Amami Dolce Zia…

Amami Dolce Zia…
Amami Dolce Zia…

Erotico franzoso del 1970 spaccato, ad opera di Daniel Daërt, uscito come Le Voyageur. Approda in homevideo grazie a Mosaico Media, che ce lo vende come "inedito", con traccia audio in italiano e in tiratura limitata di 999 copie. Il film pare in realtà sia uscito nelle sale italiane nel '79, anche se debitamente sforbiciato; sta di fatto che, al netto delle puntualizzazioni archivistico-cinemistiche, oggi è possibile gustarsi questa pellicola in dvd che a tutti gli effetti pare avere i tratti della exploitation erotica. Morbosetto e riconducibile all'eros di famiglia (alla Malizia per intendersi), vede coinvolti una zia calda, un nipote diciottenne ed una cameriera spigliata. Pure in Italia le tradizioni parentali hanno avuto ampia esplorazione, con zie (Lisa Gastoni/Salvatore Samperi) e nonne (Edwige Fenech/Franco Martinelli) ringraziate, zie con le quali certe cose non sono peccato (Marina Lotar/Giuseppe Pulieri), o zie particolarmente dolci (Femi Benussi, Orchidea De Santis, Patrizia Gori/Mario Imperoli).

Philippe trascorre le estati nel casale di campagna degli zii, tra ettari di bosco, corse con i cavalli e la sua inseparabile macchina fotografica. La zia Nadia è l'oggetto segreto del desiderio di Philippe, che la fotografa di nascosto ovunque, soprattutto nuda, poiché la donna ha frequenti amplessi col marito un po' dappertutto, permettendo a Philippe di spiarla facilmente e ritrarla con i suoi click. Nottetempo il ragazzo si ritrae nella sua camera nella mansarda e si rotola letteralmente nelle gigantografie della zia, immaginando amplessi amorosi. L'arrivo di una nuova cameriera, Chantal, consente a Philippe di ordire un piano per avvicinare a sé l'interesse di Nadia. Inizia così un corteggiamento serrato a Chantal, la quale si concede pure al ragazzo, anche se il suo reale obbiettivo sembra essere l'aitante zio. Philippe si offre di aiutarla a sedurlo. Non ci vuole molto perché l'uomo la noti, vista la sua indole di impenitente donnaiolo. Ben presto i capricci dello zio per Chantal si paleseranno con evidenza in casa e Nadia dovrà subirli passivamente. Nel dolore della donna si inserirà cinicamente Philippe; dapprima rifiutato, riuscirà infine ad ottenere quanto desiderato sin dall'inizio.

Il master Mosaico Media è modesto, la qualità audio/video è appena sufficiente, molta la sporcizia dei fotogrammi, e addirittura gli ultimi 20 minuti circa segnano uno scadimento notevole del sonoro (musica e dialoghi). Sul versante "scabrosità" della pellicola invece di scene esplicite ce ne sono, verrebbe da pensare che non si tratti di una versione drammaticamente cut (tuttavia IMDB accredita il film con una durata di 90 minuti, e qui arriviamo a 78, quindi qualcosa ce lo siamo perso). Generosa la profferta tanto di Alice Arno (la zia) quanto di Karine Jeantet (la cameriera), spesso e volentieri a seno nudo e/o con nudi integrali. Il loro è proprio uno scontro generazionale, matura e di esperienza la Arno, lolitesca e maliziosa la Jeantet. Pesantino Philippe (Gérard-Antoine Huart), una specie di Norman Bates frustratissimo e tormentato; epocali le sue rotolate, tutto sudaticcio, sulle foto della zia, roba da psicanalisi dura. Per altro il finale porta con sé una certa amarezza perché Philippe approfitta biecamente della disperazione della zia, la quale gli si concede più per dimostrare a se stessa che non è una donna da buttare via che per reale interesse erotico verso il ragazzo. Decisamente più solare il personaggio di Chantal, pronta a cogliere l'attimo e ad approfittare di qualsiasi possibilità le venga concessa. Abbondante la presenza equina che contribuisce a rendere ruspante l'ambientazione agreste. Musiche un po' lagnose ma in linea con la cifra vagamente "autoriale" del film.