
Mike Newell viene genericamente ricordato per commedie come Quattro Matrimoni E Un Funerale, Mona Lisa Smile, per essere stato uno dei registi di Harry Potter (Il Calice Di Fuoco) e per Donnie Brasco, ma pochi forse ricordano il suo esordio con La Maschera Di Ferro (quello con Richard Chamberlain, non Leonardo DI Caprio) e soprattutto il suo film immediatamente successivo, Alla 39ª Eclisse con Charlton Heston alla soglia dei 60 anni. Il soggetto deriva da un racconto di Bram Stoker (Il Gioiello Delle Sette Stelle) e ci porta dritti in Egitto, al cospetto della faraona Kara, una sovrana cancellata dalla storia attraverso una damnatio memoriae perpetrata dal suo popolo perché Kara non venisse ricordata dai posteri e soprattutto non potesse tornare in vita, come invece la sovrana aveva minacciato di fare. Una regina particolarmente crudele ed efferata, che attende da 39 eclissi di potersi reincarnare in un nuovo corpo. Sarà proprio il Dr. Corbeck (Heston) ad adempiere alla profezia, sarà lui l'uomo "venuto dai lontani cieli del nord" per rimanere soggiogato dalla volontà di Kara, compiere il sacro rituale e donarle - inconsapevolmente - il corpo della propria figlia Margaret (Stephanie Zimbalist), al compimento del suo diciottesimo anno, esattamente l'età in cui Kara morì. La realizzazione di questo arcano porterà con sé molte disgrazie e diverse morti, poiché il secondo avvento di Kara comporterà sangue e malvagità.
The Awakening (questo il titolo originale) è un piccolo film molto particolare, già vecchio di oltre 40 anni eppure sempre pieno di fascino. Tutta la prima parte si svolge in Egitto, sugli scavi archeologici di Corbeck e del suo team. Da questo punto di vista Alla 39ª Eclisse è uno dei film più curati e realistici riguardanti l'argomento. Si ha davvero la sensazione di essere in mezzo agli archeologi, patendo il caldo desertico, emozionandosi al minimo ritrovamento e partecipando al corso della storia dell'Egittologia. L'incontro con Kara (con il suo sarcofago) è estremamente emozionante, la gioia e l'entusiasmo di Colbeck per quella che sarà verosimilmente l'impresa per la quale verrà ricordato, sono palpabili. Ci spostiamo quindi in Inghilterra, dove Colbeck ha una cattedra ed esercita l'insegnamento. La bramosia della scoperta di Kara è stata direttamente proporzionale al deterioramento dei rapporti tra il professore e sua moglie Anne (Jill Townsend), rimasta scioccata da una misteriosa fenomenologia verificatasi sul finire della gravidanza (ed in effetti quella parte ha un che di "scioccante" anche per lo spettatore). Appena nata, Margaret viene dichiarata morta per qualche minuto, prima di riprendersi tanto miracolosamente quanto misteriosamente. Padre e figlia si ritrovano dopo 18 anni, quando Margaret raggiungerà il professore in Inghilterra per poi seguirlo nuovamente alla volta della tomba di Kara. Il film è totalmente privo di effetti speciali, tutto l'orrore e la suspense sono giocati esclusivamente sull'atmosfera, sugli angoli di ripresa, sulla recitazione dei personaggi, sulle musiche e sul registro narrativo di Newell. Qualcosa di impensabile per gli standard odierni. Nonostante ciò, la pellicola regge benissimo, accusa forse qualche lentezza ed affettazione qua e là ma non manca certamente di suggestione ed inquietudine. In particolare la parte finale, in cui il destino di Kara va finalmente compiendosi, il film prende quel sentire che non di rado rimanda a pellicole come Il Presagio e L'Esorcista, pur premendo molto meno apertamente sul versante horror.
Tra le critiche patite, Alla 39ª Eclisse conta quella di essere un film troppo "prevedibile", il che in qualche misura è vero, ma è vero anche che il punto è un altro; in effetti sin dall'inizio sappiamo cosa accadrà, il divertimento consiste piuttosto nel vederlo compiersi, nel misurare l'inesorabilità della profezia (al guinzaglio di forze antiche e maligne), siamo insomma più dalle parti del "come" che da quelle del "cosa". La costruzione di questa corsa verso la malvagità è sottile, sinistra e infausta; l'ossessione di Heston è magnificamente resa, così come il ruolo di ogni comprimario che lo contorna - dalla moglie all'assistente Jane (Susannah York), dalla figlia Margaret ai vari collaboratori e scienziati (egiziani ed europei) - non fa altro che aggiungere pepe al montare della vicenda al pari di panna irresistibile al palato. Il film si muove per sottrazione, ad esempio nella scena in cui muore uno dei collaboratori di Colbeck a causa di una trappola nella tomba di Kara, una morte che avviene in modo estremamente rapido e asciutto, privo di enfasi, ma anche per questo estremamente incisivo. Newell ricorda con fastidio la produzione del film, sebbene abbia conservato un ottimo ricordo di Heston, vera e propria star d'altri tempi. Il finale, ancorché gravido di esoterismo, lascia un po' interrotto il film, poiché viene da chiedersi cosa accadrà un minuto dopo che i titoli di cosa sono scorsi. Da notare che nel 1971 sempre sullo stesso soggetto di Stoker la Hammer Film aveva prodotto Exorcismus, con Andrew Keir nel ruolo dell'egittologo e la sensuale Valerie Leon in quello della figlia Margaret (aka Kara).