Asylum, ci risiamo. Sinonimo indiscusso di produzioni scadenti, abborracciate, cialtrone ed estemporanee, eppure col suo zoccolo duro di fans che approvano e non si perdono ogni nuova genialata partorita dallo studio hollywoodiano (perché che ci crediate o no, stanno a Hollywood). In Italia i titoli Asylum vengono distribuiti da Sony, Eagle e Minerva, per fortuna qualcuno rimane inedito, ma tanta "qualità" arriva comunque sulle nostre sponde. E' il caso di Bigfoot, ennesima variazione sul tema messneriano della creatura gemella dello yeti, un bestione a volte scimmiesco, a volte preistorico, a volte bestione e stop, che appesta i boschi e le montagne americane, e che talvolta è buono, talvolta gioca pure coi bambini ad acchiapperello, altre volte è un feroce seminatore di morte. In epoca ambientalista 2.0 il Bigfoot diventa il paladino delle cause verdi, l'argine alla deforestazione e all'inquinamento sonoro, il pilastro contro l'avidità (e la stupidità) umana. Ma anche un inguardabile aborto di effetti speciali (e si fa fatica a chiamarli così) made in Asylum.
A Deadwood, nel South Dakota, l'ex rocker Harley Anderson conduce un programma alla radio e sta per mettere in pedi un grande festival di vecchie glorie che richiamerà in città circa 5000 persone. Per ospitare l'evento, d'accordo col cinico sindaco di Deadwood, disbosca allegramente le montagne nei dintorni. Simon Quint, ex socio di Anderson, ed ex musicista pure lui, si oppone alla strage di alberi e guida l'opposizione ambientalista. Tuttavia niente può contro le ruspe del festival, che si tiene regolarmente. Proprio durante la manifestazione però si manifesta il terribile Bigfoot, infastidito da tutta la caciara imbastita nei pressi della sua tana. Uccide, sventra, spacca e sconquassa. Viene allertata la Guardia Nazionale, e mentre da una parte gli ambientalisti imbracciano la causa del Bigfoot come espressione del grido di ribellione di Madre Natura, dall'altra Anderson ed i suoi sgherri imbracciano i fucili a pallettoni per stendere il mostro. Nel mentre Bigfoot invade la città senza essere invitato e distrugge come e più di Godzilla. La battaglia finale avviene addirittura sulla cime del monte Rushmore, tra le teste dei Presidenti. Un super missile fa saltare in aria la testa di Lincoln, uccidendo pure il Bigfoot; anche Anderson e Quint periscono nel boato. Un anno dopo, il sindaco di Deadwood, ricorderà l'evento inaugurando una statua dedicata ai due eroi che fronteggiarono la creatura.
Non sapevo che Bigfoot fosse una produzione Asylum, giuro, ma sapevo che c'era Alice Cooper, e così, incauto ed ingenuo, mi sono messo alla visione. Alice Cooper è tra gli ospiti del festival, nella parte di se stesso. Bechetta con Anderson perché il losco organizzatore ha promesso mari e monti, tanti nomi celebri da far sfilare on stage, mentre al dunque il solo Alice si ritrova ad esibirsi sul palco, ed è durante il suo concerto che Bigfoot arriva (dunque non gradisce il rock n roll) e stermina gli spettatori, Alice compreso, che viene spiaccicato senza tanti complimenti. Divertente il suo cameo, fatto di dialoghi capricciosi nei quali la rockstar rivendica il suo prestigio e le sue quotazioni. Chiaro che Alice si sia divertito a fare una stupidata del genere, noi spettatori un po' meno, perché Bigfoot è veramente una boiata pazzesca e Alice Cooper è del tutto sprecato anche solo per una comparsata ironica. Il film non lo merita. Non è ascrivibile al "tanto peggio tanto meglio", è proprio brutto e basta. Gli attori recitano da cani. Danny Bonaduce (Anderson) è insopportabile con le sue movenze stereotipate (di espressioni manco a parlarne perché è cementificato di plastica, botulino e silicone in faccia). Barry Williams (Quint) pare la controfigura cheap di Lou Reed, e c'è pure Sherilyn Fenn, drammaticamente invecchiata e imbolsita, anni luce lontana dalla seduzione di Twin Peaks, Boxing Helena, Congiunzione Di Due Lune. La creatura è di un trash e di un'approssimazione di rara incapacità. Spesso pure il montaggio aggrava la situazione, mettendo in fila fotogrammi del bigfoot che non legano l'uno con l'altro. Ok, c'è una minima ironia di fondo, ma è davvero troppo labile per godersi il film come qualcosa che non vuole prendersi sul serio; è troppo svaccato e debole per intrattenere con un minimo di dgnità. In America è andato in tv, non che sia passato dalle sale cinematografiche; da noi invece, se proprio amate il masochismo, lo potete ammirare in tv o in dvd.