Barb Wire

Barb Wire
Barb Wire

Forse non tutti sanno che Barb Wire nasce come fumetto della Dark Horse che infatti co-produce il film. L'idea di affidare il ruolo di protagonista a Pamela Anderson tuttavia sconvolge completamente l'obbiettivo di trasporre in modo credibile la striscia cartacea in fotogrammi di celluloide. Intendiamoci, anche nel fumetto Barbara Kotepski è una valchiria bionda sempre (s)vestita in modo sexy, ma la Anderson riesce ad esasperare ulteriormente questa componente senza però controbilanciarla in alcun modo con la recitazione, non essendo un'attrice ma una modella prestata alla macchina da presa, e soprattutto una bambola sexy abituata esclusivamente a piacere ed a suscitare brividi sessuali in chi ne brama la fisicità, in estatica contemplazione. Ovvio che un film su Barb Wire avrebbe puntato sulla sensualità dell'eroina ma l'opzione Anderson ha comportato unicamente e totalmente quella sottolineatura, complici anche una sceneggiatura, una messa in scena ed un restante cast non esattamente indimenticabili. Le nomination ai Razzie Award (i peggiori) furono ben sei ed una alla fine andò a segno (alla Anderson come "peggior nuova star"). Successivamente il film è anche entrato a far parte della lista dei peggiori cento del secolo, occupando un prestigioso diciannovesimo posto.

David Hogan, dopo un decennio passato a dirigere videoclip di Diana Ross, Prince, Fleetwood Mac, Kylie Minogue, Sheryl Crow ed un'altra ventina di artisti, esordisce come director proprio con Barb Wire. Ovvio che questo comporti: 1) un'estetica radicalmente videoclippara; 2) l'inesperienza in ambito action-fantascientifico del regista, dal momento che non tutti sono Tony Scott (certamente non lo era Hogan), il quale dopo riprende sostanzialmente a dirigere video musicali, fatta eccezione per Testimone Involontario (1997) con Jon Voight (che non ho mai visto e che muoio dalla voglia di vedere....) . In compenso, mestiere e bagaglio professionale li porta in dote la Anderson.... ah no. Fresca di matrimonio con Tommy Lee dei Motley Crue (sposato 4 giorni dopo averlo conosciuto) la corazzatissima canadese naturalizzata americana viene annunciata dai titoli di testa proprio come Pamela Anderson Lee, un vanto che evidentemente non poteva essere taciuto (divorzieranno nel '98, Lee finirà in carcere per violenza domestica e la Anderson dichiarerà di aver contratto l'epatite avendo condiviso gli aghi per i tatuaggi con Lee). La vicenda è ambientata nel vicino 2017, solito futuro distopico, gli Stati Uniti (eterno centro del mondo) sono diventati una dittatura para nazista (le uniformi militari parlano chiaro) e la Resistenza lotta come può perché non venga diffuso un virus mortale. Barbarella un tempo combatteva nell'esercito dei buoni ma, abbandonata dal suo fiancé, molla le armi e apre un bar, l'Hammered. Un bar a misura di Pamela Anderson, tipacci brutti e sciancati sempre vestiti di pelle e borchie, musica (orrenda) a tutto volume, alcol, tatuaggi e tette come se non ci fosse un domani. La sua strada si incrocia di nuovo con la ex fiamma (Temuera Morrison), tuttora coinvolto nelle file della Resistenza ed intento a proteggere una scienziata governativa che ha deciso di cambiare schieramento e salvare il mondo col suo vaccino. - SPOILER: Barb Wire tentennerà un po', gelosa della sua neutralità, ma quando suo fratello verrà ucciso dai governativi, dichiarerà guerra al mondo.

Siamo ancora al titolo ed alle scritte con i nomi degli attori, che la Anderson è già a tette di fuori, il buongiorno si vede dal mattino. Per altro di quella memorabile scena d'apertura (un balletto bagnato sul palco dell'Hammered) ne esiste una versione "uncut" addirittura di 9 minuti (non che quella inserita nel film sia tutto questo "cut", semplicemente ha una durata minore, una specie di compendio della versione extended, "cut" nel senso di durata dunque e non di nudità). Per tutto il film il seno della Anderson è il protagonista assoluto, valorizzato, esposto, inquadrato, incorniciato, evidenziato in ogni modo possibile e di tanto in tanto esibito liberamente (quando hai una dote perché non mostrarla...). Questo dispensa la Anderson dal dover recitare. Il trucco è pesantissimo, i capelli sono così scomposti e intirizziti da sembrare una parrucca di plastica, le battute che l'attrice pronuncia sono una roba che farebbe impallidire persino l'ispettore Callaghan, solo che pronunciate dalla totalmente inespressiva Anderson creano un vuoto incolmabile attorno alla protagonista. Non esiste il minimo cast di supporto. Spiace vedere Udo Kier ridotto ad un ruolo buffonesco simile, una specie di Igor, un cagnolino da riporto; per quanto riguarda gli altri attori conviene cercare agli oggetti smarriti. La Produzione si guarda bene dall'inserire una qualsiasi altra femmina che possa minimamente mettere in ombra la Anderson, unica vulva suprema che popola il film. Ci sarebbe la "dottoressa Devonshire" che però è una innocua e copertissima Victoria Rowell. I momenti di azione sono tanti, ma nessuno rimane impresso, l'universo melting pot di riferimento si aggrappa a vari input, da Mad Max a I Guerrieri Della Notte, passando per tutto il cinema action e distopico americano degli anni '80 (per carità, non nominiamo Carpenter invano!). Anche qui, il più delle volte si percepisce chiaramente che a compiere le acrobazie di Barb Wire c'è qualcuno col parruccone platinato e la tutina di pelle attillatissima (la Anderson se la fece stringere intorno alla vita strizzando ben 43 cm carne viva, una vera tortura). Nella mefitica colonna sonora poteva mancare una hit del maritino Lee? E infatti... "Planet Boom". Ridicolo il tormentone della Anderson che non vuole essere chiamata "baby" e tritura sistematicamente chiunque lo faccia. Forse si aspettava la chiamassero "Magnifico Rettore dell'Università di Long Beach".

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