Agente 007 – Una Cascata Di Diamanti

Agente 007 – Una Cascata Di Diamanti
Agente 007 – Una Cascata Di Diamanti

Bond numero 7, un cavallo di ritorno visto che il precedente Al Servizio Segreto Di Sua Maestà (1969) è il primo (e l'unico) con George Lazenby nei panni dell'agente segreto, dopo ben cinque capitoli in mano a Sean Connery. Quel film decide di scommettere proprio sul cambiamento e così, oltre all'assenza dello scozzese, rivede certe formule rodate, come la poligamia di James, una trama troppo rivolta a gadget tecnologici e poco aderente alle pagine di Fleming. Come ho già avuto occasione di scrivere, l'idea non si rivela affatto malvagia ma Lazenby non rinnova e la Produzione si vede costretta a trovare nuovamente un attore che possa caricarsi sulle spalle un simile fardello. Mentre vengono presi in considerazione Adam West (che poi sarà Batman), Burt Reynolds e Michael Gambon, la United Artists non sente ragioni e rivuole Connery a tutti i costi. Letteralmente. Con oltre un milione di sterline Connery torna all'ovile; il contratto prevede anche che la major finanzi due pellicole a scelta dell'attore. Queste saranno Riflessi In Uno Specchio Scuro di Sidney Lumet (suo amico) ed una versione tutta scozzese del Macbeth con Connery protagonista, che poi salterà a causa del Macbeth di Polanski già in avanzato stato di produzione.

Si cerca di ricostituire una squadra di successo, quella di Goldfinger. Broccoli e Saltzman vogliono il fratello gemello di Auric Goldfinger nella trama, vogliono quel regista (Guy Hamilton), vogliono di nuovo Shirley Bassey ad interpretare la main song che darà il titolo al film. In pratica si cerca di fare un secondo Goldfinger, per replicarne il successo commerciale, anche se poi effettivamente la sceneggiatura prenderà tutt'altra piega. Va portato avanti quanto lasciato interrotto con la morte della moglie di Bond; ecco che Una Cascata Di Diamanti ha un incipit molto convulso nel quale 007 dà una caccia spietata a Blofeld, per mera sete di vendetta personale, fino a decretarne la morte. Ci si mette pochi minuti a realizzare che l'apparenza inganna e la caccia ha nuovamente inizio, ma stavolta reciproca. Blofeld ha il volto di Charles Gray (dopo quelli di Donald Pleasance e Telly Savalas), per altro con momenti di ridicolo involontario notevoli, tipo quando Gray è vestito e truccato da donna dentro il taxi, roba da avanspettacolo.

Una Cascata Di Diamanti è un film nato male, con l'idea di fissa di rabberciare qualcosa che in fondo così male non era (il precedente film), totalmente Connery-centrico, una storia bruttina e un po' banale (anche se in parte mutuata dall'ennesima avventura fleminghiana), un Blofeld spaventapasseri, una Bond girl (Jill St. John) moscia e insipida, e persino meno sensuale ed attraente di un personaggio secondario (Lana Wood, con la quale - non a caso - Connery flirtò durante le riprese). Il nostro comandante Bond appare un po' invecchiato, meno brillante del solito, il finale esplosivo sulla piattaforma petrolifera non vale i finali dei precedenti capitoli. In effetti avrebbe previsto ben altro e ben di più ma al dunque problemi produttivi ne decretarono la fisionomia come noi la conosciamo. Un episodio stanco, dalle idee deboli e qualche passaggio davvero fiacco (anche gli inseguimenti, che siano nel deserto con moduli lunari o tra le strade di Las Vegas, non sono poi questo granché). Bello invece il confronto tra Connery e Peter Franks nello spazio angusto di un ascensore, una delle più belle scene di colluttazione della saga. Abbastanza peculiare anche la presenza dei personaggi del Signor Wint (Bruce Glover) e del Signor Kidd (Putter Smith), due criminali omosessuali, del tutto privi di scrupoli, un po' sciroccati, con i quali si sarebbe potuto tranquillamente creare uno spin-off. Sorta di modello pre-tarantiniano per personaggi e situazioni sbilenche. Miss Moneypenny (Lois Mawxell) originariamente non era prevista nel film poiché non si era trovato un accordo sul compenso, invece alla fine pure lei ha le sue due pose di testimonianza, per altro assai più iconiche di molti altri fotogrammi del film.

L'idea del doppelgänger è sprecata, gli effetti speciali stavolta sono piuttosto mediocri ed anche una scena paradigmatica di Bond come la lotta in piscina di James con le due bodyguard di Willard Whyte (Jimmy Dean) sa di fondo del barile raschiato. E' evidente che il franchise aveva bisogno di aria fresca e facce nuove ed in fondo Connery era il primo ad averlo capito ma l'odore dei soldi lo aveva riportato indietro ancora una volta. Nel 1973 sarà la volta di Roger Moore, già preso a suo tempo in considerazione per il ruolo, ma impegnato nel ruolo de Il Santo. Nell'83 Connery si toglierà il capriccio di interpretare nuovamente Bond in un film apocrifo, non appartenente alla serie ufficiale, Mai Dire Mai di Irvin Keshner.

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