
Visto e sezionato al microscopio, considerando il numero di occasioni nelle quali mi sono dedicato a questo film, e a tutta la trilogia, eco che si perde nella notte dei tempi (da moltiplicarsi ulteriormente alla "N" in quanto roba da toscanacci). Datol'acquisto del cofanetto bluray della "saga", mi sono rimesso volentieri sotto i ferri dei quattro madrigalisti moderni. Idea di Germi, lasciata poi in eredità a Monicelli, che sposta l'azione da Bologna a Firenze e rivede parte della scrittura. Ecco che arriva il capolavoro-testamento della commedia all'italiana - così dicono - un'esplosione di cinismo e comicità amarissima, che non sai se prenderla sul ridere o sul piangere e, nel dubbio, fai entrambi. L'unico valido antidoto alla paura di invecchiare e morire, e anche in punto di morte, come insegna il Perozzi, si fa la supercazzola al prete che ti dà l'estrema unzione, per esorcizzare il trapasso. E secondo me Monicelli, prima di affrontare il terrazzo di quell'ospedale, una supercazzola a buon rendere l'avrà dispensata. Con tutta l'umilà possibile e necessaria, mi guardo bene dallo scrivere anche la più lontana parvenza di recensione a questo film, è una tappa obbligata per chi pronuncia la parola cinema, semplice. Poco altro da aggiungere. Semmai, a corollario, mi fa piacerissimo citare "la Titti", ovvero lo schianto più schianto del cinema di genere (e non solo) italiano, Silvia Dionisio, che partecipa al film in quanto amante ufficiale e minorenne del Mascetti. E dei quattro amici, ognuno qui ha il suo momento di gloria, il Mascetti (Tognazzi) con la Titti appunto (e l'epopea tragica delle villeggianti), il Melandri (Moschin) con la "Madonna" Olga Karlatos (anche lei bellissima), moglie per altro del Sassaroli (un Adolfo Celi di una stronzaggine impareggiabile), il Perozzi (Noiret) che fa da narratore, costantemente alle prese col figlio musone, e infine il Necchi (Del Prete), barista ammogliato con la Carmen, custode del nido della combriccola e organizzatore di zingarate. Molte delle "uscite" ideate dai quattro già nel primo film hanno fatto storia (e in qualche caso trovato improvvisati imitatori), come gli schiaffi alla stazione ferroviaria di Santa Maria Novella o la costruzione dello svincolo autostradale nel mezzo di un paesino. Fin dal 1975 viene definito cosa sia il genio: "fantasia, colpo d'occhio e velocità d'esecuzione", ovvero ciò che ad esempio mette in pratica il Necchi quando sostituisce la propria cacca a quella nel vasino di un bimbo, gettando nello sconforto gli incnsapevoli genitori. Termini come la "zingarata" d'ora in avanti saranno regolarmente codificati nell'uso comune, e anche la "Bella Figlia dell'Amore" (canzone del III atto del Rigoletto) diverrà assai più nota di quanto Giuseppe Verdi avrebbe mai potuto osare sperare. Un film indispensabile per comprendere come si sta al mondo, vedi il Melandri, che in macchina, davanti ad un bivio, gira a sinistra, e alla domanda del Mascetti sul perché abbia svoltato proprio a sinistra, Melandri risponde che lui "sa una sega", quando la zingarata prende si va dove capita (....plon plon plon....).