Sessantasettenne e a fine carriera, quel pazzo scriteriato di Luis Buñuel dirige Bella Di Giorno (1967) provocatorio ritratto della borghesia presessantottina, cattolica, perbenista e snob (e nel '72 arriverà proprio Il Fascino Discreto Della Borghesia), basato sull'omonimo romanzo del '28 di Joseph Kessel. Catherine Denevue, gelida, algida, pure un po' frigida, è la mogliettina del chirurgo Jean Sorel. Da piccola ne deve aver subite di ogni, educazione repressiva e qualche molestia; da grande è una donna che non sa dare affetto, scostante e altezzosa. Ma cova....cova roba torbida, perché fa strani sogni nei quali viene umiliata e torturata, e ne gode. E non appena viene a sapere da un'amica che un'altra comune amica ha deciso di "fare la vita", non riesce a levarsi quel pensiero dalla testa, diventa un'ossessione. Apparentemente disprezza una simile scelta, ma in segreto compie il medesimo passo, si accasa presso una maitresse, e tutti i giorni dalle 2 alle 5 del pomeriggio, all'insaputa della sua piccola dorata società di appartenenza, si concede a perfetti sconosciuti. Questo la migliora sensibilmente come persona, come donna, come moglie e addirittura come amante. Psicanalisi fai da te. Se prima non si concedeva mai a suo marito, adesso invece è disposta anche al sesso; è sempre sorridente mentre prima era un muso lungo di marmo. Tra i suoi clienti c'è un poco di buono, un malvivente molto bohemienne (Pierre Clémenti) che si invaghisce seriamente di lei e che la insegue fino a casa pur di averla tutta per sé. Bella Di Giorno (il nome d'arte della Denevue nel casino), teme di essere scoperta ma all'ultimo Clémenti sembra desistere.
- SPOILER: in realtà Clémenti aspetta sotto casa il marito di Bella e lo prende a rivoltellate per poi darsi alla fuga (....venir raggiunto dalla Gendarmerie e accoppato). Jean Sorel ne esce vivo ma malconcio, su una sedia a rotelle e incapace persino di imboccarsi da solo. Dipende in tutto e per tutto dalla premurosa moglie, e questo sembra gratificare molto la Denevue. Tuttavia, un amico comune (Michel Piccoli), attratto dalla Denevue e rifiutato più volte in passato, conosce il segreto di Bella Di Giorno e annuncia che lo rivelerà a Jean Sorel per lenire il suo senso di colpa nel dipendere totalmente da quella "santa crocerossina" della moglie. L'incontro tra Piccoli e Sorel avviene in privato e la Denevue non ha la certezza che il suo segreto sia stato effettivamente rivelato, tuttavia il film si chiude su un finale - che pare più che altro immaginario, una sorta di sogno ad occhi aperti della Denevue - che vede Sorel completamente ristabilito e molto ben disposto verso la moglie. Sarà davvero a conoscenza del segreto di sua moglie?
Ammirevole l'eleganza formale con la quale è descritta la vicenda, sempre in bilico tra sottile ironia ed uno sguardo asettico (e anche il primo film a colori del regista spagnolo). Buñuel si diverte a fustigare benpensanti e moralisti, creando questo quadretto di società apparentemente educata e perfetta, nel quale però c'è del marcio. Piccoli è un donnaiolo impenitente che trabocca sarcasmo, la Denevue è una donna morbosa e perversa, che prova piacere nell'infliggersi la mortificazione, e che ama situazioni estreme, Sorel pare un bambacione che non si accorge di nulla, e si rimane col dubbio che alla fine scopra tutto e ne goda anche di più. Bei vestitini, auto lussuose, ambienti esclusivi come ristoranti e circoli del tennis, ed una elite di ricchi debosciati e annoiati, tendenti all'amoralità e all'ipocrisia. Alcuni hanno visto nel percorso di "emancipazione" della Denevue una ribellione contro la normalizzazione imposta dalla società borghese. Ci può stare come no; certo la Denevue rende al meglio un personaggio "ribelle" e incompatibile con le regoli borghesi, sebbene Bella Di Giorno possa anche essere letta "semplicemente" come una donna prodotto della sua fanciullezza, dell'educazione ricevuta (magari quella sì, borghese), delle molestie subite, e anche un po' stronza di suo, vuota di sentimenti ed emozioni, egoista, ed incapace di donare affetto sincero. Un profilo francamente inquietante, avvolto com'è in continue visioni maniacali, paranoiche e sadomasochistiche. Nonostante le critiche scandalizzate dell'epoca, vuoi per l'argomento, vuoi per il cinico sarcasmo con cui Buñuel lo tratta, Bella Di Giorno vinse il Leone d'Oro alla 32ª Mostra del Cinema di di Venezia (mentre a Cannes fu sdegnato e non ammesso). In Italia comunque ci siamo distinti lo stesso, poiché sono state censurate tre scene del film.