Assassinio Al Cimitero Etrusco

Assassinio Al Cimitero Etrusco
Assassinio Al Cimitero Etrusco

Dopo l'esplorazione dei misteri e dell'esoterismo egizio, con mummie, piramidi, piaghe e maledizioni varie, e dopo, o meglio, nel bel mezzo dell'astuta exploitation delle tribù cannibaliche sparse in giro per le foreste raccolte attorno all'equatore, una nuova buona intuizione fu quella di andare a pescare il popolo degli etruschi, del quale a tutt'oggi molto rimane oscuro e insondato. Senza scomodarsi fino al continente africano o alle giungle oltreoceano, avevamo gli stranieri in casa, belli criptici, arcani, pieni di segreti ed enigmi ancora da svelare tanto nei testi di antropologia culturale quanto al cinema. Nel 1972 Armando Crispino ci aveva già pensato con L'Etrusco Uccide Ancora, girato per altro proprio nelle zone di Spoleto, Cerveteri, Tarquinia, Frascati e Montefiascone; dieci anni dopo Sergio Martino (sotto lo pseudonimo di Christian Plummer) torna sul luogo del delitto con Assassinio Al Cimitero Etrusco.

La trama non è linearissima; John Saxon è Arthru Barnard, un archeologo che dall'America è volato in Italia, tra Volterra e Cerveteri, alla ricerca di reperti appartenuti alla civiltà etrusca. Grazie all'aiuto di un misterioso vecchio della zona, individua una grotta che cela un'antica tomba. Estrae 11 casse di materiale che intende spedire negli States al suocero, un uomo d'affari che finanzia le sue ricerche. Durante il suo soggiorno però viene misteriosamente ucciso secondo un rituale che rimanda alle cerimonie etrusche. Sua moglie Joan (Elvire Audray) si precipita in Italia per scoprire l'accaduto. Sin da prima del suo viaggio intercontinentale la donna è perseguitata di incubi e presagi mortuari inerenti agli studi del marito. Mentre la Guardia di Finanza indaga sull'accaduto, Joan viene affiancata dall'archeologo Paolo Dameli (Claudio Cassinelli) che la aiuta nelle indagini. Nuovi omicidi si compiono, tutti con lo stesso rituale, e al contempo le allucinazioni di Joan diventano sempre più frequenti e minacciose. - SPOILER: dietro la morte di Barnard c'è il traffico della droga, protetto proprio dal suocero e da una nobildonna locale (Marilù Tolo), ma l'assassino materiale che sta riempiendo la zona di cadaveri è invece Dameli, avidissimo profanatore di segreti etruschi. Il soprannaturale legame che unisce Joan ai defunti di quel popolo (forse addirittura una loro reincarnazione) porrà fine alle malefatte dei criminali, salvando Joan e riportando l'antico tumulo al suo silenzioso oblio secolare.

Martino ha evidentemente a disposizione un budget piuttosto modesto. Nonostante le esterne negli States (comunque centellinate), il resto della pellicola sconta una messa in scena decisamente alla buona, a parte il finale nella stanza del tesoro delle dodecapolis, con degli enormi testoni felliniani di (finta) pietra e delle scenografie alquanto suggestive. Non va meglio con i dialoghi; in più di un'occasioni si rivelano piuttosto banali e tirati via. Ad esempio quando Saxon incontra per la prima volta il vecchio che suona l'aulos (una specie di flauto doppio) sulla riva del fiume; Saxon, come fosse un bambino eccitato, rivela immediatamente di essere uno studioso della popolazione etrusca e il vecchio lo corregge dicendo che loro erano soliti chiamarsi con il nome di "rasenna". Tanto basta a Saxon per conferire all'anonimo vecchio il titolo di intenditore sopraffino di etruscologia. Rispetto alle regie titaniche di Martino (maestoso sia quando ha diretto gialli all'italiana sia quando si è dedicato alle commedia sexy), questo Assassinio Al Cimitero Etrusco è a mio parere un risultato minore all'interno della sua filmografia. Nel complesso il lavoro risulta più sbrigativo, approssimativo e l'intreccio narrativo mette troppa carne al fuoco senza focalizzarsi a dovere sui singoli aspetti. Se da una parte infatti il film pare avviato sui binari del thriller esoterico, con visioni, rituali ed omicidi che sembrano provenire da un tenebroso passato, dall'altra siamo alle prese con una trama parallela fatta di azione, scazzottate, narcotraffico e risvolti polizieschi. Assassinio Al Cimitero Etrusco non è (completamente) un horror, non è schiettamente un film d'azione, è parzialmente un film avventuroso, ha elementi investigativi e gialli, che però vengono dissolti ad ogni nuovo incubo profetico della Audray. La locandina poi, se possibile, aggrava la confusione gettando la pellicola nel calderone degli horror tout court (compresa la rivisitazione Avofilm in dvd).

Il cast raccoglie molti nomi di pregio, innanzitutto Saxon e la bella Audray (con lo sguardo sempre un po' alienato e le goccioline di sudore che non le abbandonano mai la fronte), poi, tra gli altri, Marilù Tolo (austera e sinistra, ma doppiata in modo atroce), Cassinelli, Gianfranco Barra nei panni del commissario, Franco Garofalo (Andrucci) e Carlo Monni (Senaldi) in quelli di due tombaroli di frodo. Ci si perde un po' per strada, sballottati da un sito archeologico all'altro, da una rivelazione all'altra, da un omicidio all'altro, senza che il bandolo della matassa si dipani con troppa chiarezza, fino all'epilogo dove il prodigioso intervento da un altro mondo raccoglie su di sé tutto il peso della sceneggiatura (firmata da Dardano Sacchetti e Ernesto Gastaldi, ovvero S. G. Castellari) e imprime definitivamente al film un marchio ultraterreno. Gli effetti speciali sono davvero modesti, compresi il poliedro "antigravitazionale" di "antimateria" che fluttua nella stanza sei tesori (una specie di dadone multifaccia da gioco di ruolo, come anche lo scrigno di ossidiana che Garofalo trafuga in una tomba), i cadaveri vestiti al contrario e la mascheraccia da morto di Paolo Malco. Martino non va troppo a fondo né sui misteri etruschi, né sul versante poliziesco della storia, frulla un po' tutto e rimane in superficie, limitandosi a sfruttare al massimo le ambientazioni "particolari" che un plot etruscologico poteva garantire. Le musiche di Fabio Frizzi scopiazzano platealmente i Goblin, il tema principale del film ad esempio, quel commento lento e ieratico che ammanta le esplorazioni nella tomba, è sin troppo uguale a quello di Zombi.

Per dovere di cronaca, occorre precisare che il film è un sunto (fisiologicamente confuso e frastagliato) di una serie tv che originariamente prevedeva 7 puntate (Lo Scorpione A Due Code), e questo spiegherebbe anche il mescolìo di tematiche e generi diversi, che sicuramente avevano trovato più agio in una struttura seriale di addirittura sette puntate. Momento cult è l'incipit del film, nel quale Martino inscena un vero e proprio rituale etrusco, tutto avvolto da vapori e lunghe tuniche bianche; per quanto sia decisamente kitsch, ha un suo fascino ancestrale.

Trailer ufficiale

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