi esattori e si perderà nelle strade notturne della metropoli.

Blue Nude è una disperata biografia di un ultimo. Viene spesso citato come un'indagine sul mondo del porno americano degli anni '70 ma non mi sentirei di definirlo tale. Quell'ambiente è lambito perché è quello che bazzica Rocco, non il solo ma quello che per un certo periodo gli dà da vivere, sia materialmente (i soldi) che emotivamente (il rapporto con Lilly), tuttavia non è il porno l'argomento principale, ma la condizione di vita di Rocco e di quelli come lui. Ogni fotogramma è intriso di solitudine e sconfitta. Rocco non ha un vero talento, a parte la giovane età e la faccia piacente e sfrontata; non ha una sua professionalità, non ha meriti e non ha nemmeno una grande esperienza di vita, essendo a New York da appena un anno. Sbarca il lunario, come tanti italoamericani qualunque, in attesa che qualcuno (l'America) si accorga di lui. Coltiva sogni impossibili per il suo reale status e si anestetizza con le donne. Lilly (la vera attrice di film hard Susan Elliot) rappresenta un raggio di luce nella sua vita, una parentesi di amore, dolcezza e calore, ma l'esito tragico della vicenda non lascia dubbi su quale sia il destino dei loser come Rocco. Detto questo, certamente la descrizione exploitation dell'ambiente arrembante e privo di scrupoli del cinema a luci rosse è avvilente e terribile, fatta di uomini del tutto privi di sensibilità, fino all'accettazione di un omicidio sul set per fare cassa (lo scambio di battute tra tecnici e regista quando succede il fattaccio è agghiacciante). I personaggi che girano attorno a Rocco - fatta eccezione per Lilly - non sono migliori di lui, anzi sideralmente peggiori. Si pensi alla giovane prostituta Peggy (Jill Turner) o anche alla signora che paga Rocco per portare fuori i suoi cani, che va a vedere i suoi spogliarelli e che non disdegna di pagarlo anche per le sue prestazioni sessuali. Un'umanità sola, dolente ed egoista, tutta fondata sul principio di prevaricazione.

Molto bella e suggestiva la fotografia che ci restituisce una New York dell'epoca lontana dal glamour e molto proletaria e urbana; idem le musiche firmate da Pietro Umiliani. Gerardo Amato ricorda tantissimo il fratello, persino nella voce. Fa un cameo anche Monica, figlia del regista. Scattini poté lavorare dall'interno, frequentando veri set pornografici e vere maestranze dedicate a quel cinema (tant'è che diversi attori compaiono nel film). Lo stesso Scattini ne trasse una impressione sgradevole e disumanizzante. La chiusa è particolarmente amara, vuoi per il riferimento agli snuff movie, di cui ovviamente Scattini non ebbe esperienza diretta ma la cui esistenza era sulla bocca di molti, vuoi per la decisione ultimativa presa da Spinone, con la quale pone fine ad ogni legittima aspirazione di una vita migliore (già pesantemente mutilata dalla perdita dell'unica anima che aveva mostrato un interesse puro e genuino nei suoi confronti). Due anni dopo Paul Schrader girerà Hardcore, tornando ad investigare - non senza angosce - i meandri sordidi del mondo del porno.

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