Over The Limit, il documentario su Margarita Mamun (ginnastica ritmica) già mi era costato caro in termini emotivi, vuoi perché padre di una ginnasta, vuoi perché qualsiasi essere umano (non russo) difficilmente può sostenere quella storia senza inorridire per la propria appartenenza al suddetto genere umano (o presunto tale). Evidentemente non pago, ho morettianamente proseguito col farmi del male e mi sono sottoposto pure alla visione di Athlete A che, seguendo in particolar modo le vicende di Maggie Nichols (ginnastica artistica), allarga la visuale ad un numero impressionante di ginnaste, impressionante poiché tutte vittime (o meglio "sopravvissute", come vengono definite nel corso del documentario) del Dr. Larry Nassar, medico di USA Gymnastics, la Federazione sportiva americana che crea le ginnaste olimpioniche deputate a rappresentare gli Stati Uniti d'America nelle competizioni internazionali, Olimpiadi comprese. "32 medaglie di bronzo, 38 d'argento, 34 d'oro, 500 sopravvissute ad abusi sessuali" - questo il raggelante incipit di Athlete A, che raccoglie le malefatte perpetrate da Nassar, osteopata della Nazionale americana dal '96 al 2017, poi processato e condannato per oltre 500 crimini contro donne, giovani donne, persino sotto i 13 anni. Tra queste, praticamente tutte le stelle di punta della ginnastica artistica americana, dalla campionessa Simone Biles in giù. Ne emerge un quadro raccapricciante non solo per la cosa in sé, ma perché Nasser ha goduto di una serie di coperture, complicità e silenzi interessati da poter parlare di un vero e proprio complotto. Basti dire che persino le indagini dell'F.B.I. si arenano inspiegabilmente nel nulla, pur con decine e decine di segnalazioni, email e testimonianze. La lista delle persone che vengono progressivamente a sapere e che deliberatamente non si rivolgono a nessun tipo di autorità esterna a USA Gymnastics - col preciso intento di tutelare l'Organizzazione anziché le ginnaste, le donne, le bambine vittime di abusi sessuali (ma anche psicologici) - è imbarazzante, enorme, ingiustificabile, fino al punto che le ragazze e le loro famiglie si trovano disperatamente costrette ad imbarcarsi da sole in questa battaglia, supportate inizialmente solo dai cronisti dell'Indianapolis Star, pubblicazione locale della omonima città.
Nassar non uscirà più di prigione. Ma sarebbe un errore limitarsi solo alle sue colpe. Athlete A (l'atleta A è Maggie Nichols, che per due anni, dopo le sue denunce, si cela nell'anonimato nella vana speranza che l'FBI indaghi "veramente") mette sotto la lente d'ingrandimento i coordinatori della squadra USA, Bela e Marta Karolyi, ex allenatori rumeni sotto il regime di Ceaușescu, tecnici di Nadia Comăneci (la campionessa bambina che non sorrideva mai), stipendiati da USA Gymnastics per portare a casa quanti più titoli e medaglie possibili, esattamente con gli stessi metodi adottati sotto la dittatura di Ceaușescu, né più né meno. La manipolazione fisica e psicologica a cui le ginnaste sono sottoposte è inimmaginabile, una pressione che le spezza in due e che ha come merce di scambio il successo e la vittoria, costi quel che costi. Persino il boss di USA Gymnastics, Steve Penny, è perfettamente al corrente di ciò che accade sotto la sua direzione, ma sceglie di non denunciare né rendere pubblico alcunché, lui come una schiera chilometrica di persone. Tutto in nome della reputazione, del denaro, del potere, sulla pelle di giovani donne indifese, minacciate ed isolate il più possibile dalle proprie famiglie, perché nulla trapeli.
Assistiamo al giorno in cui, durante le udienze del processo a Nasser, centinaia di ginnaste ed ex ginnaste sfilano davanti ai giudici rendendo una propria dichiarazione su quanto subito. Il primo vero momento di liberazione, emancipazione e vittoria sullo schema di torture che le aveva oppresse per anni. Maggie Nichols pagherà anche sportivamente la sua ribellione, venendo estromessa dalla squadra nazionale, e perdendo di fatto una carriera ed i migliori anni della propria vita sportiva, atletica, adolescenziale, psicologica. Le rivelazioni made in Usa provocano un vero e proprio tsunami in tutto il mondo, facendo sì che ginnaste da ogni parte del globo scoperchino il vaso di Pandora sui metodi usati dalle proprie rispettive federazioni; Gran Bretagna, Germania, Olanda, Belgio, Australia, Canada, Grecia, Giappone conoscono la stessa vergogna, anche se in chiusura il giornalista dell'Indianapolis Star afferma che quel metodo (omertà per non avere ritorsioni) è sempre vigente e continua a regolare la vita di molti sportivi/e agonistici il cui talento viene barattato ogni giorno con la prevaricazione, l'abuso, la violenza. Alla fine di tutto Maggie diventa un'apprezzata ginnasta della squadra dell'Università dell'Oklahoma che partecipa a competizioni collegiali. Un livello infinitesimale rispetto alla ribalta alla quale era stata abituata fino al 2016, ma finalmente la ginnastica è tornata ad essere divertente, qualcosa da amare anziché da temere.