
Quando Michael Mann batte un colpo Cineraglio risponde all'appello, perché Michael Mann batte, forte, sempre. Come Unieuro. Quando almeno una volta nella vita hai visto Collateral è così, diventa una droga, la dose di Michael Mann è necessaria. Blackhat arriva a sei anni di distanza da Nemico Pubblico; la sua genesi trae origine dalla cronaca, e più precisamente dal tentativo di sabotaggio delle centrifughe dell'impianto nucleare iraniano di Natanz attraverso Stuxnet, un malware progettato da americani e israeliani, attacco informatico cinghiale facente parte della cosiddetta operazione "Giochi Olimpici", benedetta da quel fine stratega che era George W. Bush e volti a destabilizzare digitalmente l'Iran. Mann coglie tutti gli spunti necessari e inizia a delineare Cyber, prima incarnazione del futuro Blackhat. Per aderire il più possibile alla verosimiglianza tecnologica della vicenda si serve della competenza di ex hackers e consulenti alla sicurezza informatica. Le riprese iniziano addirittura nel 2015, ben due anni prima dell'uscita della pellicola; California, Malesia, Indonesia e Hong Kong ospitano i set.
Nicholas Hathaway (Chris Hemsworth) sta scontando 13 anni in carcere per crimini informatici. Gli viene proposto un accordo per lasciare la prigione, ovvero collaborare col Governo americano- a sua volta in accordo con quello cinese - per fronteggiare un cyber terrorista che ha già minacciato la sicurezza nucleare della Cina, hackerando il sistema di raffreddamento e arrivando quasi a provocare una fusione del nocciolo. L'attacco si è basato su un malware a doppio codice, parzialmente progettato sei anni prima proprio da Hathaway, assieme ad un militare cinese col quale ora il galeotto deve fare team. Le indagini porteranno Hathaway, Chen Dawai (Leehom Wang) e sua sorella Lien Chen (Tang Wei) in giro per l'Oriente, nel tentativo di decriptare i codici del terrorista e le sue reali intenzioni.
Il film è stato un flop, costato 70 milioni di dollari ne ha incassati 17, finendo addirittura direct to video in Australia. I motivi sono diversi. Innanzitutto Blackhat è un'opera complessa, impegnativa, elaborata in ogni direzione, visiva, concettuale, informatica, linguistica. I meno addentro all'argomento "cyber crime" possono sentirsi spaesati, Mann non si preoccupa minimamente di includerli, procede per conto suo e si lascia alle spalle chi non è in grado di tenere il passo del livello di accuratezza informatica espresso dalla pellicola. In questo senso il film ha un tono algido, freddo, "digitale" appunto, che non crea quel tipico clima di pathos e partecipazione da Settimo Cavalleggeri dello zio Sam che getta il cuore oltre l'ostacolo per far polpette dei nemici. Mann non è uno da facili emozioni da fiction, il suo è cinema sottile, aristocratico, tagliente. Il che d'altro canto contrasta con la scelta di Thor come protagonista, il fisicatissimo Hemsworth, con le sue mono espressioni da "adesso vengo lì e ti spacco le corna", risulta indirettamente proporzionale alle guerre da tastiera. D'accordo che i suo i muscoli vengono "giustificati" narrativamente col fatto che in carcere devi tenerti vivo in qualche maniera (ed infatti c'è anche l'apposita scena in cui il ragazzo, chiuso in isolamento, si mette subito a far flessioni, alla Fabrizio Corona), tuttavia non si riesca a cacciar via durante la visione quella sensazione di stridore vedendo un film di ultra nerd comandati dal figlio di Odino. E quando è il momento infatti Hemsworth mena schiaffoni come e meglio di Van Damme (si veda la scena del ristorante cinese).
Sua compagna di scorribande è Tang Wei, affascinante Leone d'Oro alla 64° Mostra del Cinema di Venezia del 2007 per Lussuria - Seduzione E Tradimento di Ang Lee. Blackhat è appena il suo quarto film ma il suo personaggio è magnetico e ben svolto, e per qualche motivo mi ha fatto venire in mente una di quelle parti un po' nervose, a metà tra action e dramma, di cui si è incaricata talvolta Asia Argento (Red Siren, D-13, Boarding Gate). Interessante l'uso delle musiche, come al solito quando si tratta di un lavoro di Mann. Elettronica e paesaggi ambient (comprese le rielaborazioni di temi già presenti in Elysium e In Linea Con L'Assassino) si fondono perfettamente tra loro e con i fotogrammi, creando un ulteriore ed evocativo livello di suggestione durante la visione. Tuttavia sulla colonna sonora ci sono state delle polemiche dovute alla recriminazione da parte di uno dei compositori (Harry Gregson-Williams) che ha sostenuto di aver visto modificate e decurtate le sue partiture musicali. Mann è ricorso appositamente al lavoro di più musicisti per creare una rotazione di differenti piani emotivi che potessero giovare al film. Quasi pleonastico soffermarsi sulla bellezza della fotografia e delle immagini, vero marchio di fabbrica del regista americano, le metropoli orientali notturne, puntellate di luci e grattacieli, sono tra gli skyline più belli visti al cinema.